La morte di alex marangon, giovane barista di 25 anni di Marcon, ha acceso i riflettori su una tragedia avvenuta dopo un rituale sciamanico che coinvolgeva l’uso di ayahuasca, una sostanza allucinogena vietata in Italia. Quel tragico episodio si è consumato nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2025 a Vidor, nell’abbazia di Santa Bona, durante una cerimonia guidata da due curanderos colombiani. Ventuno persone erano presenti e avevano ingerito un mix di sostanze, ma a pagare il prezzo più alto è stato proprio alex. L’inchiesta in corso cerca di fare chiarezza su un evento ancora carico di dubbi e interrogativi.
La cerimonia sciamanica e l’uso di ayahuasca a vidor
La cerimonia che ha coinvolto alex marangon si è svolta nell’abbazia di Santa Bona, un antico edificio a Vidor, Treviso, dove un gruppo di venti partecipanti ha preso parte a un rito sciamanico condotto da due curanderos provenienti dalla Colombia. La sostanza al centro della cerimonia è stata l’ayahuasca, un infuso con effetti psicoattivi utilizzato per secoli dalle tribù amazzoniche per la guarigione e il contatto con il mondo spirituale. In Italia, però, questa sostanza è vietata per legge.
Durante il rito, i partecipanti hanno bevuto l’ayahuasca nell’intenzione di esplorare piani interiori della coscienza. Questi rituali sono spesso legati a pratiche di meditazione e crescita personale, ma implicano rischi significativi soprattutto se associati ad altre droghe. Alex e gli altri presenti non erano consapevoli pienamente dei pericoli o sottovalutavano le possibili interazioni con altre sostanze.
La scoperta del corpo di alex marangon e le prime ipotesi
Tre giorni dopo la cerimonia, il 2 luglio, il corpo di alex marangon è stato trovato su un isolotto nel fiume Piave, distante circa dieci chilometri dal luogo della cerimonia. Il ragazzo presentava diverse ferite compatibili con una caduta da un dirupo alto quindici metri.
Le forze dell’ordine hanno subito escluso la presenza di terzi coinvolti, chiudendo temporaneamente la pista di un omicidio. Gli agenti hanno considerato che la caduta possa essere stata accidentale, forse conseguenza di uno stato alterato di coscienza indotto da sostanze. La zona dove è stato rinvenuto il corpo era difficile da raggiungere e fuori da ogni percorso abituale, alimentando i dubbi su come alex possa essere arrivato lì e cosa realmente sia accaduto quella notte.
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Le analisi tossicologiche e le sostanze trovate nel sangue
Nel sangue di alex marangon sono state rilevate diverse sostanze, tra cui ayahuasca, cocaina e MDMA. Questi elementi hanno spinto la procura di Treviso a richiedere accertamenti approfonditi per comprendere se la combinazione di droghe abbia influito sullo stato mentale del ragazzo al punto da causare una perdita di controllo con conseguenze fatali.
I test tossicologici, rallentati dalla mancanza di reagenti adeguati, sono ripartiti solo da poco e i periti hanno due settimane per stabilire se le sostanze ingerite abbiano prodotto allucinazioni violente o effetti collaterali tali da compromettere la consapevolezza di alex durante la discesa verso il fiume. La ricerca mira a capire il ruolo concreto di questo “cocktail” chimico nella tragedia.
La vita di alex marangon e il contesto emotivo della vicenda
Chi conosceva alex marangon racconta di un ragazzo solare e riflessivo, non incline a comportamenti autodistruttivi o ossessioni esoteriche. Dai suoi diari personali e dai contenuti social emergeva un interesse per il significato profondo di sé e del mondo, piuttosto che la voglia di cercare l’ebbrezza dello sballo.
Questo rende ancora più feroce la tragedia: un giovane in cerca di un percorso spirituale autentico, si è imbattuto in un’esperienza che ha avuto per lui un esito fatale. I suoi familiari e gli abitanti di Marcon vivono un momento di grande smarrimento, sospeso tra la speranza di avere una spiegazione chiara e il peso del dolore per una perdita improvvisa e misteriosa.
Ricostruzione dei fatti e testimonianze sui momenti prima della tragedia
Le ricostruzioni della squadra investigativa e del medico legale Alberto Furlanetto evidenziano che alex è caduto da una notevole altezza, impattando violentemente contro le rocce. Non ci sono segni di lotta o di colluttazione sul corpo, né prove che indichino un tentativo di fuga, anche perché il ragazzo era scalzo quella notte.
Un testimone ha riferito di aver sentito urla e un forte tonfo poco dopo la cerimonia. I soccorritori hanno cercato senza successo il corpo durante il primo intervento, nascosto tra la vegetazione e appena immerso nell’acqua. Solo l’uso di un drone ha permesso di individuare con precisione il luogo del ritrovamento.
Le analisi tossicologiche rappresentano ora la chiave per far luce sugli eventi: non solo perché possono confermare lo stato mentale alterato durante la discesa, ma anche perché aiutano a scongiurare altre ipotesi e a chiarire le dinamiche che hanno portato a quella caduta fatale.