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“Io sono Mia”: Rai 1 celebra i 30 anni dalla morte di Mia Martini con il biopic di Serena Rossi

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Serena Rossi interpreta Mia Martini nel biopic Rai per i 30 anni dalla sua scomparsa. - Unita.tv
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Sono passati trent’anni dalla scomparsa di Mia Martini, una delle voci più intense della musica italiana. Rai 1 ha deciso di omaggiarla mandando in onda in prima serata il film “Io sono Mia”, prodotto nel 2019. Il racconto ripercorre la vita e la carriera della cantautrice con una narrazione coinvolgente, in cui Serena Rossi si cala nei panni di Mimì con una prova apprezzata da pubblico e critica. L’omaggio si concentra sui momenti chiave della sua esistenza, mettendo in luce le difficoltà, il talento e le passioni di una donna straordinaria.

Il percorso di Mia Martini raccontato in “Io sono Mia”

“Io sono Mia” segue la vita di Mia Martini dal 1970 fino al 1989, raccontata a ritroso grazie a una serie di flashback. Il film si apre con un’intervista immaginaria, realizzata poche ore prima della sua esibizione al Festival di Sanremo 1989, dove presenta il brano “Almeno tu nell’universo”. Quella canzone segna il suo ritorno sulle scene dopo un lungo periodo di isolamento, causato da voci infamanti che la etichettavano come portatrice di sfortuna. L’intervista non è reale, ma serve a mettere in moto il racconto, che ripercorre con cura i momenti più intensi della sua carriera e della sua vita privata. Si vedono i successi, come “Gli uomini non cambiano” e “Piccolo uomo”, ma anche i dolori e le solitudini, a testimonianza della complessità di una donna spesso fraintesa.

La regia di Riccardo Donna dà corpo a questo racconto, offrendo uno sguardo sulle difficoltà incontrate nel mondo della musica e sulla forza di un’artista che non ha mai mollato. Serena Rossi, che canta personalmente tutte le canzoni del film, ha ricevuto diversi premi, tra cui un Nastro d’Argento speciale. La sua interpretazione conferma quanto il biopic sappia mescolare finzione e realtà in modo efficace.

I volti dietro “Io sono Mia”

Il cast di “Io sono Mia” è formato da attori che rappresentano personaggi reali o ispirati a figure vicine a Mia Martini. Serena Rossi è la voce e il volto di Mimì. Maurizio Lastrico interpreta Andrea, un fotografo che in realtà rappresenta Ivano Fossati, importante riferimento affettivo e artistico della cantante. Fossati ha scelto di non apparire direttamente nel film, ma la sua presenza si avverte chiaramente attraverso questo personaggio.

Lucia Mascino è Sandra, la giornalista dell’intervista fittizia che scandisce la narrazione. Antonio Gerardi è Alberigo Crocetta, il produttore che suggerì a Mia il nome d’arte. La sorella di Mia, Loredana Bertè, è interpretata da Dajana Roncione, mentre Andrea Pennacchi veste i panni di Anthony, figura ispirata a Renato Zero, che ha preferito non essere citato esplicitamente.

Tra gli altri, Nina Torresi è Melania, amica e collaboratrice, Giorgio Colangeli interpreta il padre di Mia, e Duccio Camerini è Marcello, personaggio di supporto nella storia. Così il film ricostruisce le relazioni e i momenti che hanno segnato la vita dell’artista, offrendo un ritratto vivo grazie a volti noti e intensi.

Tra realtà e finzione: come è nato il biopic

Il film segue fedelmente molti eventi, anche se inserisce qualche licenza narrativa per rendere la storia più scorrevole. L’intervista principale mostrata poco prima dell’ingresso al Festival non è mai avvenuta così. La vera intervista di Mia Martini risale a qualche giorno dopo quella serata ed è stata pubblicata dal settimanale Epoca nel marzo 1989.

Le vicende sentimentali raccontate nel film si ispirano ai rapporti reali di Mimì, ma con nomi e ruoli modificati. La scelta di sostituire Ivano Fossati con un fotografo nasce dal rispetto per la sua volontà di non comparire direttamente. Allo stesso modo, Renato Zero viene rappresentato attraverso un personaggio vicino a lui.

Un dettaglio curioso è la breve apparizione della vera Mia Martini nel film, durante l’esibizione di Serena Rossi a Sanremo con “E non finisce mica il cielo”. Questo inserto rende l’omaggio ancora più autentico. Il nome d’arte, racconta il film, nacque da un suggerimento di Crocetta: “Mia” in omaggio all’attrice Mia Farrow, “Martini” come uno dei cognomi italiani più famosi nel mondo.

La storia si chiude con la morte prematura di Mia Martini, avvenuta nel 1995 a Cardano al Campo, a soli 47 anni. Il film mostra questo momento con grande rispetto e attenzione.

L’eredità di “Io sono Mia” e il suo valore culturale

“Io sono Mia” ha raccolto consensi per la capacità di raccontare una figura complessa come quella di Mia Martini, mettendo insieme successo e fragilità. La prova di Serena Rossi ha colpito per l’impatto emotivo. L’attenzione alla vita personale e al mondo musicale ha coinvolto chi conosceva già l’artista, ma anche chi si avvicina ora alla sua storia.

Il film non è solo un ricordo della sua voce, ma affronta anche il tema della discriminazione nel mondo dello spettacolo. Le maldicenze e lo stigma legato a false superstizioni emergono con chiarezza.

Questa produzione ha riacceso il dibattito sull’eredità artistica di Mia Martini e ha riportato al centro i suoi brani, che hanno segnato decenni di musica italiana. Un omaggio che approfondisce la conoscenza di un’artista unica, conquistando il pubblico televisivo e gli appassionati di musica.

Ultimo aggiornamento il 11 Agosto 2025 da Giulia Rinaldi

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Giulia Rinaldi

Giulia Rinaldi osserva il mondo con occhio critico e mente curiosa. Blogger fuori dagli schemi, scrive di cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute con uno stile personale e tagliente, mescolando analisi e sensibilità in ogni articolo. Il suo obiettivo? Dare voce a ciò che spesso passa inosservato.

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