L’economia dei tre ex membri del patto tripartito – Germania, Italia e Giappone – sta attraversando fasi molto diverse rispetto al boom postbellico che li portò a diventare pilastri del G7. Dopo decenni di crescita e sviluppo, Italia e Giappone si sono fermati in una lunga fase di stagnazione, mentre la Germania, che sembrava immune, sta ora affrontando segnali di rallentamento. Questo quadro impatta anche su settori chiave come l’automotive e ha effetti diretti sulla condizione sociale, in un momento in cui le politiche nazionali e europee si confrontano su questioni cruciali per il futuro.
Il declino dell’italia e del giappone dopo il boom del dopoguerra
Dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale, Italia e Giappone sono riusciti a risollevarsi rapidamente grazie a tassi di crescita elevati e investimenti strategici. Questi due paesi, una volta alleati nel patto tripartito, furono tra i protagonisti della ricostruzione e della successiva espansione economica globale. Nel dopoguerra questa rinascita portò entrambi a entrare nel G7, il club delle maggiori potenze industriali.
Dal 1990 in poi, tuttavia, è iniziata una crisi difficile da superare. Italia e Giappone hanno incontrato un periodo che molti definiscono “quarantennio perduto”. La crescita stagnante, aggravata da un indebitamento pubblico crescente, ha frenato lo sviluppo. Le dinamiche demografiche e le rigidità strutturali hanno contribuito a un impoverimento relativo nel contesto globale. Entrambi i paesi hanno perso terreno rispetto ad altre economie emergenti o più dinamiche, segnando una chiara inversione di tendenza rispetto al dopoguerra.
Leggi anche:
La germania tra ripresa post-riunificazione e segnali di rallentamento attuali
La Germania racconta una storia diversa ma ugualmente complessa. Negli anni ’90, il peso economico e finanziario della riunificazione ha pesato fortemente sui bilanci dello stato. Le spese necessarie per integrare i Länder orientali rallentarono la crescita per un decennio. Nonostante ciò, Berlino riuscì a ritrovare la strada della crescita e a limare progressivamente le distorsioni.
Oggi però anche la potenza commerciale tedesca appare ferma. Sono due anni che il PIL ristagna e le previsioni per il 2025 indicano una crescita vicina allo zero. Il rallentamento globale, le tensioni geopolitiche e i cambiamenti nel mercato internazionale pesano sul paese. Gli indicatori economici segnalano un quadro splendente meno forte, spingendo a riflettere sulle prospettive a breve termine della locomotiva europea.
La difficile situazione dell’automotive in germania e le sfide per i colossi mercedes e bmw
Il settore automobilistico tedesco mostra segnali evidenti di difficoltà. Mercedes ha subito un calo del fatturato, con impianti che lavorano sotto la loro capacità e una domanda debole soprattutto dalla Cina. Il rischio, per il marchio, è quello di perdere peso nel mercato globale. Il fatturato in declino si traduce in minori ordini per fornitori di tecnologie fondamentali come chip e batterie, elementi chiave per il futuro dell’auto elettrica.
Dal 2019 la quota di mercato di Mercedes sulle auto nuove si è ridotta dal 3% al 2,5%. Le consegne previste per il 2025 calano a 1,83 milioni di unità, contro obiettivi di crescita iniziali molto più ambiziosi. Il rendimento per veicolo scende a meno della metà rispetto al recente passato. Questo scenario manda segnali di nervosismo agli azionisti, mentre il Ceo Ola Källenius si trova sotto pressione per rivedere i programmi.
Bmw in una situazione meno critica ma con note di caution
BMW presenta una situazione leggermente meno critica. Nel primo trimestre 2025 ha riportato un utile netto di 2,2 miliardi di euro, comunque inferiore del 26,4% rispetto a dodici mesi prima. Il fatturato è calato del 7,8%, soprattutto per la flessione nel mercato cinese, già segnalata con un profit warning. Gli investitori hanno reagito positivamente al quadro, con un aumento del valore delle azioni, ma le incognite restano di rilievo.
L’aumento della povertà in germania e le conseguenze sociali della crisi economica
Nonostante la Germania resti una delle economie più grandi d’Europa, l’impatto sociale della stagnazione economica è evidente. Il Poverty Report 2025 ha rivelato che 13 milioni di tedeschi, ovvero il 15,5% della popolazione, vivono sotto la soglia di povertà. Si tratta di un aumento rispetto all’anno precedente, indicando un deterioramento a livello sociale.
Il parametro stabilito fissa la soglia a 1381 euro mensili per i single e 2900 euro per una famiglia con due bambini. Le categorie più colpite risultano essere i genitori soli, i giovani adulti e le pensionate, specialmente donne. L’inflazione, che erode significativamente i redditi più bassi, viene indicata come la causa principale di questa crescita della povertà. La situazione riflette un problema presente in molti paesi europei, aggravato dalle dinamiche internazionali e interne agli stati.
La crisi politica a berlino tra cambio di governo e tensioni sulla leadership
Il contesto economico difficile accompagna anche un passaggio delicato in campo politico. Il governo di Olaf Scholz, in carica durante gli anni recenti segnati da crisi ed emergenze, si sta ritirando, aprendo a una nuova fase politica. Il bilancio e la gestione della coalizione semaforica sono oggetto di critiche, sia nell’opinione pubblica e sia nella stampa.
Commenti su figure come Scholz e Friedrich Merz si concentrano sulle difficoltà e le battute d’arresto incontrate nel corso della loro esperienza politica al vertice. Alcuni esperti attribuiscono gran parte del fallimento a ragioni storiche e strutturali, che schiacciano anche i leader più capaci. L’analisi si sposta spesso sulla lunghezza di ogni legislatura e sulla capacità di mantenere il controllo di un paese tanto complesso quanto potente come la Germania.
Prospettive politiche ed economiche imminenti a berlino
Le prossime mosse nella scena politica tedesca potrebbero influenzare la strada economica da seguire. Le scelte su temi chiave come il debito pubblico, le spese per la difesa, e la partecipazione europea avranno un peso decisivo nell’orientare la fase futura. Berlino si prepara così a un passaggio difficile, con un quadro nazionale e internazionale ancora incerto.