il piano economico di trump per il 2025 punta su ceto medio, dazi e rilancio della manifattura Usa

L’amministrazione Trump, guidata da Scott Bessent, propone un piano economico per rinvigorire la classe media e l’industria nazionale attraverso dazi, tagli fiscali e deregulation per stimolare occupazione e investimenti.
L’amministrazione Trump nel 2025 punta a rilanciare l’industria nazionale e la classe media attraverso dazi mirati, tagli fiscali, incentivi agli investimenti e deregulation per stimolare occupazione e crescita economica interna. - Unita.tv

L’amministrazione Trump ha superato i primi cento giorni del 2025 con un programma economico che mette al centro la classe media e la rinascita dell’industria nazionale. Scott Bessent, segretario al Tesoro, ha illustrato sulle pagine del Wall Street Journal gli obiettivi concreti che accompagnano le politiche dell’attuale presidente, attraverso misure che coinvolgono il commercio internazionale, le tasse e le regole per l’economia. Il piano vuole affrontare le sfide che si sono accumulate negli anni, restituendo slancio al comparto produttivo americano e alleggerendo il peso fiscale sulle famiglie.

il commercio globale e il ruolo dei dazi nella strategia di trump

Il primo passo della strategia economica consiste nella gestione del commercio estero, specialmente attraverso l’imposizione e il riallineamento dei dazi doganali. Bessent ha spiegato che questa scelta mira a ridurre le “barriere commerciali” più dannose per il sistema produttivo interno, aprendo spazi per l’export e favorendo il ritorno delle aziende manifatturiere che avevano delocalizzato la produzione soprattutto in paesi come la Cina.

Reshoring e occupazione industriale

Secondo il segretario al Tesoro, questo “reshoring” rappresenta un elemento chiave per stimolare l’occupazione nel settore industriale, che era diminuita negli anni passati. I dazi sono visti anche come una fonte di entrate aggiuntive per il governo, utili per sostenere altri interventi economici. Si pensa quindi di bilanciare protezionismo calibrato e apertura a nuovi mercati con l’obiettivo di preservare e creare posti di lavoro qualificati.

Questo approccio ha diviso opinioni, ma il governo insiste sul fatto che la nuova impostazione commerciale non si limiterà a colpire le importazioni, ma certificherà una svolta nel modo in cui le aziende americane si relazionano con il mondo. La riduzione delle catene produttive estere e una politica doganale più rigida dovrebbero stimolare la crescita interna e la competitività, riconsegnando un ruolo importante alla manifattura per l’intera economia statunitense.

Il taglio delle tasse e le agevolazioni per la classe media e le piccole imprese

Un altro pilastro fondamentale del piano riguarda il sistema fiscale. Gli obiettivi principali indicati da Bessent sono quelli di rendere permanenti le norme del Tax Cuts and Jobs Act del 2017, per far sì che lavoratori e piccole imprese possano beneficiare di un aumento dei redditi più rapido rispetto alle fasce più alte della popolazione.

Incentivi fiscali e investimenti produttivi

Il segretario è chiaro nel dire che l’intenzione è sostenere il ceto medio alleggerendo gli oneri fiscali, con interventi mirati come il ripristino del 100% della detraibilità per le spese in attrezzature e la sua estensione alla costruzione di nuovi stabilimenti produttivi. Questi incentivi dovrebbero aiutare le aziende a investire in infrastrutture e dotazioni tecniche, elementi indispensabili per rinforzare la produzione locale.

Tra le misure fiscali più specifiche si parla di agevolazioni particolari sui prestiti per l’acquisto di auto made in Usa, cosa che si inserisce in un disegno più ampio di sostenere prodotti e attività nazionali. Le riforme tassative, dunque, non guardano solo alle imprese ma anche ai consumatori e famiglie, cercando di alleggerire l’impatto dei costi quotidiani e stimolare consumi interni.

Deregulation per favorire gli investimenti e l’occupazione

L’ultima parte della strategia presentata da Bessent si concentra sulla deregulation dell’economia americana, giudicata essenziale per lavorare senza vincoli burocratici e normativi considerati “dannosi” dal governo. Questa linea deve consentire agli Stati Uniti di tornare a una robusta capacità di costruire e produrre.

Flessibilità e predominio energetico

Si punta ad accrescere l’occupazione e i salari creando condizioni più flessibili per le imprese. La rimozione di alcuni limiti semplificherà l’accesso al capitale da parte delle famiglie, facilitando l’ottenimento di finanziamenti e sgravi nelle pratiche bancarie.

Un aspetto decisivo è il “predominio energetico”, valutato cruciale per eliminare ulteriori ostacoli e sostenere l’espansione industriale senza dover fare i conti con pesanti restrizioni ambientali o normative sul settore energetico. Questa scelta riflette il tentativo di rafforzare la posizione del paese in settori strategici, incoraggiando investimenti anche in nuove produzioni e infrastrutture.

Le misure previste, ovviamente, metteranno in gioco equilibri complessi che riguardano ambiente, mercato e società, ma l’intento è chiaro: dare all’America gli strumenti per crescere anche fuori dalle logiche consolidate, puntando sul ruolo della manifattura e sul sostegno diretto a chi lavora e produce nel territorio nazionale.