La riforma pensioni 2025: i rischi del lavoro povero e le proposte per la previdenza complementare
La riforma delle pensioni del 2025 affronta il tema delle pensioni basse legate al lavoro precario, evidenziando la necessità di maggiore trasparenza e di incentivi per la previdenza complementare.

La riforma pensionistica 2025 affronta il problema delle pensioni basse causate dal lavoro precario, evidenziando la necessità di maggiore trasparenza e il rilancio della previdenza complementare per giovani, donne e lavoratori del Sud. - Unita.tv
La riforma delle pensioni in programma per il 2025 riporta al centro il problema delle pensioni basse legate alla precarietà del lavoro. Le parole di Giacomo Giuliano, segretario generale della federazione pensionati Cisl di Catania, evidenziano come alcune forme di lavoro mascherino situazioni di contribuzione insufficiente, con ripercussioni dirette sulle pensioni future. Nel frattempo, emergono proposte sul ruolo della previdenza complementare, soprattutto per giovani, donne e lavoratori del Sud.
Rischi del lavoro povero sulle pensioni future
Il segretario generale della federazione pensionati Cisl di Catania, Giacomo Giuliano, ha portato l’attenzione su una questione centrale per il sistema pensionistico italiano: la relazione diretta tra lavoro povero e pensioni insufficienti. Giuliano ha sottolineato che molti contratti apparentemente legali nascondono in realtà forme di lavoro non pienamente riconosciute, come contratti part-time che nascondono orari di lavoro full-time o pagamenti parziali in nero. Questi fenomeni riducono i contributi versati e compromettono il diritto a una pensione dignitosa.
Questo quadro si traduce in una generazione di pensionati con assegni di importo ridotto rispetto al costo reale della vita, proprio perché il versamento contributivo non riflette le effettive ore lavorate o il reddito effettivo percepito. Giuliano ha indicato la necessità di rafforzare il controllo sulla legalità del mercato del lavoro, per evitare situazioni in cui la trasparenza contrattuale è solo apparente.
Il problema si aggrava soprattutto in regioni dove il lavoro nero o non dichiarato è più diffuso, intensificando le disuguaglianze pensionistiche. Il settore delle costruzioni, l’agricoltura e certi comparti del commercio sono tra i più interessati. Al netto delle difficoltà, la maggiore trasparenza e la tutela dei lavoratori dovrebbero garantire una contribuzione più coerente e consistente, elemento fondamentale per una pensione sufficiente.
Proposte per la previdenza complementare
Parallelamente, la previdenza complementare si sta affermando sempre più come una risposta parziale agli effetti del lavoro povero. I dati della Covip, Autorità di vigilanza sui fondi pensione, indicano un aumento delle adesioni ai fondi pensione tra i lavoratori italiani. Francesca Balzani, commissaria della Covip, ha menzionato come questa crescita possa essere ulteriormente spinta attraverso incentivi pubblici, specie per categorie sotto-rappresentate nel sistema previdenziale integrativo.
Già oggi la partecipazione alla previdenza complementare è incoraggiata da agevolazioni fiscali e da contributi dei datori di lavoro, ma Balzani suggerisce di introdurre bonus pubblici per l’adesione iniziale ai fondi pensione. L’obiettivo è coinvolgere fasce di popolazione ancora poco presenti, come i giovani alle prime esperienze lavorative, le donne spesso penalizzate per periodi di interruzione o part-time, e i lavoratori del Sud che in genere hanno tassi di adesione e versamento più bassi.
Auspica inoltre un intervento mirato da parte del Governo, in vista della legge di bilancio di fine anno, che potrebbe delineare nuove forme di sostegno pubblico per far crescere la platea degli iscritti e migliorare la copertura previdenziale integrativa su tutto il territorio nazionale. La previdenza complementare non sostituisce la pensione pubblica, ma deve farsi carico almeno in parte del rischio derivante dalla contrazione dei versamenti contributivi.
Sfide del sistema pensionistico italiano tra legalità e inclusione sociale
Il dibattito in corso sul sistema pensionistico coinvolge questioni di natura sociale, economica e giuridica. Da una parte, emerge la difficoltà di garantire un equilibrio sostenibile nel lungo periodo, considerando l’allungamento della vita media e la stabilità delle risorse pubbliche dedicate alle pensioni. Dall’altra, la necessità di aumentare la trasparenza nel mondo del lavoro appare una condizione indispensabile per tutelare il diritto a un assegno pensionistico adeguato.
Le situazioni di lavoro irregolare erodono la base contributiva e creano disparità forti fra territori e categorie di lavoratori. Interventi normativi e pratiche di controllo dovrebbero evitare le modalità di abuso contrattuale che colpiscono i più fragili, spesso costretti ad accettare condizioni precarie.
Rilancio della previdenza complementare
Parallelamente, ammodernare e rilanciare la previdenza complementare può alleggerire le pressioni sul sistema pubblico, estendendo protezione anche a chi ha carriere discontinue o impieghi atipici. Questo richiede però incentivi concreti, una maggiore educazione finanziaria e una proposta pensionistica accessibile e sicura per tutti.
Il confronto tra istituzioni sociali, rappresentanze sindacali e Governo si farà più serrato nei prossimi mesi, con interrogativi aperti sui margini di intervento e sulle priorità nelle risorse da destinare al sistema previdenziale e alle politiche sociali correlate. Gli orientamenti che emergeranno potrebbero influire su molte generazioni di lavoratori e pensionati.