La festa della mamma nel 2025 non si celebra più necessariamente l’8 maggio ma cade nella seconda domenica di maggio, un mese tradizionalmente dedicato alla Madonna, simbolo della maternità . Questo cambiamento riflette il legame culturale e religioso con la figura materna cattolica. In Italia, la giornata resta segnata da un contrasto forte: da un lato l’impegno affettivo di molte famiglie, dall’altro questioni sociali irrisolte legate alle difficoltà delle donne sul lavoro, alle disuguaglianze e a un paese che affronta curve demografiche preoccupanti. Anche il contesto globale, con guerre e crisi in Medio oriente, Ucraina e altre aree, acuisce il clima di incertezza e disagio per molte mamme nel mondo.
Cambiamenti nella data della festa della mamma e il peso del contesto globale sulla maternitÃ
Da qualche anno la festa della mamma non segue più una data fissa come l’8 maggio, ma si sposta alla seconda domenica del mese di maggio. Questa scelta si basa sul fatto che maggio è dedicato alla Santa Vergine, che rappresenta un punto di riferimento simbolico per la maternità nella tradizione cattolica italiana. Il legame con la religione appare così più marcato in questa ricorrenza, rispetto a una celebrazione puramente laica.
Nonostante il cambio di calendario sembri un dettaglio, la realtà con cui si confrontano le mamme oggi è ben più complessa e pesante. Le notizie che arrivano da varie parti del mondo raccontano infatti di situazioni drammatiche per intere generazioni di donne e famiglie, soprattutto in aree di conflitto come Medio oriente, Ucraina e Afghanistan. La guerra, la crisi economica e sociale che ne deriva colpiscono in modo particolare le donne, spesso coinvolte nella cura familiare ma esposte a disagi, violenze e marginalizzazione. La festa della mamma, in questo contesto, resta un momento di riflessione che spesso assume un sapore amaro.
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La situazione delle donne in italia: istruzione, lavoro e disparità persistenti
In Italia vivono quasi 31 milioni di donne, che rappresentano il 51,3% della popolazione totale. Di queste, 4,7 milioni sono minorenni, e più di 7,7 milioni hanno più di 65 anni. Gli anziani di sesso femminile sono aumentati costantemente negli ultimi anni, segno dei cambiamenti demografici che interessano il paese.
Sul fronte dell’istruzione, le donne italiane hanno fatto passi avanti significativi. Le studentesse costituiscono oggi la maggioranza degli iscritti all’università e dei laureati , con risultati spesso migliori rispetto ai colleghi maschi. Più della metà delle donne si laurea in corso e raggiunge voti sotto la media più alta rispetto agli uomini. Il successo scolastico delle ragazze si conferma anche negli studi post-laurea: tra i dottorandi, specializzandi e masterizzati prevalgono le donne in quasi il 60% dei casi.
Nonostante questi risultati, la partecipazione delle donne al mercato del lavoro rimane limitata. Le italiane lavorano meno rispetto agli uomini e raramente ricoprono ruoli di responsabilità . Questo squilibrio pesa sia sul piano economico che sociale. Il lavoro di cura che coinvolge figli, familiari anziani e persone non autosufficienti resta ancora in gran parte a carico delle donne. Secondo un sondaggio, quasi due terzi degli italiani ritiene normale, o almeno possibile, che una donna debba sacrificare tempo personale e carriera per la famiglia.
La nuova sfida del mercato del lavoro e il ruolo del gender gap nella crisi demografica
Il mercato del lavoro italiano continua a evidenziare un ritardo importante nella presenza femminile rispetto ad altri paesi europei. La condizione è aggravata dalla mancanza di politiche adeguate che offrano sostegni reali alle donne, specie a quelle con responsabilità familiari. Il divario nelle opportunità e nella retribuzione contribuisce a limitare il contributo femminile all’economia e alla società .
Un fattore che si lega a questa problematica è la crisi demografica italiana, che registra da anni tassi di natalità tra i più bassi in Europa. La natalità dipende in parte dalla presenza femminile nel mondo del lavoro e dalla stabilità economica che le famiglie possono garantire. Paesi con più donne occupate riescono a mantenere popolazioni più stabili o in crescita. In Italia invece la scarsa occupazione femminile e le difficoltà di conciliazione tra lavoro e cura familiare contribuiscono all’inversione di tendenza.
L’impatto dei conflitti internazionali aggrava la situazione. La guerra riduce le nascite, non soltanto per l’aumento della mortalità ma anche per l’instabilità sociale ed economica che scoraggia le coppie a costruire famiglie. Si registra anche un calo delle nozze, con ripercussioni sul futuro demografico. Nel contesto europeo, questa dinamica si ripete e indebolisce la fiducia nella possibilità di un futuro stabile.
Una questione che va oltre la cultura: le sfide ancora aperte per la dignità femminile e le riforme da fare
Spesso si parla di una questione culturale alla base delle differenze di genere e del ruolo della donna nella società , come se fosse un problema legato a mentalità superate. In realtà si tratta di una condizione radicata e complessa. La violenza familiare e le discriminazioni persistono, mentre molte politiche pubbliche promettono cambiamenti senza però tradursi in aiuti concreti sul territorio.
L’assenza di servizi adeguati, di sostegni fiscali significativi e di un’organizzazione sociale capace di alleggerire il carico familiare porta a una situazione che mortifica le donne, anche quelle più preparate e con potenzialità elevate. Con questo quadro, ogni celebrazione della festa della mamma rischia di apparire vuota se non accompagnata da riforme vere e misure che offrano strumenti pratici per migliorare la vita quotidiana.
Nel 2025, quindi, la riflessione su cosa significhi essere madre in Italia coinvolge temi cruciali: lavoro, famiglia, pari opportunità e sostenibilità demografica. Questi nodi richiedono risposte precise, che vadano oltre iniziative simboliche e testimoniali, per dare risposte durevoli a una parte fondamentale della società .