Home Il partito popolare stabile al 35% in spagna ma lo scontro politico si approfondisce dopo blackout e tensioni territoriali

Il partito popolare stabile al 35% in spagna ma lo scontro politico si approfondisce dopo blackout e tensioni territoriali

I sondaggi di SocioMétrica mostrano il Partito Popolare al 35% e il PSOE di Pedro Sánchez in calo al 29%, mentre tensioni territoriali e crisi energetica complicano la stabilità politica spagnola.

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I sondaggi SocioMétrica di maggio 2025 mostrano il Partito Popolare in testa in Spagna, ma con tensioni territoriali e critiche per la gestione del blackout, mentre il PSOE di Sánchez perde consensi e cerca alleanze con le forze indipendentiste in un quadro politico sempre più frammentato e instabile. - Unita.tv

I recenti sondaggi condotti da SocioMétrica tra il 19 e il 22 maggio 2025 rivelano un quadro politico spagnolo caratterizzato da conferme e tensioni crescenti. Il Partito Popolare continua a mantenere una posizione dominante con il 35% di consensi, mentre il Partito Socialista Operaio Spagnolo guidato da Pedro Sánchez cala al 29%. Interessanti movimenti emergono nelle forze di sinistra e nei partiti indipendentisti che potrebbero giocare un ruolo decisivo nel prossimo Parlamento. Le divisioni territoriali e le tensioni socio-politiche, in particolare dopo il blackout del 28 aprile, stanno ridefinendo gli equilibri e complicano la stabilità del governo.

Stabilità del partito popolare tra consensi e sfide nascoste

Secondo i dati SocioMétrica, il Partito Popolare si conferma prima forza politica in Spagna con una quota del 35%. Questo risultato, in linea con le ultime rilevazioni, sembra consolidare la leadership del partito guidato da Alberto Núñez Feijóo nel panorama politico nazionale. Il sostegno si rafforza, rispetto ad aprile, di circa tre punti percentuali a livello nazionale. Ma appena si scende sul piano territoriale la situazione si mostra molto diversa.

Tensioni nei paesi baschi e la questione linguistica

Nei Paesi Baschi, ad esempio, il PP perde terreno in modo significativo, subendo un crollo di sette punti percentuali. Questo fenomeno mette in luce una frattura strutturale del consenso elettorale, che al nord del paese appare più fragile e soggetto a variazioni rapide. Il tema delle lingue minoritarie e la posizione del PP riguardo alla Catalogna e al Basco pesano non poco. Scelte di chiusura nei confronti delle autonomie territoriali hanno alimentato l’accusa da parte di avversari e parte del pubblico di una linea “catalanofoba”.

Anche la gestione del blackout del 28 aprile pesa sull’immagine di Feijóo e del suo partito. La proposta di rilanciare il nucleare come alternativa energetica ha ricevuto critiche da esperti del settore e non ha convinto l’elettorato più moderato, creando spaccature anche all’interno della base conservatrice. L’alleanza con Junts per votare a favore di una commissione d’inchiesta parlamentare ha creato confusione presso gli elettori più tradizionalisti, segnando un momento di instabilità per il PP proprio mentre prova a blindare la propria posizione.

La crisi del fronte progressista tra calo dei consensi e nuove strategie di sánchez

Il PSOE di Pedro Sánchez ha subito un calo di un punto percentuale, scendendo al 29%, e registra difficoltà a tenere insieme le varie anime della sinistra spagnola. La sinistra più radicale, rappresentata da Podemos, rimane stabile attorno al 4%, mentre Sumar perde un punto, fermandosi al 5%. Questo trend segnala un progressivo allontanamento di parte dell’elettorato progressista più giovane e critico rispetto alla leadership attuale.

Durante un vertice europeo con Ursula von der Leyen, Sánchez ha preso posizione netta contro l’intervento militare israeliano a Gaza, chiedendo sanzioni e definendo le operazioni militari “un’invasione illegittima.” Parallelamente, il leader socialista ha chiesto un riconoscimento ufficiale dell’Unione europea per le lingue catalana, basca e galiziana, una mossa che sembra puntare a recuperare consenso tra le forze indipendentiste e identitarie, ma che solleva contestazioni da parte dell’opposizione.

Il governo intanto fatica a gestire l’emergenza energetica. Le accuse dell’opposizione, insieme a Junts e Podemos, puntano a Sánchez rimproverando presunte carenze nella prevenzione del blackout. Il dibattito sull’energia nucleare divide ancor di più il quadro politico spagnolo, mettendo in crisi la coesione governativa proprio in un momento in cui l’Europa preme per un maggiore collegamento della rete elettrica iberica con quella continentale.

Indipendentisti e frammentazione territoriale che complicano il quadro politico spagnolo

Le sigle indipendentiste come Junts e Esquerra Republicana de Catalunya , entrambe stabili intorno al 2%, insieme al Bloque Nacionalista Galego all’1%, stanno acquisendo un peso sempre più strategico nell’attuale legislatura spagnola. Questi movimenti, pur con percentuali relativamente basse, potrebbero rivelarsi decisivi per i prossimi equilibri parlamentari e per la formazione di maggioranze.

Il blackout del 28 aprile ha ulteriormente scosso la scena politica e istituzionale. Il Congresso ha approvato due commissioni d’inchiesta parallele, una proposta dal governo con 175 voti favorevoli, e un’altra proposta dal PP con 180 voti. Questa duplice iniziativa ha creato una frattura profonda tra i diversi attori istituzionali, complicando la possibilità di un confronto costruttivo e aumentando le tensioni sulla gestione della crisi energetica.

L’opposizione ha usato questo evento per attaccare duramente Sánchez, puntando sulle mancanze nella prevenzione della crisi e mettendo in discussione l’efficacia delle politiche energetiche. Nel dibattito pubblico spicca la richiesta del ritorno al nucleare come risorsa alternativa, un tema che divide anche tra gli stessi esponenti politici dell’area conservatrice e progressista.

La sfida di sánchez tra europa, identità linguistiche e crisi internazionale

Pedro Sánchez sta tentando di modificare la narrazione politica a proprio favore, sfruttando sfide internazionali e temi identitari per riguadagnare consensi. Il riconoscimento delle lingue regionali catalana, basca e galiziana in sede europea rappresenta un tentativo di allargare il sostegno parlamentare, in particolare da parte di Junts, puntando su concessioni simboliche ma significative per la promozione della pluralità culturale in Spagna.

Questa complex strategia, criticata dal PP come mero calcolo elettorale, pone al centro il tema delle identità regionali in un momento di forte tensione politica. Intellettuali catalani come Enric Vila denunciano la strumentalizzazione politica del patrimonio culturale, sottolineando che “la lingua non può essere usata come merce di scambio.”

Parallelamente, Sánchez promuove il cosiddetto “neo-pujolismo” attraverso figure come il ministro Salvador Illa, con l’obiettivo di contrastare le spinte indipendentiste e favorire una più ampia visione della Spagna come nazione plurale. Questa linea però rischia di alienare elettori moderati in altre regioni, alimentando la sfida politica su più fronti locali e nazionali.

Elementi di complessità nei sondaggi e prospettive per il futuro

La posizione di vantaggio del PP a livello nazionale potrebbe nascondere diverse insidie. Alberto Núñez Feijóo dovrà affrontare un difficile equilibrio tra critica all’esecutivo e proposte credibili, senza spingersi troppo verso posizioni che potrebbe risultare estremiste o alienanti per importanti segmenti dell’elettorato. La sua linea rigida nei confronti delle lingue basca e catalana e l’allineamento con figure come Viktor Orbán potrebbero compromettere il sostegno in regioni dove il PSOE detiene ampi margini.

Il caso della votazione congiunta con Junts, che ha visto 180 voti a favore per una commissione d’inchiesta sul blackout, ha sollevato dubbi anche negli ambienti più conservatori. Questa mossa ha messo in discussione la coerenza programmatica del PP e ha creato incertezza tra gli elettori tradizionali. Una strategia politica in continua evoluzione, che dovrà considerare le diverse realtà territoriali e sociali del paese.

Intanto il governo non perde tempo nel ribaltare la scena sfruttando eventi internazionali come la crisi a Gaza per descrivere l’opposizione come legata a estremismi controversi. Lo scontro politico appare sempre più acceso in un momento delicato per la Spagna, con la scena parlamentare frammentata e l’attenzione dell’opinione pubblica rivolta ad emergenze energetiche, tensioni territoriali e alle difficoltà di un governo sotto pressione.