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La corte suprema degli stati uniti conferma divieto di maglietta “ci sono solo due sessi” in una scuola del massachusetts

La corte suprema degli Stati Uniti respinge il ricorso di Liam Morrison, confermando il divieto della maglietta “Ci sono solo due sessi” per tutelare gli studenti transgender e LGBTQ+.

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La Corte Suprema degli Stati Uniti ha confermato il divieto per uno studente del Massachusetts di indossare una maglietta con la scritta "Ci sono solo due sessi", ritenendo necessario proteggere l’inclusività e il benessere degli studenti transgender nelle scuole. - Unita.tv

Negli Stati Uniti, uno dei casi più discussi sulla libertà d’espressione nelle scuole ha visto la corte suprema rigettare il ricorso di un giovane studente del Massachusetts. Liam Morrison, dodicenne nel 2023, era stato allontanato dalla scuola media dopo aver indossato una maglietta con la scritta “Ci sono solo due sessi”. La decisione finale dei giudici conferma quanto stabilito dai tribunali di grado inferiore, dando ragione all’istituto scolastico che aveva ritenuto necessario intervenire.

Il contesto sociale e politico dietro la sentenza

Questa vicenda riflette una delle tensioni culturali più evidenti negli Stati Uniti nel quadro dei diritti delle persone transgender. Negli ultimi anni, il tema ha occupato gran parte del dibattito nazionale, con azioni e regole calibrate sul confronto tra orientamenti conservatori e visioni progressiste.

Durante l’amministrazione Trump, sono state sostenute posizioni molto rigide sul binarismo sessuale, con restrizioni mirate, per esempio, nei confronti della presenza di individui transgender nelle forze armate. Allo stesso tempo, scuole e istituti scolastici si sono trasformati in spazi sensibili dove le battaglie culturali si intrecciano con il ruolo educativo e la tutela dei diritti di ogni studente.

Il caso Morrison ben evidenzia la difficoltà a bilanciare la libertà d’espressione individuale con la garanzia di un ambiente inclusivo. Le scuole progressiste come quelle del Massachusetts sono pronte a intervenire per evitare situazioni che possano risultare dannose per studenti transgender, eppure non mancano le critiche da parte di associazioni conservatrici che parlano di “censura” e limitazioni ai diritti.

La decisione della corte suprema e le motivazioni dei giudici

A febbraio 2025, la corte suprema degli Stati Uniti ha respinto il ricorso di Liam Morrison, confermando la legittimità dell’intervento della scuola media. I giudici hanno confermato la sentenza del Primo Circuito d’Appello, secondo cui il divieto della maglietta era motivato dalla necessità di preservare il benessere psicologico e la concentrazione degli studenti transgender e LGBTQ+.

La maggioranza della corte ha scelto di non riaprire la questione di fondo, lasciando inalterate le politiche degli istituti scolastici che possono limitare certe espressioni considerate fonte di disagio per studenti vulnerabili. Il verdetto tuttavia non stabilisce un precedente vincolante a livello costituzionale, ma indica una strada per i singoli distretti.

Il dissenso dei giudici conservatori

I giudici conservatori Samuel Alito e Clarence Thomas hanno espresso dissenso, sollevando dubbi sulla chiarezza delle tutele attuali in materia di libertà d’espressione per i giovani studenti. Alito ha avvertito della possibile arbitrarietà nelle decisioni degli istituti, sottolineando la “mancanza di linee guida precise che impediscano disparità di trattamento”.

Il caso liam morrison: come si è arrivati al divieto della maglietta

La vicenda di Liam Morrison ha preso avvio all’interno di una scuola media del Massachusetts dove, durante le lezioni, lo studente ha indossato una maglietta con la frase “Ci sono solo due sessi”. Un insegnante ha segnalato il messaggio, definito potenzialmente lesivo per l’ambiente scolastico, soprattutto per gli studenti transgender e LGBTQ+ presenti. La scuola ha chiesto a Liam di togliere la maglietta o di uscire dall’aula, scelta che il ragazzo ha effettuato dopo aver parlato con il padre.

La struttura scolastica ha giustificato il divieto ricordando il rischio di creare turbamento tra gli alunni transgender, che avrebbero visto la scritta come una negazione della loro identità. Le autorità scolastiche si sono riferite al principio stabilito nel caso Tinker v. Des Moines del 1969, che consente di limitare espressioni ritenute disturbanti o che interferiscano con il diritto degli altri studenti a un ambiente di apprendimento sereno.

Il gruppo conservatore Alliance Defending Freedom ha supportato Liam Morrison nella sua battaglia legale, sostenendo che la restrizione violasse il Primo Emendamento della costituzione americana, che tutela la libertà d’espressione. Secondo il ragazzo, l’obiettivo era aprire un confronto sull’ideologia di genere, affermando che sesso e genere coincidano e che esistano solo due opzioni biologiche.

Le reazioni e le conseguenze immediate del verdetto

Dopo la pronuncia della corte suprema sono arrivate risposte contrastanti. Le organizzazioni che sostengono posizioni conservatrici hanno definito la decisione un tentativo di reprimere opinioni divergenti, denunciando un clima in cui alcune idee vengono messe al bando dalle scuole sotto la pressione del cosiddetto “woke”. Ritengono che si rischi di limitare eccessivamente la libertà di esprimere credenze personali.

Dal lato opposto, gruppi LGBTQ+ hanno accolto il verdetto come una misura necessaria per proteggere studenti vulnerabili, evitando che messaggi percepiti come negazionisti possano creare tensioni o minare l’inclusione scolastica. Hanno sottolineato come il provvedimento contribuisca a mantenere ambienti più sereni, senza pregiudizi.

Il dibattito, destinato a restare acceso, lascia intanto ai singoli distretti scolastici un ampio margine per definire le regole interne riguardanti la libertà di espressione. Il caso di Liam Morrison rimane un esempio concreto delle sfide che scuole e famiglie affrontano nel tentativo di conciliare diritti, identità e rispetto reciproco all’interno degli istituti educativi.