Home Il grande ribaltone europeo: come Brexit e altri eventi stanno cambiando gli equilibri politici del continente nel 2025

Il grande ribaltone europeo: come Brexit e altri eventi stanno cambiando gli equilibri politici del continente nel 2025

La revisione segreta degli accordi Brexit da parte del governo britannico e della Commissione europea segna un cambiamento significativo nelle relazioni tra Londra e Bruxelles, sollevando interrogativi sulla democrazia in Europa.

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L'articolo analizza una revisione segreta degli accordi Brexit che riflette tensioni politiche e democratiche in Europa, evidenziando un generale indebolimento dei processi democratici tradizionali in un contesto di crisi geopolitiche e instabilità interna. - Unita.tv

A fine weekend, mentre la Romania contava i voti presidenziali, la scena politica europea ha registrato un’improvvisa svolta che riguarda direttamente il destino di Brexit. Funzionari della Commissione europea e del governo britannico hanno sottoscritto una revisione degli accordi firmati all’epoca dell’uscita del Regno Unito dall’Ue. Questa manovra, poco annunciata e condotta in gran segreto, sta modificando un trattato fondamentale e condiziona non solo le relazioni tra Londra e Bruxelles ma anche il quadro politico internazionale. Il tutto si inserisce in un contesto di tensioni crescenti su più fronti, dalla politica interna britannica alle difficoltà di diversi governi europei.

Evoluzione del rapporto tra regno unito e ue dopo Brexit, un cambio di rotta silenzioso

Nella notte di domenica, mentre in Romania si svolgeva lo spoglio elettorale, una serie di negoziati sotterranei ha riconfigurato un pezzo centrale degli accordi Brexit. Questi accordi rappresentano il risultato di un referendum del 2016 che vide la maggioranza degli oltre 33 milioni di britannici votare per l’uscita dall’Unione europea. Quella decisione fu guidata principalmente dal governo conservatore, con Boris Johnson a sostegno deciso della Brexit “totalmente e per sempre”. Sei anni dopo, però, il quadro politico del Regno Unito è molto diverso: un premier laburista, Keir Starmer, guida un esecutivo debole e pressato da vari fronti. Starmer non aveva previsto nel suo programma elettorale una revisione degli accordi Brexit, ma ora si trova costretto a muoversi, probabilmente sotto pressione della potente City di Londra.

Negoziazione segreta e ruolo del parlamento britannico

Il modo in cui questa revisione è stata portata avanti sorprende per la mancanza di trasparenza e di coinvolgimento diretto del Parlamento britannico, che è l’organo deputato a rappresentare in modo democratico la volontà del popolo. Non solo si tratta di un ripensamento sostanziale delle condizioni del “divorzio” dalla Ue, ma è anche un segnale che i grandi temi strategici sono trattati in ambiti tecnocratici e con alzate di voce ridotte nei circuiti politici tradizionali. Questa dinamica accende dubbi su quanto contino ancora i processi democratici formali nel plasmare eventi che invece hanno effetti di ampia portata, soprattutto dopo che la guerra in Ucraina ha messo in moto interessi economici e militari da parte britannica e non solo.

Altri casi europei: l’onda lunga delle decisioni semi-segrete su democrazia e governi

Il caso della Gran Bretagna si inserisce in una lunga serie di episodi in Europa dove decisioni politiche cruciali sono state prese senza il coinvolgimento diretto dei cittadini o con modalità poco trasparenti. In Spagna, il governo di Pedro Sánchez è riuscito a superare la sconfitta elettorale del 2023 negoziando in gran segreto con rappresentanti dell’indipendentismo catalano, alcuni dei quali ancora latitanti. Questo tipo di accordo definito “amnistia” ha capovolto un risultato democratico e generato un dibattito acceso sulle basi della legittimità parlamentare.

In Francia la magistratura ha reso ineleggibile Marine Le Pen, principale candidata alle elezioni presidenziali del 2027, un’operazione che si discosta dal normale corso elettorale e coinvolge direttamente la giustizia come attore nel gioco politico. La stessa situazione si riflette in Germania, dove Friedrich Merz, nuovo cancelliere, sembra intenzionato a perseguire vie legali per escludere AfD, partito che è il secondo più forte al Bundestag e quello che i sondaggi più recenti indicano in testa ai consensi. Questi episodi indicano una crescente sfida ai meccanismi democratici tradizionali e stanno modificando gli assetti politici in modo rapido e controverso.

Riflessioni sulla crisi politica italiana come preambolo del “grande ribaltone”

L’Italia ha vissuto un’escalation simile, che può essere vista come un primo esempio recente di questo tipo di ribaltamento democratico in Europa. Nel 2011, il governo guidato da Silvio Berlusconi è stato rovesciato all’improvviso dopo la severa bocciatura da parte di un’agenzia di rating di Wall Street e la conseguente crisi sui mercati del debito. Un attacco politico promosso dai vertici di Francia e Germania preparò il terreno per un governo tecnico a guida Mario Monti, con Mario Draghi chiamato successivamente a imporre misure di austerità rigide. Questo avvenimento ha segnato un punto di svolta nel rapporto tra la democrazia italiana e le pressioni esterne europee.

L’evoluzione degli schieramenti politici in italia

Tra il 2013 e il 2018 l’area “europeista” rappresentata dal Pd e alleati non ha mai vinto con chiarezza alle elezioni, mentre il Movimento 5 Stelle e Lega sono emersi come elettrori critici verso l’Europa dominata dalle élite. Il governo formato dopo la vittoria della Lega e la crescita dei populisti è durato poco, ribaltato poco dopo. Nel 2021 è arrivato un governo con Mario Draghi a Palazzo Chigi, che ha guidato durante la fase del Recovery Plan europeo contro la pandemia. Nel 2022 la guida del paese è passata a Giorgia Meloni, leader della destra conservatrice di Fratelli d’Italia, unica forza con un’opposizione chiara e continuativa ai governi “europeisti”. Questo schema ricalca lo scontro politico che si osserva a livello continentale, con forze di governo e opposizione divise lungo l’asse dei rapporti con Bruxelles.

Conflitti geopolitici e crisi europee: il quadro attuale e le sue implicazioni

I recenti movimenti politici europei avvengono in un contesto segnato dalla guerra in Ucraina, fattore che in qualche modo influenza e consolida la spinta verso scelte strategiche rischiose. In Francia, il presidente Emmanuel Macron sembra distogliere l’attenzione dalle crisi interne puntando sul ruolo militare e geopolitico di Parigi, con l’idea di un esercito europeo coordinato dalla Francia e finanziato dagli altri paesi. Questa strategia prova a creare una dimensione di “resistenza” europea alla Russia, investendo però pesantemente sulle finanze e creando devastazioni per 500 milioni di cittadini sul fronte economico.

Parallelamente, negli Stati Uniti, un altro ribaltone ha visto ritorno al potere di Donald Trump, evento che ha sorpreso larga parte dei sostenitori del cosiddetto “fronte democratico occidentale”. Moody’s ha declassato il rating Usa in modo che molti osservano come segnato da considerazioni di natura politica. In questo scenario di tensione globale e di continui cambiamenti interni, si percepisce il progressivo indebolimento delle democrazie liberali tradizionali, accentuato dall’intervento di élite politiche e finanziarie che spingono per decisioni spesso lontane dalla stretta volontà popolare.

La cronaca di questi avvenimenti mette in luce come molti paesi europei stiano attraversando una fase di fermento e di incertezza, dove i processi politici sono spesso condizionati da forze non trasparenti, presupponendo nuove tensioni e la necessità di una vigilanza su quanto avviene alle alte sfere del potere.