Inghilterra amplia l’uso della castrazione chimica per reati sessuali in 20 carceri
L’Inghilterra estende la castrazione chimica per detenuti sessuali in 20 carceri, con l’obiettivo di ridurre la recidiva, ma solleva interrogativi etici e medici sulla sua obbligatorietà.

L’Inghilterra amplia il programma di castrazione chimica volontaria per detenuti condannati per reati sessuali, estendendolo a 20 carceri, con l’obiettivo di ridurre la recidiva, ma il trattamento solleva controversie etiche e mediche. - Unita.tv
L’Inghilterra ha deciso di estendere il programma di castrazione chimica rivolto a detenuti condannati per reati sessuali in 20 carceri. L’annuncio arriva dal ministro della Giustizia, Shabana Mahmood, che conferma il proseguimento di un progetto pilota dopo una revisione indipendente dei risultati ottenuti. Si valuta inoltre l’introduzione a livello nazionale, ma per ora non ci sono dettagli precisi su tempistiche o modalità.
Questa misura mira a ridurre la recidiva attraverso il ricorso a farmaci specifici e interventi psicologici, un approccio già adottato in alcuni Paesi europei. L’iniziativa solleva però dubbi etici e medici, soprattutto sull’obbligatorietà del trattamento.
Il ministro della giustizia e l’evoluzione del progetto
Shabana Mahmood ha spiegato in Parlamento come l’intenzione sia quella di fare in modo che tutti gli strumenti a disposizione vengano sfruttati per limitare il ritorno a comportamenti criminali dopo la scarcerazione. Il progetto pilota, avviato in alcune strutture, si allarga a 20 istituti penitenziari in Inghilterra.
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Il ministro ha sottolineato l’importanza di affiancare la castrazione chimica ad altri interventi di tipo psicologico, rivolti ad affrontare le cause profonde della recidiva, come bisogni di potere o controllo. Mahmood ha anche espresso l’impegno a valutare la possibilità di rendere obbligatorio il trattamento, ma senza fornire dettagli concreti riguardo tempi o modalità. Nel discorso alla Camera dei Comuni, ha sottolineato la necessità che il percorso sia ben supportato da un accompagnamento psichiatrico.
Revisione indipendente e ruolo di david gauke
L’idea di estensione nasce da una revisione indipendente commissionata dall’ex Lord Cancelliere David Gauke, che si era occupato di analizzare il sovraffollamento carcerario e le possibili pene alternative. La sua valutazione ha consigliato di rendere stabile il progetto pilota, pur precisando che la castrazione chimica deve rimanere un’opzione limitata a certi casi specifici, non una misura motivata da rischio o un’offerta riabilitativa con la quale si possa trattare indistintamente ogni reo.
La castrazione chimica: come funziona e dove è già adottata
La castrazione chimica si basa su un trattamento farmacologico che prevede l’assunzione di medicinali capaci di abbassare la libido e i pensieri compulsivi legati alla sessualità. Insieme ai farmaci, i detenuti vengono seguiti da uno psichiatra per affrontare le cause psicologiche dei comportamenti criminali.
Due sono i farmaci principali usati: uno riduce la produzione di testosterone e limita la voglia di sesso, l’altro interferisce sulla serotonina e contribuisce a ridurre gli impulsi. I risultati si traducono in un controllo minore dei desideri sessuali, riducendo così il rischio di nuovi abusi o violenze.
Questa pratica è già presente in altri Paesi europei. In Germania e Danimarca il trattamento è volontario, mentre in Polonia la castrazione chimica può diventare obbligatoria in certi casi. In California, ad esempio, chi commette reati contro minori sotto i 13 anni può essere sottoposto a un trattamento forzato come condizione di libertà vigilata.
L’estensione in Inghilterra rappresenta quindi un continuo rispetto a queste esperienze internazionali, ma resta al momento una misura su base volontaria, anche se si discute la possibilità di renderla obbligatoria per alcune categorie di reati.
Questioni etiche e limiti medici del trattamento
Non mancano le polemiche sull’efficacia e l’etica della castrazione chimica. Esperti come il professor Don Grubin, psichiatra forense, ritengono improbabile che il governo imponga la castrazione chimica obbligatoria. Costringere qualcuno a questo trattamento, dice, risulterebbe immorale. La maggior parte dei medici è contraria a questa forma di costrizione per motivi etici e sanitari.
I farmaci impiegati per questa pratica presentano effetti collaterali significativi. Non è una soluzione semplice o indolore. Chi decide di aderire deve affrontare una forte difficoltà nel controllare il proprio desiderio sessuale e accettare un trattamento lungo e impegnativo.
Il trattamento è pensato non come una punizione, ma come uno strumento per ridurre la recidiva in un sottoinsieme di detenuti con problemi specifici legati alla sessualità e a impulsi compulsivi. Per questo motivo viene accoppiato a interventi psicologici mirati, per affrontare motivazioni profonde come la volontà di potere o il controllo che spesso accompagnano la delinquenza sessuale.
Reazioni della comunità medica
La maggior parte dei medici è contraria alla castrazione chimica obbligatoria per motivi etici e sanitari, sottolineano diversi specialisti.
Il contesto dei reati sessuali in inghilterra e le risposte istituzionali
In Inghilterra, i reati sessuali rappresentano circa il 21% delle condanne per adulti. La pressione sul sistema penitenziario, già segnato da sovraffollamento, spinge alla ricerca di soluzioni che evitino l’aumento della popolazione carceraria senza abbassare il livello di sicurezza.
L’ex Lord Cancelliere David Gauke, durante l’Independent Sentencing Review, ha sottolineato che la castrazione chimica va vista come un rischio e programma da usare solo in casi limitati e con un consenso informato chiaro del detenuto. Ha escluso l’idea che possa diventare una misura universale o sostitutiva di altre forme di trattamento e riabilitazione.
L’introduzione della castrazione chimica si inserisce in un quadro di interventi più ampio, che coinvolgono anche il controllo e la gestione delle frontiere in UK, la riforma delle pene e le politiche migratorie, temi che condizionano il clima politico e sociale del Paese nel 2025.
Gli sviluppi su questo fronte si attendono con attenzione, poiché si tratta di un equilibrio delicato fra sicurezza pubblica, rispetto dei diritti individuali e limiti della medicina forense.