Il delitto di garlasco resta avvolto nel dubbio tra nuove indagini e ipotesi sul movente e sull’arma del delitto
Il caso di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco nel 2007, riapre il dibattito con nuove indagini su Alberto Stasi e Andrea Sempio, mentre rimangono irrisolti movente e arma del delitto.

Il caso di Chiara Poggi, uccisa nel 2007 a Garlasco, riapre con nuove indagini che coinvolgono un secondo sospettato e il ritrovamento di possibili armi, mentre restano irrisolti movente e responsabilità. - Unita.tv
Il caso di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco nel 2007, continua a tenere l’attenzione accesa a distanza di oltre 18 anni. Alberto Stasi, condannato a 16 anni nel 2015 in via definitiva, sconta ancora la pena nell’attesa di sviluppi che possano riscrivere la vicenda. Una nuova inchiesta della procura di Pavia riapre il dibattito, coinvolgendo un altro sospettato, Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. Nonostante le condanne, il delitto conserva molti nodi irrisolti, tra cui quello dell’arma e del movente.
Il percorso giudiziario di alberto stasi e il ritorno di nuovi sospetti
Alberto Stasi è stato al centro di uno degli iter giudiziari con più colpi di scena in Italia recente. Assolto in primo e secondo grado, la sua condanna definitiva a 16 anni è arrivata nel 2015, dopo anni di processi e discussioni. Il dossier sul caso è stato riaperto dalla procura di Pavia, che ha iscritto nel registro degli indagati Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi. A suo carico, gli inquirenti ritengono di disporre di prove sufficienti per ipotizzare un concorso nell’omicidio.
Stasi sta scontando dieci anni di carcere e attualmente gode della semilibertà, con termine pena previsto per il 2028. Nel corso degli anni numerosi sono stati i dubbi sollevati sulla sua responsabilità. Alcuni difensori sostengono che il suo errore giudiziario possa essere stato provocato da trascuratezze durante le indagini, in particolare per quanto riguarda la posizione di certe prove chiave.
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L’importanza dell’impronta digitale
L’avvocato Francesco De Rensis, che assiste Stasi, ha sottolineato come una recente impronta digitale attribuita ad Andrea Sempio nelle testimonianze rappresenti un elemento rilevante. L’avvocato ha inoltre evidenziato che la ricostruzione della posizione della mano della vittima appare innaturale rispetto alle conclusioni portate avanti finora. Questi aspetti lasciano aperta la strada a nuove interpretazioni e a un possibile ribaltamento del caso.
Il mistero intorno al movente e all’arma del delitto dopo quasi due decenni
A distanza di quasi 18 anni, il movente dell’omicidio di Chiara Poggi non è stato chiarito. Non solo: anche l’arma del delitto, elemento cruciale in ogni processo penale, non è mai stata individuata con certezza. Il corpo della giovane presentava ferite gravi e profonde compatibili con un martello, ma l’arnese non è mai emerso con certezza sin dall’inizio delle indagini.
Recentemente, un supertestimone, intervistato nella trasmissione Le Iene, ha indicato un luogo vicino a Tromello dove sarebbero stati nascosti alcuni oggetti legati al delitto. Gli investigatori hanno trovato un borsone contenente proprio un martello da muratore, considerato dalla perizia autoptica uno degli strumenti più probabili per infliggere i colpi mortali. All’interno del borsone sono state recuperate anche parti di un’ascia e un attizzatoio, rinvenimenti che potrebbero aggiungere nuovi tasselli al puzzle.
Ritrovamenti e nuove prove
La scoperta di questi reperti ha riacceso i riflettori sul caso, pur non fornendo risposte univoche. Se è davvero stato ritrovato l’oggetto utilizzato per uccidere Chiara, resta ancora da spiegare perché la ragazza sia stata eliminata. Il movente resta un mistero senza riscontri certi. La famiglia Poggi, secondo quanto riferito da esperti che li hanno seguiti, non si è mai chiusa nel rifiuto di altre piste e ha sempre mostrato apertura a nuovo materiale e ipotesi diverse da quella ufficiale.
La posizione di esperti e della famiglia nella nuova fase dell’indagine garlasco
Chi ha seguito da vicino il caso ha notato come la famiglia Poggi non si sia mai arroccata su versioni predefinite. Il genetista Dino Capra, consulente dei Poggi, ha delineato con chiarezza la situazione, evitando giudizi sommari sull’accusa rivolta ad Alberto Stasi. Ha infatti riscontrato che la presenza di un’impronta digitale riconducibile ad Andrea Sempio rende plausibile una rivalutazione dei fatti.
Scienza e nuove indagini
Nell’ambito di un’inchiesta lunga e complessa, Capra ha evidenziato che la scienza può offrire risposte più precise rispetto ai dubbi e alle ipotesi accumulate in questi anni. La famiglia ha avuto la capacità di accettare nuove tracce, senza opporsi all’apertura di nuove indagini, il che ha mantenuto vivo il confronto sul caso.
Con l’indagine ancora aperta, sia le parti coinvolte che gli inquirenti si trovano di fronte a un quadro in evoluzione. Non si possono ignorare gli sviluppi investigativi, con analisi approfondite sulle impronte, sulle prove materiali e sui moventi presunti. Ogni nuova scoperta, come il ritrovamento delle presunte armi del delitto, spinge l’interesse verso una ricostruzione sempre più definita, pur senza svelare fino in fondo l’enigma dietro la morte di Chiara Poggi.