Il presidente di confindustria orsini chiede piano industriale straordinario per evitare la deindustrializzazione
Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, chiede un intervento straordinario per evitare la deindustrializzazione in Italia ed Europa, mentre Giorgia Meloni e Roberta Metsola discutono politiche industriali e Green Deal.

Il dibattito all’assemblea di Confindustria a Bologna ha evidenziato la necessità di un piano industriale straordinario per l’Italia e l’Europa, con richieste di revisione del Green Deal e interventi su costi energetici e salari bassi, mentre governo e UE mostrano apertura ma restano sfide da affrontare. - Unita.tv
La situazione industriale in Italia ed Europa è al centro del dibattito pubblico dopo l’assemblea di Confindustria tenutasi ieri a Bologna. Emanuele Orsini ha lanciato un appello forte, invitando governo italiano e unione europea a mettere in campo un intervento straordinario. I temi principali del confronto riguardano la necessità di rivedere il Green Deal e una politica industriale più concreta e adeguata ai tempi. Anche la premier Giorgia Meloni e la presidente del parlamento europeo Roberta Metsola hanno preso parte al dibattito, mostrando punti di convergenza ma anche segnali di criticità da affrontare nei prossimi mesi.
Il grido di orsini per evitare la deindustrializzazione in italia e in europa
Durante l’assemblea annuale di Confindustria, tenutasi a Bologna, il presidente Orsini ha espresso preoccupazione per il rischio di una deindustrializzazione che potrebbe colpire sia l’Italia che l’intera Europa. Ha chiesto con forza l’adozione di un piano industriale straordinario, sottolineando la necessità di sviluppare investimenti produttivi pari a 8 miliardi di euro all’anno per almeno tre anni. L’obiettivo è rafforzare il tessuto industriale, considerato ancora debole in alcune aree strategiche.
Orsini ha ribadito che il Green Deal europeo, così com’è impostato, necessita di un cambiamento radicale. Lo stesso tema era stato affrontato nella precedente assemblea, con richieste precise e un documento che conteneva 80 misure a costo zero, molte delle quali ancora non attuate. Il presidente di Confindustria ha fatto notare che sarebbe possibile attivarle immediatamente, ma senza un impegno deciso da parte del governo italiano e della UE, resta difficile ottenere risultati concreti.
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Durante la sessione è emersa una critica al governo, che pur avendo realizzato alcune azioni importanti, non sembrerebbe aver messo in campo una vera politica industriale. Questa carenza pesa soprattutto sulla crescita economica e sulla capacità di attrarre investimenti. Per Orsini, servono interventi più decisi e una revisione delle strategie attuali per ridare slancio all’industria.
Il confronto tra meloni e orsini: sintonia ma anche critiche sulle politiche industriali
La premier Giorgia Meloni ha partecipato all’assemblea, mostrando consapevolezza sulle mancanze segnalate da Orsini e manifestando la volontà di colmare alcune lacune. Ha riconosciuto l’importanza di correggere il tiro e ha garantito una collaborazione più stretta con il mondo industriale, promettendo di voler accelerare nell’implementazione delle proposte di Confindustria.
Nonostante l’intesa, Meloni ha sottolineato che non tutte le difficoltà nascono dalla scarsità di risorse. “Questo significa che ci sono margini di manovra anche con strumenti già a disposizione, come le 80 misure a costo zero citate.” L’esecutivo intende dunque cercare di sfruttare meglio gli strumenti esistenti per un impatto più rapido sul sistema produttivo.
Nel dialogo con Orsini si è evidenziata una qualche convergenza di idee anche sul piano europeo. Entrambi hanno riconosciuto la necessità di un cambiamento di rotta sul Green Deal. L’attenzione si è focalizzata inoltre sulle norme europee riguardanti il patto di stabilità e crescita, considerate come un limite alle possibilità di finanziare gli investimenti industriali. Meloni ha spiegato che l’Italia intende negoziare una revisione del piano nazionale di ripresa e resilienza per destinare risorse alle imprese sulla base di una proposta definita “transizione 5.0”.
Ruolo e posizione di robta metsola sull’assemblea e il green deal europeo
La presidente del parlamento europeo, Roberta Metsola, presente all’incontro, ha confermato il sostegno della UE all’industria italiana, ma il suo discorso ha ricevuto reazioni tiepide da parte dei partecipanti. Metsola ha ribadito la volontà del parlamento europeo di accompagnare il sistema produttivo, ma la platea di Confindustria non ha accolto con entusiasmo le sue parole, soprattutto quelle riguardanti il sostegno all’Ucraina, tema condiviso dalla premier Meloni ma con scarso appoggio tra gli imprenditori presenti.
Sul Green Deal, Metsola ha spiegato che il partito popolare europeo a cui appartiene condivide molte delle posizioni italiane. Però l’Unione Europea si muove con prudenza e non ha ancora preso decisioni che possano essere considerate inversioni di rotta significative. Alcune concessioni come il rinvio delle sanzioni alle case automobilistiche sono stati fatti, ma le linee guida restano le stesse.
La questione del sostegno agli investimenti industriali a livello europeo è rimasta aperta. Orsini ha chiesto lo scorporo delle misure di sostegno dal patto di stabilità, cosa che Metsola ha riconosciuto come complicata da realizzare sul piano politico, visto il diverso orientamento dei paesi membri.
Ipotesi di revisione del pnrr e cooperazione italo-tedesca per la crescita industriale
Uno dei temi di maggior interesse emersi riguarda la possibilità di rivedere il piano nazionale di ripresa e resilienza. Meloni si è detta pronta a portare avanti negoziati per destinare risorse non impiegate finora a un modello semplificato della cosiddetta transizione 5.0. Questa versione dovrebbe motivare nuovi investimenti da parte delle imprese, soprattutto nel campo tecnologico e ambientale.
Da questa ipotesi si evince che finora l’Italia non ha saputo sfruttare appieno i fondi del PNRR, il che riflette anche nella crescita limitata del prodotto interno lordo. Per il futuro, il governo e Confindustria puntano a una gestione più efficace delle risorse europee e nazionali.
D’altra parte, sia Orsini che Meloni hanno sottolineato come rafforzare i rapporti industriali e commerciali con la Germania rappresenti una strada concreta. I legami tra i due paesi sono già forti e il cambio di orientamento politico a Berlino, con l’arrivo della CDU al governo, potrebbe facilitare una collaborazione più stretta. Il piano d’azione bilaterale siglato nel 2023 va in questa direzione, ma permangono differenze sulle posizioni riguardo al conflitto ucraino.
I costi energetici e i bassi salari: due emergenze per il sistema industriale italiano
Il tema dei costi energetici ha preso spazio durante il dibattito, con Orsini che ha chiesto un intervento concreto per separare il prezzo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili da quello legato al gas. Questa richiesta mira a ridurre il peso degli oneri energetici per le imprese.
Meloni ha manifestato disponibilità a discutere del problema, ma non ha esplicitato piani chiari su come procedere. “Queste trattative saranno un banco di prova importante per il rapporto tra governo e Confindustria, dato che potrebbe servire un investimento significativo.”
Altro aspetto emerso riguarda i salari bassi nel paese. Orsini ha definito il fenomeno un problema nazionale che si può affrontare attraverso il dialogo con i sindacati, promuovendo i contratti di produttività e contrastando quelli irregolari, definiti “pirata”. La premier ha annunciato l’ipotesi di destinare 15 miliardi, nell’ambito della revisione del PNRR, al sostegno all’occupazione e all’aumento della produttività.
Questi passaggi saranno cruciali per valutare la capacità dell’esecutivo di rispondere alle esigenze della coalizione produttiva italiana. I prossimi mesi si preannunciano decisivi per valutare l’evoluzione di queste proposte e la loro traduzione in misure concrete sul territorio nazionale.