Il conclave 2025 a roma: i cardinali si ritrovano in cappella sistina per eleggere il nuovo papa

Dal 7 maggio 2025, i cardinali elettori si riuniranno nella cappella sistina per eleggere il nuovo pontefice che succederà a papa Francesco, in un rito carico di tradizione e significato.
L'articolo descrive il rito antico e solenne del conclave, il processo segreto e simbolico con cui i cardinali eleggono il nuovo papa, evidenziandone storia, fasi di votazione e significato per la Chiesa cattolica e i fedeli nel mondo. - Unita.tv

Dal 7 maggio 2025, la Chiesa cattolica si concentra su un evento carico di tradizione e mistero: l’elezione del nuovo pontefice che succederà a papa Francesco. I cardinali elettori si chiudono nel cuore della città eterna, in cappella sistina, per un rituale che si ripete da secoli con gesti precisi e simboli ben definiti. Questo incontro non riguarda solo la comunità cattolica, ma coinvolge oltre un miliardo di fedeli sparsi nel mondo.

Le radici storiche del conclave e il suo significato oggi

Il termine conclave nasce dal latino cum clave, che significa “sotto chiave”. Questa definizione richiama subito il senso di isolamento che accompagna i cardinali elettori durante le votazioni. La prassi è diventata rigida nel 1270 a viterbo: dopo un’elezione troppo lunga che aveva stancato la popolazione, gli abitanti decisero di rinchiudere i porporati nel palazzo papale e persino di togliere il tetto per affrettarne la decisione. Non è però la prima volta che si usa la segregazione. Nel 1118, nessuno seguiva da vicino l’elezione di gelasio ii, che avvenne nel monastero di san sebastiano, lontano dal pubblico.

Un rito antico e solenne

Da allora, la procedura ha mantenuto una forte componente religiosa e solenne. Il conclave è preceduto dalla messa pro eligendo romano pontifice celebrata a san pietro, con l’invocazione allo spirito santo per guidare i cardinali nella scelta. Poi i porporati, rivestiti dei loro abiti rossi e del rocchetto bianco, si spostano in processione verso la cappella sistina, un luogo i cui affreschi raccontano storie sacre e che diventa teatro di un momento carico di significato.

Il rito dell’extra omnes e il giuramento di segretezza

L’inizio vero del conclave è segnato dal comando “extra omnes”, che significa “fuori tutti gli estranei”. Da quel momento, la cappella sistina si chiude e nessuno può più entrare o uscire. I cardinali entrano in clausura, chiamati a mantenere il massimo riserbo. Subito dopo, pronunciano un giuramento solenne di segretezza proprio sotto lo sguardo del giudizio universale, l’affresco di michelangelo che sovrasta la sala.

Nel 2025 tra i 138 cardinali elettori molti superano gli 80 anni. Per regolamento, chi ha superato questa soglia non può votare, ma resta comunque presente per dare sostegno morale e condividere l’esperienza accumulata. In un corpo elettorale dove per eleggere servono almeno due terzi dei voti, questo peso simbolico diventa una risorsa preziosa, che supera il valore solo numerico del voto.

Le fasi della votazione e il significato della fumata

Il cuore del conclave è diviso in tre fasi distinte: l’ante-scrutinio, lo scrutinio e il post-scrutinio. Durante l’ante-scrutinio i cardinali ricevono le schede dove è scritta la formula eligo in summum pontificem. Poi si procede alla votazione vera e propria con il nome scritto su ogni scheda. I voti vengono letti ad alta voce e infilzati a un filo per assicurarne la trasparenza. Alla fine del conteggio, le schede vengono bruciate in una stufa apposita dentro la cappella sistina.

La fumata: segnale di attesa e speranza

Il fumo che esce dalla canna fumaria è il segnale più atteso: se è nero significa che il voto non ha raggiunto l’accordo richiesto e si devono continuare le votazioni, se è bianco, il nuovo papa è stato eletto. Il fumo bianco si ottiene mescolando sostanze chimiche come clorato di potassio, lattosio e resine, per renderlo bene visibile a piazza san pietro e al mondo intero.

Una volta identificato, il nuovo pontefice viene interrogato con la domanda: “Accetti la tua elezione canonica?” e, se risponde di sì, sceglie il nome con cui regnerà. È il momento in cui la Chiesa ha ufficialmente un nuovo papa.

Abituale annuncio e riti finali

Dall’alto della loggia di san pietro, il cardinale protodiacono annuncia con la formula habemus papam l’elezione appena avvenuta. Quel breve momento riunisce fedeli in piazze, davanti alla tv, radio o streaming, unendoli con emozione diffusa. Subito dopo segue la benedizione urbi et orbi, un gesto di apertura che invita ad accogliere il nuovo pontefice e la sua missione.

Questo rito di benedizione è diventato icona del pontificato di giovanni paolo ii, che lo rese un abbraccio affettuoso verso il mondo, simbolo di inclusione e pace. Dietro ogni passaggio c’è un sistema preciso: le schede bruciate sono un mezzo per garantire l’anonimato, la stufa diventa un altare pubblico e i rituali si ripetono senza cambiamenti sostanziali da generazioni.

Il conclave resta così un evento dove il passato religioso si intreccia al presente. Nel silenzio e nella sospensione di ogni parola, si decide il futuro della Chiesa per i prossimi anni.