Il caso di josef toufar e il “miracolo di číhošť” sotto il controllo del regime comunista cecoslovacco

La storia di Josef Toufar, sacerdote cecoslovacco, si intreccia con il controverso “miracolo di Číhošť”, evento che scatenò la repressione del regime comunista e segnò profondamente la sua comunità.
La storia di Josef Toufar, sacerdote cecoslovacco, è segnata dal controverso “miracolo di Číhošť” e dalla conseguente repressione comunista, simbolo delle tensioni tra fede e potere negli anni del totalitarismo. - Unita.tv

La storia di josef toufar, sacerdote del piccolo villaggio di Číhošť in cecoslovacchia, si intreccia con uno degli episodi più controversi degli anni del regime comunista, noto come il “miracolo di Číhošť”. Nel pieno del clima di controllo e repressione politica, il movimento inspiegabile di un crocifisso durante una messa ha scatenato una serie di eventi con profonde ripercussioni per Toufar e per la comunità religiosa locale. Questo racconto si snoda fra religione, politica e violenze delle autorità di sicurezza negli anni ’40 e ’50.

La figura di josef toufar: radici e percorso verso il sacerdozio

Josef Jindřich Toufar nacque il 14 luglio 1902 nel piccolo borgo di Arnolec, situato nella regione boema di Vysočina. Figlio di un contadino e locandiere che svolse anche il ruolo di sindaco locale, Toufar crebbe in un ambiente rurale tradizionale, affrontando presto la perdita della madre e, successivamente, quella del padre nel 1927. Da bambino manifestò un interesse particolare per la figura sacerdotale, ma non fu prima degli anni ’30 che decise di intraprendere il cammino religioso.

Formazione e primi passi

Dopo aver completato il ciclo formativo di scuola superiore a Chotěboř, si iscrisse al seminario teologico di Hradec Králové. Venne ordinato prima diacono, quindi sacerdote nel 1940, celebrando la sua prima messa il 5 luglio di quell’anno. Il giovane parroco fu assegnato inizialmente alla parrocchia di Zahrádka dove presto si conquistò la fiducia della comunità. Il suo approccio pastorale si caratterizzava per una vicinanza diretta con i fedeli e una capacità di dialogo schietto, che lo rese apprezzato in un periodo segnato da tensioni sociali.

Da zahrádka a číhošť: il contesto della seconda guerra mondiale e i primi attriti con il regime

Durante l’occupazione nazista del territorio boemo-moravo, Zahrádka come molti altri villaggi campestri fu teatro di arresti e sentenze punitive contro gli abitanti che cercavano di resistere alle ingiustizie dell’occupante. Toufar rimase accanto alla sua comunità, sostenendola sia spiritualmente che con i gesti concreti che ne sottolineavano la vicinanza umana.

Nel 1945 ottenne la promozione ufficiale a parroco, dopo aver svolto di fatto l’incarico da tempo. L’anno seguente prese parte attiva nella campagna elettorale del partito popolare ceco, un impegno politico che attirò le attenzioni negative dei neocomunisti. La pressione crebbe fino al trasferimento forzato nel marzo 1948 al villaggio di Číhošť, poco distante. Anche lì riuscì a guadagnarsi l’affetto dei parrocchiani. Nel frattempo, non nascose mai le sue critiche al regime, anticipando che le azioni dei comunisti sarebbero state fonte di rimorso per le future generazioni.

Il “miracolo di číhošť”: l’evento che segnò una svolta drammatica

L’11 dicembre 1949, durante la terza domenica di Avvento, accadde qualcosa che sconvolse la vita di Toufar e del piccolo paese. Nel corso dell’omelia, diciannove presenti notarono il crocifisso sull’altare muoversi ripetutamente da una parte all’altra. Il parroco scoprì l’evento solo più tardi, dopo aver parlato con alcuni testimoni.

La reazione nella comunità fu mista, con un misto di stupore e timore considerato il momento. Toufar spiegò ai fedeli che quel movimento non poteva essere definito miracolo o presagio in senso positivo o negativo, ma un segno tangibile della presenza di Cristo. Nei giorni seguenti lavorò con i testimoni per redigere delle dichiarazioni da inviare alla diocesi. La notizia scosse anche i paesi limitrofi, portando curiosi e devoti a visitare la chiesa di Číhošť.

Reazioni e riscontri

“Quel movimento del crocifisso non è né un miracolo nel senso classico, né un segno di sventura, ma una testimonianza concreta della presenza di Cristo tra noi”, spiegò Toufar ai fedeli.

Il regime comunista reagisce con durezza alla vicenda del crocifisso

La risonanza dell’evento arrivò rapidamente alle alte sfere del potere cecoslovacco. Il presidente Klement Gottwald diede l’ordine di etichettare l’intera vicenda come un’inganno architettato dal Vaticano per destabilizzare lo stato socialista. L’obiettivo era dimostrare che la chiesa cattolica operava come forza controrivoluzionaria.

Il regime vedeva nelle chiese un ostacolo politico e ideologico da eliminare. La chiesa cattolica era ritenuta particolarmente pericolosa per il suo legame diretto con Roma e il papa, rappresentanti di un ordine morale e spirituale estraneo allo stato comunista. Tentativi di imporre una “chiesa nazionale” controllata dallo stato fallirono per la resistenza dei vescovi. Nel 1949 nacque così la Katolicka Akce, organizzazione creata dal partito per intervenire nel clero, convincendo alcuni preti a collaborare.

Toufar aderì all’Azione cattolica, ma ritrattò la sua posizione dopo che i vescovi cecoslovacchi ribadirono l’opposizione al controllo statale nella famosa lettera pastorale del giugno 1949. Nonostante la sua prudenza, tuttavia, il “miracolo” fece scattare l’attenzione della polizia segreta, la StB, che lo mise sotto stretta osservazione.

L’arresto e le conseguenze del caso toufar negli anni successivi

Il fatto che un crocifisso si sia mosso durante una messa apparve al regime come un pretesto per colpire una figura considerata scomoda e per dimostrare al paese il potere della polizia e del partito. Secondo gli ordini di Gottwald, si doveva costruire un processo pubblico che mostrasse la presunta falsità e la natura antidemocratica del clero cattolico.

Il nome di Toufar compare infatti nel 1968, durante la Primavera di Praga, in un dossier degli archivi di sicurezza che indagava sulle fosse comuni nel cimitero di Ďáblice e sugli abusi della StB. Le autorità avevano modificato il cognome del parroco in “Zoukal”, probabilmente per deridere o nascondere la vera identità. La sua vicenda rimane emblematica di come il regime abbia perseguitato i sacerdoti che non si piegavano al suo controllo.

Gli eventi sono parte della memoria delle comunità che combatterono contro la repressione, mentre la figura di josef toufar resta simbolo delle tensioni tra fede e potere politico negli anni del totalitarismo in cecoslovacchia.