La Bce nel 2024, politica monetaria e segnali dall’economia reale dell’Eurozona

Nel 2024, la Banca centrale europea ha mantenuto i tassi d’interesse al 4% nel primo semestre, riducendoli al 3% nella seconda metà, mentre l’Eurozona ha registrato una crescita del Pil dello 0,9%.
Il rapporto BCE 2024 evidenzia una politica monetaria inizialmente restrittiva con tassi elevati, seguita da tagli per stimolare una crescita economica moderata nell’Eurozona, con inflazione in calo e un mercato del lavoro stabile, mentre le prospettive per il 2025 indicano continuità nella stabilità economica e monitoraggio delle sfide future. - Unita.tv

L’analisi sul 2024 contenuta nel rapporto annuale della Banca centrale europea offre un quadro chiaro sull’andamento della politica monetaria e sull’andamento dell’economia nell’area euro. Le decisioni sui tassi d’interesse, l’andamento del Pil, l’inflazione e il mercato del lavoro rivelano come l’Eurozona abbia affrontato un anno caratterizzato da sfide e segnali contrastanti. Vediamo come le dinamiche monetarie si sono intrecciate con i dati concreti dell’economia reale, passando per l’inflazione, crescita economica e occupazione.

Politica monetaria restrittiva nel primo semestre e riduzione dei tassi nella seconda metà dell’anno

Nel primo semestre del 2024, la Bce ha adottato una posizione inflessibile mantenendo i tassi d’interesse al 4%. Questo approccio mirava a contenere l’inflazione persistente e a stabilizzare i prezzi, reso necessario dopo i picchi registrati nei due anni precedenti. Solo più in là, nella seconda metà del 2024, si è assistito a un allentamento della stretta monetaria da parte della Bce che ha progressivamente ridotto i tassi fino al 3%.

Il Consiglio direttivo ha deciso tre tagli consecutivi: a ottobre, a settembre e infine a dicembre, giorno in cui è stato deliberato l’ultimo intervento. Questa calma apparente nella politica monetaria era frutto dell’andamento dell’inflazione, che già all’inizio del 2024 si aggirava intorno al 2,8%, in discesa rispetto al picco del 10,6% toccato un anno e mezzo prima.

La svolta verso il taglio dei tassi ha seguito nove mesi con i tassi fermi, un periodo di stallo che ha permesso all’inflazione di scendere più vicino all’obiettivo strategico del 2%. La decisione di abbassare i tassi di 100 punti base nel corso dell’anno riflette il tentativo di stimolare l’economia in una fase in cui i prezzi si stabilizzavano, ma il contesto rimaneva fragile. Durante ogni conferenza stampa, i responsabili della Bce hanno spiegato che “ogni passo è stato calcolato in base ai dati effettivi, senza impegni predefiniti.”

Crescita economica moderata e il ruolo dei servizi e dell’export

Il prodotto interno lordo dell’Eurozona ha fatto registrare nel 2024 un aumento pari a 0,9%, un risultato che migliora rispetto allo 0,4% del 2023. Questo aumento arriva dopo cinque trimestri di crescita piatta e resta segnato da una frenata negli ultimi mesi dell’anno.

A trainare la crescita sono stati soprattutto i servizi. Questo settore ha sostenuto i consumi privati, elemento fondamentale per la tenuta dell’economia nell’area euro. Le esportazioni, seppure cresciute, hanno visto una limitazione dovuta agli alti costi energetici che hanno compresso la competitività degli esportatori. Questo fattore ha impedito una crescita più sostenuta sul fronte del commercio internazionale.

Gli investimenti fissi, in particolare in edilizia residenziale, sono invece diminuiti. Il calo è legato soprattutto alle difficoltà nell’accesso al credito e alle condizioni di finanziamento più rigide che si sono mantenute per gran parte dell’anno. Questi elementi mostrano come l’evoluzione della politica monetaria abbia avuto un impatto diversificato, sostenendo consumi e servizi ma ostacolando segmenti più sensibili al costo del denaro.

Il mercato del lavoro e le differenze tra paesi dell’area euro

Sul fronte dell’occupazione l’Eurozona ha mostrato una certa resilienza nel 2024. Il tasso di disoccupazione è sceso dal 6,5% di gennaio al 6,2% di dicembre. Questo calo appare significativo considerando le difficoltà globali e locali nel tenere saldo il mercato del lavoro.

Tra i paesi dell’area, l’Italia ha evidenziato uno dei miglioramenti più marcati, scendendo dal 7,1% al 6,3%. Una riduzione che segnala una dinamica positiva, anche se permangono criticità per alcune fasce, in particolare i giovani sotto i 35 anni, che continuano a risentire di difficoltà d’ingresso nel mondo del lavoro e di proposte contrattuali precarie.

Il calo generale della disoccupazione ha contribuito a sostenere la domanda interna, che si è riflessa nella crescita dei settori servizi e dei consumi. La tenuta del lavoro dipende anche dalla capacità delle imprese di adattarsi a un contesto economico ancora incerto e da politiche di supporto mirate.

Previsioni per il 2025: inflazione, pil e sfide concrete

Le prospettive sul 2025 indicano una crescita economica nell’area euro intorno allo 0,9%. L’inflazione dovrebbe posarsi su valori attorno al 2,3%, rimanendo vicino al target fissato dalla Bce. I dati più recenti, relativi al primo trimestre 2025, mostrano un incremento del Pil dello 0,4% nell’area euro e dello 0,3% in Italia.

Per quanto riguarda i prezzi, la stima per aprile 2025 prevede un’inflazione al 2,2% in Europa, dato stabile rispetto a marzo e inferiore allo 0,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. In Italia, l’inflazione registrata ad aprile si attesta al 2,1%, stabile rispetto al mese precedente, ma in aumento rispetto ad aprile 2024, quando era allo 0,9%.

Questi indicatori suggeriscono un quadro di stabilità relativa, ma i trend delle nazioni e dei diversi comparti restano da monitorare da vicino. Il rapporto lascia aperto il dialogo su come la politica monetaria continuerà a reagire a variazioni inattese o improvvisi shock economici nel corso del 2025.