La lettera dell’infermiera che racconta Sinisa Mihajlovic e i suoi ultimi mesi al policlinico sant’orsola di Bologna
La lettera di un’infermiera del policlinico Sant’Orsola rivela la forza e l’umanità di Sinisa Mihajlovic, che ha mantenuto relazioni profonde anche durante la sua battaglia contro la leucemia.

La lettera di un’infermiera del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, condivisa dalla figlia Viktorija, racconta l’umanità e la forza di Sinisa Mihajlovic durante la sua battaglia contro la leucemia, evidenziando il suo legame profondo con chi lo curava e con la città di Bologna. - Unita.tv
La battaglia di Sinisa Mihajlovic contro la leucemia ha lasciato un segno profondo nel cuore di chi l’ha seguito da vicino. Una lettera scritta da un’infermiera del policlinico sant’orsola di Bologna, condivisa da Viktorija Mihajlovic, figlia dell’allenatore, rivela dettagli inediti della sua sofferenza e della sua forza. Questo racconto, apparso su Instagram, porta a galla momenti di umanità e delicatezza, mostrando come anche nei giorni più difficili Sinisa abbia mantenuto un’attenzione sincera verso chi gli stava accanto.
L’umanità di Sinisa durante le terapie al policlinico sant’orsola
Secondo l’infermiera identificata solo come “R.”, Sinisa Mihajlovic nonostante la fatica delle cure non si è mai chiuso in se stesso. Anzi, continuava a preoccuparsi dello stato d’animo e delle condizioni delle operatrici presenti in reparto. Chiedeva spesso se avevano mangiato, se erano potute tornare a casa in sicurezza o come fosse il tempo fuori, fuori da quell’ambiente sterile e silenzioso dell’ospedale. Questi piccoli gesti facevano emergere un lato paterno e uno spirito profondamente umano, difficile da cogliere dall’esterno.
La scrittura di quei dettagli, condivisa con il pubblico da Viktorija, evidenzia quanto Sinisa abbia saputo mantenere, nonostante la malattia, una continua attenzione verso chi lo curava. Quel rapporto andava oltre la semplice assistenza medica, si trasformava in uno scambio umano basato sulla cura reciproca. La sua figura esplode persino nei piccoli momenti, come quelli in cui si preoccupava se qualcuno avesse avuto la serenità di un pasto o se il cielo fosse limpido, quasi a cercare un filo di normalità.
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Il legame profondo con bologna e l’eredità di Sinisa nel calcio locale
Viktorija Mihajlovic ha definito la lettera di “R.” un dono che permette di scoprire una dimensione del padre rimasta nascosta. Quel legame intenso con Bologna, città che oggi celebra importanti traguardi sportivi, assume un valore ancor più grande, perché testimonia come Sinisa abbia piantato radici profonde sul territorio. I successi recenti del Bologna, tra qualificazioni in Champions League e vittorie in Coppa Italia, riportano alla mente il lavoro e l’impegno che l’allenatore ha svolto, costruendo il gruppo con una cura meticolosa.
Il racconto dell’infermiera fa toccare con mano la determinazione con cui Sinisa seguiva ogni dettaglio delle cure. Controllava gli orari delle medicine, verificava la posizione dei presidi. Era uno sguardo attento a ogni particolare, segno chiaro di un carattere metodico e combattivo, ancora legato all’esperienza quotidiana problemi gestiti sul campo da calcio. Nel descrivere il suo desiderio costante di sapere come fosse l’aria fuori dall’ospedale, si intravede anche un senso di nostalgia per la libertà perduta, mitigato dalla compagnia dello staff.
Un ritratto intenso e personale di Sinisa secondo l’infermiera “R.”
Il legame tra l’infermiera “R.” e Sinisa va oltre la normale relazione paziente-operatore. La testimonianza svela un Sinisa capace di trasformare la stanza d’ospedale in un luogo di scambio umano. Durante le ore di trattamento, l’allenatore raccontava frammenti della sua vita, dispensava consigli, ironizzava per alleggerire la tensione nel reparto. Quei momenti rivelano un uomo che, pur fragile nella sua condizione, non perde la voglia di condividere e di confortare gli altri.
Secondo quanto riportato, Sinisa nei confronti dell’infermiera mostrava un atteggiamento gentile e protettivo, quasi a considerarla come una figlia. Un dettaglio che sottolinea la sua capacità di mantenere relazioni profonde, anche accumunate da sofferenza e dolore. Ogni battuta o racconto diventava una pausa in quella lotta contro la malattia, dando respiro e conforto a chi lo assisteva. Questo presente di umanità rende il suo ricordo ancora più vivo.
Tra i successi del bologna e la memoria di Sinisa: un’eredità sportiva e umana
La rivelazione della lettera coincide con sprazzi di festa per il Bologna, che proprio in questi mesi ha raggiunto importanti traguardi sportivi. La qualificazione alla Champions League e il successo in Coppa Italia sono anche frutto del lavoro di Sinisa, che ha lasciato un’impronta nella squadra e nello spirito del club. I tifosi e molti addetti ai lavori hanno ricordato come l’allenatore abbia gettato le basi per una squadra solida e determinata.
L’infermiera ha voluto esprimere il proprio orgoglio per aver conosciuto l’uomo che stava dietro all’allenatore: un uomo che combatteva con tenacia, non solo sul campo, ma anche contro la malattia. Anche nei momenti più duri non ha mai mollato, dando forza a se stesso e a chi lo circondava. La sua resilienza ha rappresentato uno stimolo per il personale sanitario, che ha trovato in lui la motivazione per proseguire con impegno e dedizione in condizioni difficili.