Il conclave del 2025 tiene il mondo in attesa, mentre 133 cardinali si preparano a scegliere il successore di papa Francesco e Benedetto XVI. Tra previsioni, scommesse e voci dalle stanze vaticane, emerge un ritratto preciso del nuovo pontefice tracciato dagli stessi porporati nelle ultime congregazioni. Un volto capace di affrontare le sfide attuali della Chiesa e del mondo, segnato da conflitti e tensioni.
Le aspettative dei cardinali sulla figura del nuovo pontefice
Negli ultimi giorni prima dell’ingresso in cappella sistina, i cardinali hanno definito le qualità fondamentali del futuro papa. L’identikit richiama un “pastore” e “maestro di umanità”, qualcuno che possa incarnare la vicinanza alle fragilità del pianeta e agli emarginati. Non si tratta solo di un ruolo spirituale, ma di una guida capace di testimoniare una chiesa “samaritana” che si impegna al fianco di chi soffre e combatte le ingiustizie.
Durante la 12esima congregazione generale, a ridosso dell’inizio del conclave, il richiamo è andato oltre la dimensione religiosa. I cardinali hanno chiesto preghiere intense per una pace duratura, puntando il riflettore sulle guerre ancora aperte e sulle troppe ferite dell’umanità. Questo impegno spirituale delineerà la linea del futuro pontificato, dove si attendono messaggi di speranza ma anche fermezza nella difesa della non violenza. Si cerca un papa che sappia fondere misericordia e sinodalità, offrendo risposte con parole e gesti concreti.
Leggi anche:
Il rito dell’elezione e la sua sacralità
Il conclave segue un protocollo antico, testimone delle tradizioni millenarie della chiesa cattolica. I cardinali elettori, rinchiusi alla capella sistina, svolgono il voto attraverso scrutini segreti. Le fumate che segnalano l’andamento delle votazioni – nera per l’assenza di elezione e bianca per la scelta definitiva – tengono il mondo con il fiato sospeso ad ogni giro di scrutinio.
Questa edizione 2025 unisce sacralità e qualche innovazione, con regole descritte nel libretto Ordo Rituum Conclavis. Si conferma il ruolo centrale della preghiera e della riflessione profonda, perché scegliere il nuovo pontefice vuol dire indirizzare le sorti di una comunità globale da oltre un miliardo di fedeli. Il rito sancisce l’addio ai “extra omnes” – momento in cui tutti coloro che non votano lasciano la cappella sistina – e l’inizio ufficiale della votazione. Il silenzio e la concentrazione diventano protagonisti. Il mondo segue dagli schermi la diretta della fumata, teso a intercettare il primo segnale di novità.
Possibilità di scelte al di fuori dei cardinali: un papa a sorpresa?
Non è un segreto che, formalmente, il prossimo papa non debba appartenere necessariamente al collegio cardinalizio. La santa sede prevede che basti il battesimo e lo stato di celibato per essere eleggibili. Questo lascia aperta una porta, seppur stretta, a nomi “esterni” alla rosa ufficiale dei 133 cardinali elettori.
Le divisioni interne al corpo ecclesiastico sono state evidenziate nelle congregazioni, aumentando la complessità della scelta. Di fatto, un candidato proveniente da vescovi non cardinali, sacerdoti o altre figure autorevoli della chiesa potrebbe emergere in caso di lunghe votazioni senza risultati. Questo scenario ricorda l’elezione di Jorge Mario Bergoglio nel 2013, che sorprese molti.
Nomi più citati e possibili outsider
I nomi più citati restano quelli di porporati come Parolin, Tagle, Pizzaballa, Erdo, Turckson, Besungu, Grech e Aveline. Ma l’ipotesi di un nome fuori dai giochi tradizionali resta sul tavolo, in un conclave che deve rispondere alle sfide di un mondo dominato da laicismo e filosofie spesso lontane dal messaggio cristiano.