indagini sull’attentato a washington: chi è elias rodriguez e il suo legame con la causa palestinese
L’arresto di Elias Rodriguez, accusato dell’uccisione di due membri dell’ambasciata israeliana a Washington, riaccende il dibattito sulla radicalizzazione legata al conflitto israelo-palestinese negli Stati Uniti.

L’arresto di Elias Rodriguez, accusato dell’uccisione di due membri dell’ambasciata israeliana a Washington, ha riacceso il dibattito sulla radicalizzazione legata al conflitto israelo-palestinese negli Stati Uniti, con indagini in corso sull’origine del suo gesto e le influenze online. - Unita.tv
L’arresto di Elias Rodriguez, 30enne accusato dell’uccisione di due membri dell’ambasciata israeliana a Washington, ha riaperto il dibattito sulle radicalizzazioni legate al conflitto israelo-palestinese negli Stati Uniti. La sua figura, intrecciata a percorsi politici e movimenti sociali, è al centro delle indagini dell’FBI. Nei prossimi paragrafi, emerge un ritratto complesso, fatto di militanze passate e di un impegno cresciuto nel tempo, alimentato dal web e dalle tensioni internazionali.
I fatti dell’attentato e le prime indagini delle autorità americane
Il 22 maggio 2025, Elias Rodriguez ha aperto il fuoco nei pressi del Museo Ebraico di Washington, prendendo di mira Yaron Lischinsky e Sarah Milgrim, due membri dell’ambasciata israeliana. Entrambi sono morti sul colpo. Durante la sparatoria, l’uomo ha urlato slogan a favore di Gaza, della Palestina e dei palestinesi. Subito dopo, è stato arrestato e ora si trova sotto custodia.
L’FBI ha cominciato a indagare sul profilo di Rodriguez, concentrandosi sulle sue attività online. Le autorità vogliono accertare se agisse come parte di una rete terroristica o se fosse un “lupo solitario”. Al momento, la pista più solida suggerisce che Elias abbia maturato la sua azione in modo individuale, con una radicalizzazione alimentata dai contenuti reperiti sul web.
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Le forze dell’ordine stanno analizzando ogni traccia digitale, dai social network a chat private, cercando possibili contatti o complici. La complessità delle indagini sta proprio nella difficoltà di capire se altri gruppi abbiano influenzato o ispirato l’attacco. La scena politica americana e le tensioni internazionali intorno al conflitto mediorientale rendono il caso ancora più delicato.
Il passato politico di elias rodriguez e le sue militanze sociali
Esaminando la vita di Elias Rodriguez emerge un impegno politico risalente agli anni precedenti al fattaccio. Originario di Chicago, il 30enne aveva partecipato per diversi anni al Partito per il Socialismo e la Liberazione, un gruppo marxista-americano. Il partito ha preso ufficialmente le distanze dall’attentato, sottolineando che Rodriguez aveva interrotto la militanza già nel 2017.
Dopo quell’anno, Rodriguez non ha abbandonato l’impegno civile. Ha partecipato a manifestazioni legate al movimento Black Lives Matter, sostenuto i diritti delle minoranze e, negli ultimi tempi, si è fatto vedere con i gruppi pro-Palestina. Il suo coinvolgimento nelle proteste esprime una traiettoria politica che si è spostata verso questioni sociali e diritti umani, con particolare attenzione alla causa palestinese.
Questo percorso di attivismo non gli aveva mai procurato problemi giudiziari fino all’attacco. Da molti osservatori, la sua evoluzione politica è stata vista come una radicalizzazione progressiva, forse incentivata da eventi internazionali che hanno acceso nuove tensioni sul tema palestinese.
La radicalizzazione online dietro all’attacco di washington
Fonti vicine alle indagini riferiscono che Elias Rodriguez si sarebbe avvicinato alla causa palestinese già dal 2014, anno della guerra tra Israele e Gaza che in molti Stati ha suscitato ondate di protesta. Quel periodo ha marcato un cambiamento anche nella vita virtuale di Rodriguez, con un accumulo di post e commenti contro Israele e a sostegno della Palestina.
Un episodio che sembra aver accentuato la sua ira risale alla morte di un bambino palestinese di 6 anni, Wadea, ucciso da un padrone di casa descritto come xenofobo. Questo evento ha scatenato un’ondata emotiva che si rifletteva nei suoi contenuti online, diventati sempre più aggressivi e caricati di riferimenti alle ingiustizie subite dai palestinesi.
Tali comportamenti hanno attirato l’attenzione degli investigatori, che cercano di ricostruire i passaggi che hanno portato Rodriguez a scegliere la violenza come mezzo di protesta. La sua presenza attiva su reti sociali e forum sarebbe stata la cassa di risonanza che ha alimentato questo processo.
Il manifesto post-attentato: un appello alla difesa armata di gaza
A poche ore dall’attacco è comparso online, su uno dei profili ritenuti di Rodriguez, un documento intitolato “Escalation per Gaza, portiamo la guerra a casa”. Il testo si presenta come un tentativo di interpretare e giustificare l’assalto di Washington, rivolgendosi a chi cerca un senso in quei fatti.
Il manifesto attacca duramente Israele, definito “stato genocida”, e critica gli Stati Uniti per la loro presunta mancata azione a favore di Gaza. Invita quindi a sollevare le armi per difendere la Palestina, sostenendo che la guerra non si debba limitare ai territori mediorientali ma spostarsi sulle “terre di chi sostiene l’oppressione”.
Questo documento rappresenta una chiave di lettura delle motivazioni di Elias Rodriguez e rimanda a una strategia di propaganda che punta a mobilitare altre persone a compiere gesti simili. Le autorità americane stanno proseguendo nella ricerca di altri materiali e contatti che possano svelare eventuali complici o reti di supporto dietro all’attentato.