Il clima in vista del conclave di marzo 2025 a Roma si fa teso, con posizioni nette che emergono tra i cardinali chiamati a scegliere il successore di papa francesco. Tra queste, spicca la voce di joseph zen ze-kiun, cardinale e vescovo emerito di Hong Kong, che esprime una critica decisa al pontificato di bergoglio. Questo articolo approfondisce i temi sollevati da zen, le sue considerazioni sull’attuale assetto della chiesa e il significato delle sue parole in un momento cruciale come quello che precede l’elezione papale.
Joseph zen e la sua visione critica del pontificato di papa francesco
Joseph zen, noto per le sue posizioni spesso schiette, ha spiegato il suo punto di vista riguardo all’orientamento che papa francesco ha dato alla chiesa cattolica. Zen lamenta quello che definisce un allontanamento dalle tradizioni e dagli insegnamenti consolidati, sostenendo che bergoglio abbia trasformato strumenti come il sinodo da occasioni di consultazione a veicoli di cambiamento profondo nella chiesa. A suo giudizio, questo mutamento rischia di indebolire la dottrina e di inserire nella chiesa elementi tipici di altre confessioni cristiane, in particolare quella anglicana.
Il cardinale di Hong Kong insiste su un ritorno a ciò che chiama “la retta via dello Spirito Santo”, puntando a una chiesa meno condizionata dagli umori e dalle dinamiche del mondo contemporaneo. Per lui, il rinnovamento inaugurato da papa francesco appare problematico perché avrebbe spostato la chiesa su una traiettoria che rischia di dividere anziché unire le diverse correnti interne.
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Il sinodo e la sua evoluzione
Un tema centrale nella critica di joseph zen riguarda lo strumento sinodale, cui papa francesco ha dedicato particolare attenzione durante il suo pontificato. Storicamente i sinodi erano momenti in cui i vescovi si consultavano con il papa per mantenere salde la dottrina e la tradizione ecclesiastica. Sotto bergoglio invece, i sinodi hanno promosso discussioni aperte su temi delicati come la famiglia, i giovani, l’ambiente amazzonico e soprattutto la sinodalità stessa.
Secondo zen, questo approccio ha introdotto “importanti novità”, ma con il rischio concreto di ‘avvicinarci alla pratica anglicana’. L’esempio del sinodo su sinodalità è particolarmente critico perché, nelle parole del cardinale, si cerca di applicare nuove forme di governo che potrebbero minare la centralità del papa e la coesione della chiesa. Zen teme che la sinodalità diventi un pretesto per creare fratture anziché rafforzare la comunione.
Il rapporto con il concilio vaticano ii e l’idea di una chiesa fedele alle sue origini
Joseph zen fa riferimento al concilio vaticano ii come modello a cui tornare per rilanciare la chiesa. Per lui, il concilio aveva tracciato una strada chiara, con la valorizzazione della collegialità episcopale ma sempre nel rispetto dell’autorità del pontefice. Quella stagione rappresentava per zen un equilibrio fra novità e tradizione che la chiesa oggi sembra aver perso.
Nel suo discorso, zen afferma che papa francesco, pur avendo voluto un rinnovamento, ha finito col cambiare la natura stessa della chiesa. La sua proposta è di scegliere un nuovo pontefice in grado di interrompere il processo che definisce “sinodale” ed evitare così di far diventare lo strumento del sinodo un mezzo per alimentare divisioni interne. Tornare alle origini del concilio, secondo zen, significa ritrovare un assetto capace di mantenere salda la dottrina e l’unità.
Le reazioni in vista del conclave e lo scenario interno
Le parole del cardinale zen evidenziano le tensioni già presenti tra le correnti interne alla chiesa, con alcune fazioni che potrebbero spingere per una continuità con il pontificato di bergoglio e altre che invece preferiscono un ritorno a un modello più tradizionale. Il clima tra i cardinali elettori resta incerto e segnato da forti contrasti.
Anche altri porporati hanno lasciato intendere di percepire con un certo disagio il momento che precede il conclave, come il cardinale parolin che ha espresso un sentimento di turbamento sull’approccio nei confronti del ruolo papale. Nelle cerimonie preliminari, come la messa pro eligendo pontifice, sono emersi appelli per una scelta che sappia “risvegliare le coscienze” e riportare coesione nella chiesa.
Questo contesto si riflette nelle discussioni che diverranno protagoniste nei prossimi giorni in Vaticano, con cardinali chiamati a misurarsi con due visioni divergenti sul futuro istituzionale e pastorale della chiesa cattolica.