Home Hamas ha pianificato l’attacco del 7 ottobre per bloccare l’accordo tra israele e arabia saudita, rivelano documenti interni

Hamas ha pianificato l’attacco del 7 ottobre per bloccare l’accordo tra israele e arabia saudita, rivelano documenti interni

Documenti di Hamas rivelano un piano strategico per sabotare la normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita, evidenziando il sostegno di Iran e Hezbollah e le preoccupazioni palestinesi dal 2022.

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L’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 è parte di un piano strategico per bloccare la normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita, come rivelano documenti sequestrati a Gaza che evidenziano il sostegno iraniano e il timore di Hamas di perdere rilevanza politica nella regione. - Unita.tv

L’attacco lanciato da Hamas il 7 ottobre 2023 non è stato un gesto isolato ma parte di un piano più ampio per impedire la normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita. Documenti recuperati a Gaza dall’esercito israeliano svelano le motivazioni del gruppo palestinese, mettendo in luce dettagli sull’organizzazione e sul sostegno esterno. Le rivelazioni aiutano a comprendere la complessità delle tensioni in Medioriente e i tentativi di destabilizzazione legati agli accordi di pace.

I documenti segreti di Hamas e il tentativo di sabotare l’accordo di pace tra israele e arabia saudita

Nell’ottobre 2023, l’esercito israeliano ha trovato a Gaza documenti interni di Hamas nascosti in un tunnel sotterraneo. Questi testi spiegano che il gruppo guidato da Yahya Sinwar avrebbe pensato da tempo di contrastare la normalizzazione con l’Arabia Saudita, legata a Israele da colloqui mediati dagli Stati Uniti. Secondo fonti legate all’intelligence araba, i documenti sono autentici e confermano la volontà di Hamas di bloccare uno sviluppo che avrebbe spostato l’equilibrio politico regionale a discapito della causa palestinese.

Il leader di Hamas considerava il possibile accordo come una minaccia che avrebbe portato i paesi arabi e islamici a seguire l’esempio saudita, lasciando i palestinesi sempre più isolati. L’attacco del 7 ottobre sarebbe quindi stato un’azione calibrata — preparata da anni — per interrompere proprio questo processo diplomatico. Nel testo emerge il timore che la stabilizzazione delle relazioni avrebbe reso più difficile portare avanti le rivendicazioni palestinesi.

La riunione segreta del 2 ottobre e la decisione di compiere un “atto straordinario”

Pochi giorni prima dell’attacco, il 2 ottobre 2023, in una riunione tenuta nell’ufficio politico di Hamas, Yahya Sinwar ha definito urgente un “atto straordinario” per modificare la situazione in atto. Secondo i verbali, Sinwar spiegava ai rappresentanti del gruppo che i negoziati tra Israele e Arabia Saudita erano in fase avanzata e rischiavano di estendersi anche ad altri paesi arabi e islamici. Questo processo, diceva, avrebbe ridotto la visibilità delle richieste palestinesi a livello internazionale.

Il piano, nato da una strategia maturata nell’ultimo biennio, puntava a “una scossa” nella regione per sabotare le negoziazioni di pace in corso. La riunione ha segnato quindi la definitiva spinta a lanciare l’attacco, con Hamas certa che fosse necessario bloccare subito l’avanzare della normalizzazione per non vanificare la propria missione. Le parole scritte nel verbale testimoniano l’importanza della decisione, presa a alto livello e con una visione chiara delle ripercussioni.

Coinvolgimento iraniano e supporto di hezbollah senza voler scontri diretti

I documenti indeboliscono alcune versioni ufficiali e mostrano che Iran e Hezbollah erano a conoscenza del piano di Hamas, fornendo armi, addestramento e risorse finanziarie. Tuttavia, il sostegno aveva dei limiti precisi: entrambe le entità non volevano un conflitto aperto con Israele, ma volevano appoggiare l’azione come modo per mantenere le tensioni. Aspetti come la data e la portata dell’attacco sarebbero stati custoditi con riservatezza dall’ala militare di Hamas.

Fonti interne a Hezbollah e Hamas hanno smentito che tutti i dettagli fossero condivisi, indicando una divisione stretta fra le strategie militari e i gruppi di supporto alleati. Questo sottolinea la complessità delle relazioni tra i vari attori in Medioriente. Il supporto non diretto conferma una delicata linea diplomatica, dove ogni parte cerca di evitare una escalation troppo pericolosa, pur mantenendo alta la pressione su Israele.

Le preoccupazioni di hamas e le strategie per frenare la normalizzazione già dal 2022

I timori di Hamas riguardo all’avanzata di accordi tra Israele e paesi arabi risalgono almeno al 2022. Documenti interni, marcati come “segreti”, indicano che il gruppo palestinese da tempo cercava modi per impedire questo fenomeno. Un briefing dei vertici militari di agosto 2022 sottolineava la necessità per Hamas di “ripensare la propria posizione” e di agire per mantenere viva la causa palestinese di fronte alla vasta ondata di normalizzazione.

La normalizzazione, intesa come avvicinamento diplomatico tra paesi arabi e Israele, veniva vista come una minaccia diretta alla sopravvivenza politica e sociale dei palestinesi. Un documento di settembre 2023, sempre tra quelli sequestrati, raccomandava di aumentare le tensioni in Cisgiordania e Gerusalemme per ostacolare gli sviluppi tra Arabia Saudita e Israele. Queste informazioni mostrano una strategia che prevedeva confronti militari e politici mirati a bloccare la strada verso nuovi accordi regionali.

L’attacco del 7 ottobre prende così piede in un quadro molto più vasto, costruito su preoccupazioni consolidate e scelte di lungo periodo. Chi legge può capire quali dinamiche hanno spinto a un’escalation così intensa e il modo in cui certe informazioni si siano riflesse nelle azioni sul terreno. Questi documenti, emersi dall’ombra di Gaza, offrono una lente preziosa sulla volontà reale degli attori coinvolti e sulla delicatezza degli equilibri in Medio Oriente.