La fed mantiene i tassi al 4,5% tra incertezze sulla guerra commerciale e mercati volatili

La Federal Reserve mantiene i tassi di interesse al 4,5%, mentre le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e il calo del petrolio influenzano l’economia globale e i mercati finanziari.
La Federal Reserve mantiene i tassi al 4,5% in un clima di incertezza tra inflazione, disoccupazione e tensioni USA-Cina, mentre i mercati restano instabili e attenti alle evoluzioni del conflitto commerciale e ai prezzi del petrolio. - Unita.tv

La decisione della Federal reserve di confermare i tassi di interesse al 4,5% ha rispettato le aspettative degli operatori finanziari, ma apre nuovi interrogativi sulla tenuta dell’economia globale. I mesi successivi alla riunione di marzo, culminata poco prima della giornata clou del “Liberation day” di Trump, hanno segnato una fase di alta instabilità nei mercati. Gli investitori seguono giorno dopo giorno le evoluzioni del confronto commerciale tra Stati Uniti e Cina, attenti a ogni segnale che possa indicare lo sviluppo o l’allentamento delle tensioni.

La scelta della Fed tra inflazione, disoccupazione e pressioni politiche

Jerome Powell ha mantenuto salda la posizione di non intervenire sul costo del denaro. Da settimane, il presidente della Fed ha subito le pressioni di Donald Trump, che lo ha rimproverato per non aver ridotto i tassi nonostante la discesa dell’inflazione. Powell invece valuta l’insieme dei rischi: il possibile aumento dell’inflazione e la crescita della disoccupazione. Il compromesso consiste nel mantenere i tassi stabili, preferendo monitorare la situazione piuttosto che anticipare mosse che potrebbero indebolire la fragile stabilità raggiunta. La Fed deve infatti fare i conti con dati contrastanti: se da un lato il costo del lavoro e la disoccupazione rimangono sotto controllo, dall’altro non si può escludere una risalita dei prezzi legata a fattori difficili da prevedere, come l’impatto delle tariffe commerciali.

Le parole di powell sul futuro

Powell ha ammesso di non poter agire in anticipo, dato che molte variabili restano incerte. Il presidente della banca centrale si è mostrato cauto senza però chiudere la porta a futuri interventi. Questo clima di incertezza pesa sui mercati finanziari, che già sono tornati ai livelli di inizio aprile ma restano suscettibili agli eventi internazionali e alle scelte politiche degli Stati Uniti e della Cina.

I rischi e i segnali del conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina

Da quando la guerra commerciale tra Usa e Cina è esplosa nella primavera del 2024, le tensioni sulle tariffe hanno colpito i mercati e diverse catene produttive. Inizialmente, la strategia americana sembrava puntare a un embargo quasi totale sulle esportazioni cinesi. Questa strada però si è rivelata difficilmente sostenibile. Sono state concesse deroghe importanti: prodotti elettronici e componenti per il settore automobilistico sono stati risparmiati dai dazi, e si parla di ulteriori sospensioni per beni come i chip. Queste mosse indicano la volontà di evitare effetti troppo dirompenti sulle industrie statunitensi e sull’approvvigionamento tecnologico.

Il disaccoppiamento dei sistemi economici

Eppure, malgrado queste eccezioni, il messaggio principale resta un disaccoppiamento dei due sistemi economici. Nonostante l’obiettivo di limitare i danni a breve termine, la guerra commerciale porta con sé rischi consistenti per la crescita globale. Molto dipenderà dall’evoluzione delle trattative e dall’eventuale capacità di evitare una escalation che possa impattare settori chiave. Nei prossimi mesi, queste dinamiche potrebbero causare variazioni significative dei prezzi e influenzare i consumi.

L’andamento dei prezzi del petrolio e l’effetto sull’inflazione e i consumi

Nel contesto attuale, il calo del prezzo del petrolio rappresenta un elemento importante. I livelli alleggeriscono la pressione sull’inflazione. Prezzi più bassi delle materie prime energetiche si traducono in costi di produzione contenuti e bollette meno pesanti per le famiglie. Questo aiuta a sostenere i consumi, indispensabili a mantenere attiva l’economia statunitense e globale.

Possibili rischi nascosti

Purtroppo, questo ribasso potrebbe nascondere anche una frenata economica che rende più difficile anticipare l’andamento futuro dei mercati. Il calo del petrolio spesso coincide con tempi di crescita rallentata o aspettative negative sull’attività industriale. Per Powell e la Fed questo equilibrio tra variabili diverse va seguito con attenzione. Non bisogna farsi condizionare dai dati positivi del momento, perché i rischi restano e potrebbero emergere improvvisi squilibri.

Le reazioni sui mercati dopo la conferma dei tassi e le prospettive a breve

Subito dopo la comunicazione della Fed, il dollaro ha guadagnato terreno: il messaggio chiaro è che la banca centrale non ha fretta di modificare la sua politica monetaria. Powell ha sottolineato che gli obiettivi di tenere sotto controllo l’inflazione e mantenere il lavoro a livelli sostenuti potrebbero entrare in conflitto nei prossimi giorni. Per ora, un atteggiamento attendista sembra la strada scelta per evitare errori nei rialzi o nei tagli dei tassi.

Negli ultimi cinque settimane le notizie si sono susseguite tra annunci di dazi, sospensioni e intese parziali. Il mercato si muove tra speranze e preoccupazioni, provando a interpretare ogni novità. Le dinamiche continuano a essere imprevedibili e le decisioni prese oggi possono avere effetti che si vedranno solo sul medio termine. Ciò rende particolarmente delicato il lavoro della Fed e delle autorità politiche coinvolte. La frequenza degli aggiornamenti e le incertezze del contesto fanno vivere i mercati in uno stato di costante vigilanza.