Home Il dibattito italiano sull’identità e la guerra: da anna foa a liliana segre tra memoria e conflitti a gaza

Il dibattito italiano sull’identità e la guerra: da anna foa a liliana segre tra memoria e conflitti a gaza

Anna Foa e Liliana Segre, figure emblematiche del dibattito su Gaza e la Shoah, mettono in luce le tensioni linguistiche e politiche che influenzano la memoria storica e l’identità.

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Anna Foa, al Salone del Libro di Torino 2025, denuncia i pericoli delle parole usate per narrare la guerra di Gaza e le derive autoritarie in Israele, mentre Liliana Segre, simbolo della memoria della Shoah, ne sottolinea l’importanza nel contrastare odio e strumentalizzazioni, evidenziando le tensioni nel dibattito italiano su identità e conflitto. - Unita.tv

L’arrivo di anna foa al salone del libro di torino ha acceso nuovamente i riflettori sulle parole usate per raccontare le guerre, in particolare quella di gaza, e sulle divisioni che ne derivano. La storica ha richiamato l’attenzione su come il ricorso all’identità, soprattutto in contesti così complessi, scateni tensioni e oppressioni. In questo scenario, le voci di critiche come la sua si scontrano con le prese di posizione spesso univoche dei media italiani, complici di un dibattito segnato da linee di confine sempre più nette. Accanto a foa, emerge da tempo la figura di liliana segre, senatrice a vita e simbolo della memoria della Shoah, la cui narrazione viene letta e usata in modi differenti, non di rado da posizioni politiche divergenti.

Anna foa e l’appello contro le parole della guerra

Anna foa, storica israelita ospite al salone del libro di torino il 2025, ha lanciato un preciso allarme sulle conseguenze delle parole usate per definire conflitti come quello di gaza. Nel suo intervento, ha sottolineato il pericolo di lasciare che l’identità diventi motivo di scontro, trasformando comunità in nemici. Nel suo libro “Il suicidio di Israele”, pubblicato da laterza nell’ottobre scorso, foa denuncia la reazione del governo israeliano agli attacchi di hamas, mettendo in luce le derive politiche che rischiano di consumare la democrazia israeliana stessa.

Un bilancio della guerra

Il contesto attuale vede una guerra che ormai dura quasi due anni, con un bilancio di vite palestinesi civili che supera di gran lunga quello israeliano del 7 ottobre 2023. Nonostante questo, molte grandi firme ebraiche del giornalismo italiano difendono strenuamente la legittimità di israele a difendersi, bollando come antisionismo o antisemitismo ogni voce critica, fra cui quella di foa. La storica insiste sul fatto che una critica consapevole non offende la legittimità dello stato israeliano ma mette in guardia contro politiche che rischiano di distruggere i principi democratici.

Nel suo intervento pubblico e nelle pagine del suo libro, foa chiama alla riflessione sui rischi di un nazionalismo esasperato e su come certi discorsi alimentino conflitti difficili da spegnere. La sua analisi si smarca dalla narrazione ideologica dominante e cerca di porre l’accento sul valore della pace oltre le divisioni identitarie.

Liliana segre e la memoria della shoah nel dibattito sulla guerra

Da anni, la figura più visibile dell’ebraismo sui grandi quotidiani italiani rimane liliana segre, senatrice a vita e sopravvissuta alla Shoah. Segre ha fatto della memoria il suo impegno centrale, raccontando il genocidio come monito perché simili atrocità non si ripetano mai più. La sua testimonianza è spesso vista come un faro nel complesso rapporto tra memoria storica e questioni contemporanee, in particolare il conflitto palestinese-israeliano.

Tensioni intorno alla figura di segre

Tuttavia, la presenza mediatica di segre non è sempre stata semplice. Con il protrarsi della guerra di gaza e la crescita di tensioni politiche, la sua immagine è stata messa alla prova. L’ex prima sostenitrice è stata contestata in ambienti di sinistra pro-palestinese. Lei ha sempre distinto fra i crimini di guerra e il terrorismo che ha scatenato l’intero conflitto, ricordando che il massacro iniziale è stato compiuto da gruppi terroristi antisemiti. Non a caso ha voluto preservare una posizione equilibrata senza lasciarsi trascinare da slogan o narrative unilaterali.

Questa posizione le ha attirato critiche anche da parte di chi la vedeva come icona acritica del centro-sinistra, con accuse di strumentalizzazione politica. Segre è stata posta a capo di una commissione parlamentare contro l’odio, ma senza che ciò abbia ancora portato a leggi efficaci contro antisemitismo e razzismo in italia, lasciando nel dubbio il reale impatto del suo ruolo istituzionale.

In più, la sua testimonianza è stata usata da alcune forze politiche per alimentare campagne contro il cosiddetto “odio nero”, identificato solo in certi schieramenti, innescando polemiche e divisioni ulteriori.

Contrasti mediatici e politici nell’interpretazione delle voci israeliane in italia

Il dibattito italiano su israele e gaza si arricchisce anche di tensioni mediatiche. La quasi assenza di spazio dato ad anna foa, nonostante il suo libro recente, indica un certo blocco informativo. La sua posizione critica è quasi solo presente in nicchie o canali meno diffusi, mentre il mainstream preferisce figure più rassicuranti.

Il confronto con liliana segre

Significativo è il confronto con liliana segre, la cui voce ha un peso enorme nella narrazione pubblica, soprattutto per il legame storico con la Shoah. Il suo ruolo di “testimonial” ufficiale dell’ebraismo italiano le conferisce una visibilità unica, ma anche un rischio di strumentalizzazione, che toglie respiro a riflessioni meno ortodosse.

Anna foa, benché anch’essa profondamente legata al tema della memoria, porta un contributo diverso. La sua denuncia sulle conseguenze della guerra di gaza, sulle politiche israeliane e sulle derive autoritarie e razziste che si affermano nel paese, è un tentativo di tenere aperto uno spazio di critica legittima, non accettata da tutti gli ambienti editoriali o politici.

Al centro di questo confronto c’è una domanda aperta sulle parole da usare per parlare di identità e conflitto, una riflessione che va oltre la mera cronaca per diventare discorso pubblico sulle radici culturali e politiche di un conflitto che coinvolge tutto il mondo.

La sofferenza comune e il pericolo della guerra sulla memoria storica

Nonostante le divisioni, anna foa e liliana segre sembrano condividere un dolore profondo per la tragedia in corso a gaza. Entrambe mostrano timore che questa guerra possa cancellare non solo vite e case ma anche l’eredità della memoria della Shoah.

Lo shock della guerra, insieme alle guerre mediatiche che si combattono nelle comunità diaspora israeliane e palestinesi, rischia di offuscare quegli insegnamenti storici che fermano l’odio e la violenza. Il conflitto mette sotto pressione non solo quelle stesse popolazioni ma la consapevolezza globale riguardo al passato.

Il richiamo di foa sulle responsabilità di chi governa israele e sulla tenuta della democrazia si intreccia con la testimonianza di segre che, pur tra attacchi e critiche, continua a tenere vivo il ricordo del genocidio, cercando di preservarlo da strumentalizzazioni e riduzioni in slogan politici.

Questa comune sofferenza emerge chiaramente nel loro impegno, ponendo un’attenzione particolare al ruolo della memoria storica come monito e base per un futuro meno segnato da conflitti identitari e guerre.