Il calo delle nascite in Italia e la nuova sfida demografica del 2025

In Italia, il tasso di fertilità rimane critico, attestandosi a 1,18 figli per donna nel 2025, ben al di sotto della soglia necessaria di 2,7 secondo una ricerca giapponese.
L'Italia continua a registrare tassi di natalità molto bassi, ben al di sotto della soglia di sostituzione, ora rivista da 2,1 a 2,7 figli per donna secondo una ricerca giapponese, evidenziando una sfida demografica complessa e di lunga durata. - Unita.tv

In Italia il numero dei nuovi nati resta basso. Anche il 2025 parte con dati preoccupanti, confermando una tendenza che dura da anni. Una recente ricerca giapponese mette in discussione le stime finora usate per mantenere stabile la popolazione. Lavorando con numeri aggiornati, quella soglia sale da 2,1 a 2,7 figli per donna, complicando ulteriormente la situazione demografica. In questo contesto, l’Italia si trova con un tasso di fertilità che si attesta poco sopra l’1,1, tra i più bassi in Europa.

I numeri delle nascite in italia e all’estero nel 2025

Le ultime rilevazioni indicano un’altra diminuzione dei nuovi nascituri in Italia: nel primo mese del 2025, l’Istat ha registrato un calo vicino al 6% rispetto al 2024, equivalente a circa mille nati in meno. Il dato conferma trend negativi ormai noti, con l’Italia che si posiziona tra i paesi europei con il valore più basso di figli per donna, 1,18. La situazione non è diversa in molti paesi occidentali, anche se alcune nazioni mostrano segnali più confortanti. La Francia, per esempio, grazie a politiche di sostegno alle famiglie, raggiunge un tasso di circa 1,7 figli per donna, risultato che resta comunque distante dalla soglia minima necessaria per il ricambio generazionale.

Contesto europeo e mondiale

Analizzando il contesto europeo e mondiale, nessun paese occidentale arriva al livello cosiddetto di sostituzione, ovvero 2,1 figli per donna. Stime aggiornate suggeriscono invece che, a causa di alcuni fattori legati alla composizione della popolazione e alla longevità, il valore reale necessario potrebbe essere ben più alto, intorno a 2,7. Gli Stati Uniti si mantengono intorno al 2,0, ma non raggiungono la quota teorica di mantenimento della popolazione.

La ricerca giapponese e la revisione del tasso di fertilità necessario

Il centro di ricerca dell’Università di Shizuoka, in Giappone, ha rielaborato la soglia minima di figli per donna necessaria a mantenere stabile la popolazione. I nuovi calcoli superano il vecchio riferimento di 2,1, arrivando a 2,7. Questo aumento tiene conto di vari elementi: la composizione maschio/femmina alla nascita, il tasso di sopravvivenza fino all’età fertile, e la longevità crescente della popolazione.

Il meccanismo che porta a questo risultato parte dall’osservazione che nascono più maschi che femmine . Di conseguenza, se una donna ha due figli, in media non sempre una sarà femmina che potrà sostituirla in futuro. Inoltre, è necessario considerare che alcune donne non arrivano all’età fertile. In Italia la mortalità infantile è bassa, ma resta un fattore da non trascurare. Mettendo insieme questi dati, la quota reale di figli per donna sale a valori più alti di quelli usualmente citati.

Non è chiaro nel dettaglio come i ricercatori giapponesi abbiano ottenuto il valore esatto di 2,7, ma l’ipotesi generale spinge verso la necessità di una riflessione sulla sostenibilità a lungo termine dei numeri demografici attuali. Per l’Italia, secondo i dati del 2024, un tasso di 2,07 figli per donna basterebbe a ricostituire la generazione di mamme, tenuto conto dei margini di sopravvivenza e sesso alla nascita.

Nuovi parametri demografici da considerare

Il nuovo tasso di fertilità necessario mette in luce fattori demografici più complessi rispetto a quelli tradizionalmente usati, mostrando la delicatezza della sfida demografica.

La situazione italiana secondo gli esperti demografi

Gian Carlo Blangiardo, ex presidente dell’Istat e docente di demografia all’Università di Milano-Bicocca, spiega che oggi per l’Italia l’obiettivo realistico è innanzitutto arrestare la discesa del numero di nascite. Sostenere le famiglie è una necessità, e qualcosa si sta muovendo anche a livello governativo. Non si tratta però di ricostruire la popolazione ai livelli di decenni fa, ma di stabilizzare la situazione.

Gli interventi come l’assegno universale per i figli e il congedo parentale esteso anche ai padri sono passi in questa direzione. Il contesto economico e sociale resta però complicato, complicato dal debito pubblico alto e da risorse limitate nei ministeri coinvolti. La spinta culturale è un elemento che si sta diffondendo, ma i risultati veri richiederanno anni.

Numeri e strutture demografiche

Blangiardo sottolinea che il cambiamento nei numeri è lento: l’anno scorso ci sono stati quasi 370mila nati, e dalla loro crescita dipenderanno anche i numeri futuri delle potenziali mamme. Oggi, sono lontani gli anni segnati da oltre un milione di nascite, quando la struttura demografica permetteva una crescita più solida. La sfida italiana è mantenere almeno la parità e, se possibile, riuscire a fare qualche passo in avanti in decenni.

Quali sono le prospettive per la crescita demografica in italia?

Nel breve periodo non si intravedono segnali di ripresa robusta. I dati del 2025 mostrano una nuova diminuzione e la soglia di 2,1 figli appare lontana. In Europa nessun paese raggiunge quel valore, con eccezioni limitate. La Francia rimane un modello per il sostegno alle nascite, ma il suo tasso rimane fermo sotto il limite di sostituzione.

Si può sperare in un aumento graduale della fertilità in Italia, portandola da 1,18 a valori tra 1,4 e 1,7 nel giro di vent’anni. Questo miglioramento aiuterebbe a stabilizzare la popolazione sul medio termine, ma è lontano dal determinare una crescita demografica reale.

Gli esperti invitano a considerare che anche piccole variazioni nei numeri hanno un impatto nel lungo periodo, e che tornare indietro sarà molto difficile.

Il dibattito politico e culturale in corso

Il dibattito politico e culturale che si sta sviluppando attorno al tema è un passaggio centrale. Dare attenzione alle famiglie, ai figli secondi o più, e al senso di comunità in relazione alla natalità è fondamentale. Sono iniziative che possono contribuire a fermare l’erosione demografica, ma serve pazienza e azioni costanti.

La realtà italiana resta complessa, con tassi di natalità bassi da troppo tempo, e una popolazione che invecchia progressivamente. Le iniziative governative e sociali potranno dare qualche segnale positivo, ma l’equilibrio demografico è una questione che richiede un impegno lungo e continuativo. I numeri attuali confermano che la sfida sarà dura, con pochi margini di errore.