Home Italiani in bilico sul regolamento sanitario internazionale e il trattato pandemico globale: scelte, dubbi e prospettive nel 2025

Italiani in bilico sul regolamento sanitario internazionale e il trattato pandemico globale: scelte, dubbi e prospettive nel 2025

L’Organizzazione Mondiale della Sanità promuove il Regolamento Sanitario Internazionale e il Trattato pandemico globale per migliorare la cooperazione sanitaria, ma l’Italia esprime preoccupazioni sulla sovranità nazionale.

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L'articolo analizza il ruolo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e dell'Italia nella definizione del Regolamento Sanitario Internazionale e del Trattato pandemico globale, evidenziando le tensioni tra cooperazione internazionale e sovranità nazionale nella gestione delle emergenze sanitarie. - Unita.tv

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha promosso due strumenti chiave per gestire le emergenze sanitarie mondiali: il Regolamento Sanitario Internazionale e il Trattato pandemico globale. Questi accordi mirano a rafforzare la risposta coordinata a crisi come le pandemie, ma hanno sollevato dubbi e resistenze soprattutto riguardo alla sovranità degli stati. L’Italia ha giocato un ruolo attivo nelle discussioni, esprimendo riserve e adottando posizioni cautelative rispetto a questi strumenti. Scopriamo i contenuti, i nodi più delicati e gli sviluppi recenti di questi accordi cruciali per la salute globale.

Contesto globale e sfide della cooperazione internazionale dopo il covid-19

L’urgenza di accordi come il RSI e il Trattato pandemico nasce dalla constatazione delle lacune emerse durante la pandemia di covid-19. Quel periodo ha messo in luce ritardi nella comunicazione, problemi nella distribuzione di risorse e difficoltà nel coordinare le misure di contenimento tra nazioni.

Il confronto tra stati si concentra quindi sulla necessità di migliorare la risposta globale, garantendo però che ogni paese mantenga autonomia decisionale, specie quando deve tutelare i propri sistemi sanitari e interessi economici. Questa tensione tra collaborazione e sovranità si fa sentire con forza nei negoziati, rallentando l’implementazione di un quadro giuridico condiviso.

Da un lato, gli accordi puntano a creare canali solidi per lo scambio di dati epidemiologici, supporto tecnico e strategie comuni. Dall’altro sorgono perplessità su come bilanciare la responsabilità internazionale con la sovranità nazionale che tutela, per esempio, la chiusura delle frontiere o la gestione degli accessi ai farmaci.

Le difficoltà nelle trattative rispecchiano differenze economiche e di governance tra paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. Questi ultimi mostrano preoccupazioni per l’impatto delle misure internazionali sull’economia locale e sulle capacità di intervento immediato.

Il regolamento sanitario internazionale e la sua evoluzione fino al 2025

Il Regolamento Sanitario Internazionale rappresenta un quadro normativo pensato per unire le nazioni nella lotta contro rischi sanitari che possono superare i confini. Negli anni, soprattutto in seguito alle crisi come quella del covid-19, il regolamento è stato al centro di aggiornamenti finalizzati a migliorare i meccanismi di rilevazione precoce, scambio di informazioni e coordinamento delle azioni.

Nel 2024, durante l’Assemblea sanitaria dell’OMS, sono stati approvati emendamenti al RSI con l’obiettivo di rafforzarne l’efficacia. Il lavoro sui dettagli però è proseguito più a lungo, poiché molti paesi membri – Italia inclusa – hanno espresso forti preoccupazioni. Il punto chiave resta il bilanciamento tra la necessità di cooperazione internazionale e la salvaguardia delle decisioni nazionali in materia di salute pubblica.

Il regolamento prevede procedure su come segnalare focolai, scambiare dati e adottare misure di contenimento, ma la sua applicazione pratica solleva interrogativi. Alcuni stati temono che la rigidità delle regole internazionali possa limitare la libertà di gestire autonomamente le proprie politiche sanitarie. L’Italia si è fatta portavoce di queste preoccupazioni, chiedendo un testo che rispetti i confini della propria sovranità senza però indebolire la lotta globale alle emergenze.

Scadenze e sviluppi imminenti tra ratifiche italiane e pressioni internazionali

Il 19 luglio 2025 è il termine entro cui l’Italia e altri paesi dovranno ufficialmente comunicare i loro orientamenti sulle intese. Questa data segna un passaggio cruciale per la definizione dei futuri equilibri nel campo della cooperazione sanitaria globale.

La fase successiva richiederà agli stati di mettere in atto norme e prassi nazionali conformi agli accordi. Questo significa riorganizzare strutture, aggiornare leggi e predisporre operazioni di controllo e monitoraggio.

Per l’Italia sarà importante non solo rispettare le scadenze, ma anche mantenere una linea che preservi l’autonomia delle proprie politiche sanitarie mantenendo però un certo grado di apertura alla cooperazione internazionale.

Nei mesi che verranno si attendono ulteriori incontri e discussioni per limare dettagli e chiarire modalità operative. Lo scenario resta aperto a sviluppi che potrebbero ridisegnare i rapporti fra sanità nazionale e gestione globale delle emergenze.

Critiche, contrasti e questioni aperte tra sovranità, trasparenza e impatti sociali

Tra le contestazioni più forti emerge la questione della sovranità nazionale. Molti paesi avvertono il rischio che il RSI e il trattato impongano standard e azioni che possono interferire con politiche sanitarie autonome. Per esempio, la gestione di quarantene, chiusure o campagne vaccinali potrebbe finire sotto regole internazionali difficili da adattare a ogni realtà.

Si aggiunge la mancanza di trasparenza percepita in molte fasi delle negoziazioni. Alcune delegazioni hanno denunciato tempi ristretti per l’analisi dei testi e partecipazione limitata nei tavoli decisionali.

Altra preoccupazione riguarda gli effetti economici e sociali, particolarmente nei paesi con meno risorse. L’applicazione di misure obbligatorie potrebbe influire sulle attività produttive, le esportazioni e anche su condizioni di vita giornaliere.

Queste criticità alimentano un dibattito acceso e rallentano l’approvazione definitiva degli strumenti, spingendo per un bilanciamento più robusto tra obiettivi sanitari internazionali e libertà di azione delle nazioni.

Le posizioni ufficiali italiane e i principali attori coinvolti nelle trattative

Orazio Schillaci, ministro della Salute italiano, ha manifestato un approccio pragmatico ma fermo durante i negoziati. Ha invitato a uno spirito costruttivo per migliorare le strategie globali di prevenzione e gestione pandemie, ribadendo però la priorità di difendere la sovranità nazionale.

Al di là dell’Italia, tra i partecipanti spiccano i rappresentanti dell’OMS e i delegati di quasi 200 paesi membri. L’organizzazione ha spinto per un trattato giuridicamente vincolante, indispensabile per evitare i ritardi e le inefficienze viste con il covid-19.

Gli stati più grandi e influenti sostengono la necessità di regole più stringenti e di una supervisione globale più diretta, ma altri hanno chiesto maggiore trasparenza e un ruolo più attivo nelle decisioni. Distinzione importante interessa soprattutto i paesi con sistemi sanitari meno strutturati, che temono costi e obblighi insostenibili.

Il clima delle trattative rivela compromessi e richieste di garanzie, come quella italiana di mantenere un controllo nazionale sulle misure sanitarie e sulle strategie di ratifica.

Il trattato pandemico globale: approvazione, contenuti e critiche

Il Trattato pandemico globale è stato ufficialmente adottato il 20 maggio 2025 dall’Assemblea Mondiale della Salute, riunita nella sua 78ª sessione. Si tratta di un accordo articolato in 35 articoli che fissa regole e strumenti per prevenire e gestire pandemie globali con un approccio coordinato. All’adozione hanno partecipato 135 paesi membri: 124 hanno votato a favore, 11 si sono astenuti , e nessuno ha votato contro.

L’accordo intende rafforzare la preparazione e il coordinamento, stabilendo obblighi per la prevenzione, la condivisione dati e la gestione delle crisi sanitarie. Nonostante il voto positivo della maggioranza, numerose realtà hanno manifestato dubbi soprattutto sul rispetto della sovranità nazionale. La paura è che il trattato possa imporre vincoli eccessivi alle decisioni autonome di ogni stato.

L’Italia è tra i paesi che hanno presentato riserve formali, sostenendo la necessità di meccanismi che restino coerenti con le normali procedure di ratifica nazionale, per mantenere il controllo sulle azioni in materia sanitaria. La posizione italiana afferma che il trattato deve supportare, non sovrastare, le politiche nazionali di salute pubblica.