Il nuovo papa leone xiv e la guerra delle università americane sul conflitto israelo-palestinese

L’elezione del cardinale Michael Leone XIV segna un momento cruciale per le tensioni nelle università americane e le divisioni nella comunità ebraica, influenzate dal conflitto israelo-palestinese.
L'elezione a sorpresa del cardinale Michael Leone XIV come papa riflette profonde divisioni politiche e culturali negli Stati Uniti, mentre il conflitto israelo-palestinese intensifica tensioni tra università, comunità ebraiche e libertà di espressione. - Unita.tv

L’elezione a sorpresa del cardinale michael leone xiv, originario degli stati uniti, ha riportato l’attenzione sulla divisione profonda che attraversa l’opinione pubblica e le istituzioni culturali americane. Il rapido conclave, tenutosi nella cappella sistina, ha smentito le previsioni di uno scontro interno esasperato fra fazioni politiche legate all’elettorato trumpiano e pro-francesco. Allo stesso tempo, la nomina si intreccia in modo molto concreto con il riemergere della tensione alle università statunitensi, dove la guerra infinita di gaza e la questione dell’antisemitismo tengono in bilico la libertà di espressione e i rapporti fra studentati, docenti e amministrazioni.

La fumata bianca che rompe gli schemi: chi è il papa leone xiv

Il cardinal michael leone xiv, appena eletto pontefice, proviene da una significativa esperienza pastorale e diplomatico-religiosa, che lo rende figura sfuggente alle semplificazioni politiche. Nato negli stati uniti, ha passato anni in contesti delicati, camminando tra le periferie urbane americane e le sfide della curia romana. La sua elezione ha spiazzato chi si attendeva uno scontro fra correnti interne al sacro collegio, soprattutto perché non rappresenta nemmeno un simbolo netta contrapposizione alle posizioni di donald trump, a differenza di altri esponenti del clero americano. L’accesso al soglio pontificio è arrivato in tempi rapidi, smentendo le previsioni di una votazione lunga e frammentata, mentre nelle stesse ore riprendevano manifestazioni e scontri nelle università degli stati uniti, a proposito del conflitto israelo-palestinese.

La nuova ondata di tensioni alle università americane tra antisemitismo e libertà di espressione

La columbia university a new york è tornata teatro di proteste violente e di interventi della polizia, proprio mentre si annunciava l’elezione di leone xiv. Le manifestazioni contro il governo israeliano, a seguito della nuova offensiva di benjamin netanyahu su gaza, hanno provocato nuovamente interventi della polizia locale chiamata a sedare gli scontri all’interno del campus. Questi eventi creano un’ulteriore fitta trama nelle controversie che mettono a confronto studenti, docenti e amministratori accademici con opinioni divergenti su israele e palestina. La rettrice claire shipman ha infatti ordinato la presenza delle forze dell’ordine, per la terza volta in meno di dodici mesi, cosa che suscita uno scontro anche con coloro che invocano la libertà di manifestazione politica nelle aule universitarie.

Le divisioni all’interno della comunità ebraica americana e il ruolo dei grandi donatori

Non si può comprendere appieno l’incendio nelle università senza considerare la parte del mondo ebraico statunitense che detiene i fondi e nomina i vertici delle istituzioni accademiche. I “trustees” della columbia university, spesso espressione di importanti fondazioni ebraiche, adottano una linea dura contro ogni forma di protesta definita antisionista, considerando ogni critica a israele come antisemitismo. Questa posizione ha fatto scontro con molti studenti e docenti che invece dissentono dalle politiche di netanyahu, in particolare riguardo alla guerra contro gaza. Nel contesto politico americano, questa fazione potente ha garantito un appoggio forte a donald trump, soprattutto per la sua opposizione alla cultura woke e al suo presunto impatto negativo sui campus universitari.

Boston e la crisi delle istituzioni accademiche nelle lotte sulla libertà di pensiero

Analoghe tensioni si vedono anche a harvard, dove la presidente pauline gay, prima donna afroamericana a ricoprire quella carica, è stata messa sotto pressione e alla fine sostituita perché non voleva reprimere le manifestazioni antisemite nel campus. Questi avvicendamenti si sono consumati prima che trump diventasse il candidato repubblicano principale nel 2024, a testimonianza delle profonde spaccature politiche in atto. La gestione di questi scontri ha suscitato critiche verso l’amministrazione biden, accusata di non intervenire con decisione mentre i vertici delle università soccombono ai donatori, a discapito della libertà accademica.

La diaspora ebraica internazionale e le posizioni critiche sulla guerra a gaza

Anche fuori dagli stati uniti, la guerra a gaza sta producendo nuove fratture nei gruppi ebraici. In italia, la senatrice a vita liliana segre, sopravvissuta alla shoah e simbolo di memoria storica, ha pubblicato un libro con un’intervista in cui critica apertamente il governo netanyahu. Segre parla di una “trappola di odio” che coinvolge sia israeliani sia palestinesi. Questa presa di posizione rappresenta una novità significativa, perché segna una distanza da quanto espresso negli anni passati e scompagina l’immagine tradizionale di supporto incondizionato alle politiche israeliane. Tuttavia, tra i maggiori giornalisti della diaspora ebraica italiana emerge una netta opposizione a questa visione, segno della complessità e delle tensioni irrisolte anche nel vecchio continente.

L’elezione di leone xiv arriva dunque mentre infiammano nuove crisi che coinvolgono il mondo universitario e le comunità ebraiche in america e altrove. Le tensioni provocate dal conflitto israelo-palestinese si riflettono nei rapporti tra potere, finanza e diritto alla libera espressione, facendo emergere anche realtà inaspettate dentro il sacro collegio e la società civile. Un terreno dove i giochi politici si intrecciano alle scelte morali e alle pressioni di gruppi forti e influenti, con conseguenze a livello internazionale.