La scuola in Italia: dal modello religioso all’egemonia dello stato e le sfide della libertà educativa
L’istruzione in Italia ha radici storiche profonde, evolvendosi da un sistema pluralistico a uno statale centralizzato, mentre oggi si riaccende il dibattito sulla libertà educativa e il ruolo della scuola libera.

L’articolo traccia la storia dell’istruzione in Italia, dal sistema plurale e religioso pre-unitario alla scuola statale centralizzata, evidenziando il dibattito attuale sulla libertà educativa e il ruolo della scuola libera nel garantire pluralismo e diritto alla scelta. - Unita.tv
L’istruzione in Italia ha una storia che precede di molto la nascita dello stato unitario e la sua presa di controllo. Prima dell’obbligo scolastico istituito nel 1877, il sistema scolastico era intrecciato a tradizioni locali, iniziative religiose e volontarie. Negli anni, la scuola di stato si è espansa fino a diventare il modello dominante, imponendo regole e programmi a tutte le realtà educative. Oggi, la questione della libertà nella scelta scolastica riapre un dibattito che coinvolge famiglia, stato e società, in un confronto sulle radici culturali dell’educazione.
le origini della scuola in Italia: un sistema plurale e radicato nelle tradizioni locali
Prima della legge Coppino, che nel 1877 rese obbligatoria la scuola elementare statale, l’educazione in Italia si caratterizzava per una forte pluralità. I territori che oggi costituiscono lo stato italiano avevano sistemi educativi vari, influenzati dalla legislazione piemontese, lombardo-veneta e da tradizioni presenti nei vari centri. Molte scuole erano gestite da ordini religiosi o promosse da enti locali, con un ruolo determinante delle congregazioni cattoliche, che mantenevano un’azione educativa diffusa soprattutto in ambito popolare.
Queste iniziative non statali contavano sul sostegno dei governi locali e sulla partecipazione di cittadini impegnati in azioni di promozione culturale, spesso senza gerarchie rigide ma con un forte legame al contesto comunitario. Le scuole erano concepite come spazi di formazione diversificati secondo vocazioni educative specifiche, senza un’unica direzione nazionale uniforme.
L’avvento della scuola di stato e il consolidamento dell’obbligo scolastico
Con l’unificazione italiana e la legge del 1877, nasceva un sistema scolastico pubblico improntato sul modello francese, con un’impostazione centralizzata. Lo stato fissava programmi, durata dell’istruzione e organizzazione, imponendo alle scuole non statali di conformarsi alle norme per ottenere l’autorizzazione a operare. La scuola smetteva di essere un diritto spontaneo o comunitario per trasformarsi in un servizio controllato dallo stato.
Questo cambiamento ha avuto conseguenze profonde. L’estensione dell’obbligo scolastico ha incrementato il numero degli alunni e la scuola di stato è cresciuta nel giro di pochi decenni, riducendo lo spazio per altre forme educative indipendenti. Il valore legale del titolo di studio certificato dal sistema pubblico ha inoltre imposto un criterio uniforme per il riconoscimento sociale della formazione. La regolamentazione statale ha messo sotto controllo diretto ogni attività educativa, limitando l’autonomia delle scuole libere e riducendo a concessioni la possibilità di insegnare secondo metodi o contenuti propri.
Il ruolo della scuola libera e i principi della libertà educativa
Oggi, con l’introduzione dell’autonomia scolastica e le riforme in corso, la scuola libera reclama un riconoscimento pieno della sua identità e dei suoi diritti. Le scuole non statali si appellano alla lunga storia di servizio culturale e ai sacrifici sostenuti per mantenere una presenza educativa diversa dallo stato.
La libertà di educazione si fonda su alcune idee chiave:
- la famiglia resta il primo ambito naturale dove avviene l’educazione, senza però assumere forme di controllo assoluto o esonerare dai doveri sociali;
- la scuola serve come luogo educativo insieme alla famiglia e a favore della formazione completa della persona, ma non è né unica né totalizzante;
- lo stato deve operare per il bene della persona assicurando condizioni sociali favorevoli allo sviluppo integrale, e la sua azione deve essere di sostegno, supporto o integrazione, non di esclusiva gestione;
- la liberà di scelta educativa richiede esistenza vera di pluralismo, ossia di istituzioni didattiche diverse e non solo di scuole statali omologate;
- uno stato democratico deve garantire possibilità di frequenza a scuole libere, indipendentemente dalle visioni culturali o religiose delle famiglie;
- l’idea di scuola neutra o unica, gestita esclusivamente dallo stato, è poco credibile e tende a nascondere interessi particolari o esclusioni;
- la libertà economica è imprescindibile per realizzare concretamente la libertà educativa.
La “scuola libera” si definisce come quella che le famiglie possano scegliere e partecipare a sostenere, senza restrizioni legislative o economiche, creando continuità con il percorso educativo iniziato in casa. Questa richiesta non nasce da privilegi o poteri, ma dal diritto costituzionale di ogni cittadino.
Sfide contemporanee: la libertà educativa in un contesto in trasformazione
Nel presente, il confronto sulla scuola non statale si inserisce in un contesto segnato da riforme, cambiamenti sociali e spinte economiche. Lo stato, mentre ha esteso il proprio controllo e incremento i fondi pubblici, ha anche ridotto di frequente il sostegno reale alle scuole paritarie, creando un quadro di incertezza. Se da un lato si punta alla modernizzazione e all’autonomia, dall’altro molte istituzioni non statali denunciano restrizioni e costi eccessivi.
La questione della libertà di educazione si lega a temi più ampi: la tutela del diritto di formazione integrale, la garanzia di pluralismo culturale e religioso e la tutela del ruolo della famiglia nella crescita dei propri figli. Si tratta di un nodo cruciale per l’equilibrio democratico, perché senza opzioni reali per scegliere, il pluralismo si riduce e si limita il diritto di cittadinanza.
In questo scenario, la scuola libera rappresenta un riferimento per famiglie che vogliono affermare un percorso educativo diverso, ma deve confrontarsi con vincoli normativi e finanziari. Lo stato dovrà dunque trovare un equilibrio tra il suo ruolo di garante e la necessità di rispettare la pluralità delle culture educative presenti nella società italiana.
La storia della scuola italiana dal modello religioso alle attuali sfide legate alla libertà educativa rimane un tema vivo, in un dialogo che coinvolge istituzioni, famiglie e società civile. Le scelte odierne segneranno il futuro del diritto all’istruzione e all’educazione in un paese che da sempre ha nella scuola un fattore di coesione e identità.