La rapina del secolo alla brink’s di roma: colpo da 35 miliardi e intrecci con la malavita degli anni ’80
La rapina del secolo alla Brink’s di Roma, guidata da Tony Chichiarelli, coinvolse una banda armata e si intrecciò con tensioni politiche degli anni ’80, lasciando un’eredità criminale duratura.

Il 24 marzo 1984 a Roma avvenne la clamorosa rapina di 35 miliardi di lire al deposito Brink’s Securmark, orchestrata dal falsario Tony Chichiarelli, con legami tra malavita, terrorismo e intrighi politici degli anni ’80. - Unita.tv
Il 24 marzo 1984 Roma fu teatro di uno dei furti più clamorosi e discussi della sua storia: la rapina del secolo alla Brink’s Securmark, deposito valori sulla via Aurelia. Un colpo da 35 miliardi di lire che coinvolse una banda spietata e ben organizzata, guidata dal falsario Tony Chichiarelli. Quest’episodio, intricato e ricco di misteri, si intrecciò con gli ambienti della malavita capitolina e con eventi politici e criminali che segnarono gli anni ’80.
Dettagli e sequenze di un furto spettacolare alla brink’s
Quel 24 marzo una gang di quattro uomini armati e con il volto coperto mise in atto un piano preciso e violento. La sera prima presero in ostaggio Franco Parsi, una guardia giurata, costringendolo ad aprire il caveau. Il bottino fu impressionante: lingotti d’oro, traveller’s cheque, oggetti preziosi e contanti stipati in sacchi. La rapina fu definita dai giornali di allora “un assoluto record” per l’ammontare dei valori sottratti.
L’azione si svolse in un clima politico teso: proprio il giorno della rapina si teneva una grande manifestazione contro i tagli del governo, con scontri tra le forze comuniste e il centro-sinistra guidato da Bettino Craxi. È plausibile che la confusione politica abbia contribuito a facilitare l’operazione e a distogliere l’attenzione dalle indagini immediate.
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La banda non si limitò a questo piano e la presa in ostaggio dei dipendenti evidenziò la freddezza e la determinazione del gruppo criminale. Quello che doveva essere un semplice furto ebbe invece conseguenze ben più profonde nel tessuto criminale romano.
Tony chichiarelli, falsario e protagonista occulto della rete criminale romana
Il nome di Tony Chichiarelli venne fuori solo dopo alcune indagini, quando emerse come il capo della gang e figura centrale dietro tutta l’operazione. Chichiarelli era un falsario noto negli ambienti della malavita e già legato a fatti oscuri, come il rapimento di Aldo Moro. Gli investigatori capirono subito che quella non era l’opera di semplici delinquenti ma di un gruppo con solidi agganci criminali.
Per confondere le acque Chichiarelli diffondeva falsi comunicati delle Brigate Rosse, cercando di far credere che fossero stati loro gli autori della rapina. Nel primo messaggio, la banda terroristica avrebbe rivendicato “50 miliardi da una banca sindoniana”, frase che apparve subito poco credibile e stilisticamente errata. In un secondo comunicato, si parlava invece di capitali e armi sottratti alle multinazionali, ma anche questo si rivelò una menzogna costruita ad arte per depistare.
L’uso di questi falsi messaggi legava la rapina a un contesto di terrorismo e terrorismo rosso che agitava l’Italia, aggiungendo un ulteriore velo di mistero a un colpo già fortemente politicamente connotato.
Indagini, tradimenti e la morte di chichiarelli: il filo spezzato del mistero
Per diversi mesi le indagini non portarono a risultati importanti, complicate dall’intreccio tra malavita romana e ambienti estremisti. La svolta arrivò grazie a un tossicodipendente che, offerto un compenso, decise di collaborare con gli inquirenti. Fu lui a mettere in luce le responsabilità di Tony Chichiarelli, restituendo così un volto e un nome con cui identificare la banda.
Tuttavia, Chichiarelli non vide la fine del processo. Fu assassinato in un agguato mentre viaggiava in auto con la moglie e il figlio di appena 20 mesi. Il suo omicidio alimentò ulteriormente i sospetti su una rete di protezioni e vendette interne alla malavita romana.
Solo più tardi si venne a sapere che proprio Chichiarelli era l’autore dei falsi comunicati in cui veniva raccontata la versione manipolata dell’esecuzione di Aldo Moro, attribuita a un suicidio nel lago Duchessa. Questa rivelazione confermò la sua capacità di maneggiare informazioni e depistaggi con grande abilità, inserendo la rapina in un quadro più ampio di intrighi e segreti.
La rapina alla brink’s di roma e il suo impatto
La rapina alla Brink’s di Roma resta uno degli episodi più significativi della cronaca italiana degli anni Ottanta, con implicazioni criminali e politiche che continuano a far discutere. Il colpo, il loro attacco e le conseguenze si intrecciarono in modi ancora oggi al centro di approfondimenti e ricostruzioni.