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Inflazione negli usa rallenta ad aprile ma permangono rischi per i mesi prossimi

L’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti rallenta al 2,3% ad aprile 2025, ma pressioni inflazionistiche persistono in settori chiave come elettronica e veicoli usati.

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Ad aprile 2025, l’inflazione negli Stati Uniti rallenta al 2,3% su base annua, il livello più basso da febbraio 2021, ma permangono pressioni su elettronica e veicoli usati, con rischi legati ai dazi che potrebbero far risalire i prezzi nei prossimi mesi. - Unita.tv

L’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti ha mostrato un rallentamento inatteso nell’aprile 2025, fermandosi al 2,3% su anno, valore più basso da febbraio 2021. Nonostante questa frenata, alcuni segnali nel dato mensile indicano pressioni ancora vive in settori chiave come elettronica e veicoli usati. Nel frattempo, le tensioni legate ai dazi e alle tariffe doganali mantengono alta l’attenzione degli economisti sulle possibili ripercussioni sull’inflazione nei mesi a venire.

I dati di aprile: un rallentamento con segnali contrastanti

Ad aprile 2025, il cpi negli Stati Uniti è cresciuto del 2,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Questo calo rappresenta un allentamento rispetto ai mesi passati e segna il livello più basso da oltre due anni. Tuttavia, il dato mensile ha registrato un aumento dello 0,2%, leggermente sotto le attese degli analisti che prevedevano un +0,3%.

Particolarmente rilevante l’andamento dei prezzi alimentari, scesi dello 0,4% rispetto a marzo, con il crollo del costo delle uova, calate del 12,7% e posizionate a circa 5,12 dollari per una dozzina. Questo decremento ha messo fine alla serie di aumenti causati dall’influenza aviaria, anche se il prezzo delle uova resta comunque in rialzo del 49,3% su base annua. Anche il settore trasporti ha contribuito all’allentamento delle pressioni inflazionistiche, dimostrando miglioramenti non trascurabili.

L’impatto delle tariffe sulla dinamica dei prezzi

Nonostante il quadro positivo per aprile, il settore industriale e distributivo mostra diverse criticità legate alle tariffe doganali introdotte negli anni precedenti. Il blocco di dazi, molti dei quali imposti dall’amministrazione Trump, ha continuato a influenzare i prezzi in diversi comparti. Le aziende hanno potuto finora limitare l’impatto grazie a scorte accumulate prima dell’entrata in vigore delle tariffe.

Le ripercussioni future dei dazi

Ma con il progressivo esaurimento di queste riserve, i costi maggiori rischiano di riversarsi sui consumatori con effetti sull’inflazione. Settori come l’elettronica hanno visto prezzi crescere dello 0,5% solo ad aprile, mentre i veicoli usati sono aumentati dell’1,2% nello stesso periodo. Al contrario, la domanda più debole e il calo dei prezzi in settori come i servizi per alloggi e trasporti hanno contribuito a mitigare la pressione inflazionistica, corroborando l’idea che le dinamiche attuali siano frutto di fattori in parte temporanei.

Previsioni e commenti degli esperti

Gli esperti si mostrano cauti sull’andamento futuro dell’inflazione negli Stati Uniti. Ben Ayers di Nationwide ha indicato come “questo potrebbe rappresentare il punto più basso nel 2025”, prevedendo un possibile aumento del cpi oltre il 3% nella stagione estiva. Questo rialzo sarebbe dovuto principalmente all’impatto delle tariffe ancora in vigore su materiali come acciaio e alluminio, oltre che su altri beni di consumo.

Tyler Schipper dell’Università di St. Thomas parla di una “tempesta perfetta” generata da diversi fattori momentanei, inclusi l’assorbimento dei costi da parte delle aziende, la diminuita domanda e le politiche tariffarie non ancora completamente riflesse nei prezzi al consumo. Queste condizioni creano un ambiente di incertezza che potrebbe amplificare l’inflazione a breve termine, malgrado i dati più recenti.

La situazione del core cpi e le ripercussioni sulla politica monetaria

La Fed sta tenendo sotto osservazione l’andamento del core cpi, che esclude i beni più volatili come cibo ed energia. Questo indice rimane stabile al 2,6% su base annua, suggerendo che le pressioni sottostanti nel mercato restano costanti e non debbono essere sottovalutate.

Dal lato della domanda, il calo dello 0,4% nella richiesta di beni durevoli segnala prudenza da parte delle famiglie, che tendono a frenare acquisti non necessari in un momento di incertezza economica. Questo meccanismo rischia di creare un circolo vizioso capace di bloccare la crescita economica nei prossimi mesi. L’approssimarsi dell’estate porta con sé il rischio di shock legati all’energia o nuove interruzioni nelle catene di produzione, elementi che potrebbero condurre la Fed a rivedere le strategie di politica monetaria precedentemente adottate.

Il percorso verso l’obiettivo di inflazione al 2% resta così complicato, in un contesto dove i prezzi sembrano oscillare tra momenti di calma apparente e possibili rialzi significativi. L’equilibrio tra controllo dei prezzi e sostenibilità della crescita resta al centro del dibattito tra gli economisti e i decisori politici.