l decreto INPS è diventato legge: ecco cosa cambia per i lavoratori autonomi, chi ha diritto alla nuova indennità, gli importi previsti e quando si perde il beneficio.
La misura era attesa da mesi, e ora è ufficiale: il decreto INPS ha ottenuto il via libera definitivo, diventando a tutti gli effetti legge dello Stato. L’intervento, discusso a lungo all’interno del Governo Meloni, introduce importanti aggiornamenti sul piano delle tutele per i lavoratori autonomi. Tra le misure più rilevanti figura il riconoscimento strutturale dell’Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa (ISCRO), rivisitata e regolamentata a regime dopo una lunga fase sperimentale. La misura si rivolge a chi esercita in forma abituale un’attività autonoma ed è iscritto alla Gestione Separata INPS. Vediamo quali sono i dettagli, i requisiti da rispettare, gli importi previsti e i casi in cui si perde il diritto all’erogazione.
A chi spetta la nuova indennità Inps e come funziona
Il nuovo decreto riconosce in via stabile l’indennità a chi è lavoratore autonomo iscritto alla Gestione Separata, come previsto dall’articolo 2, comma 26, della legge 335/1995. Si tratta di una misura economica temporanea, erogata per sei mesi consecutivi a partire dal giorno successivo alla presentazione della domanda. La finalità è quella di sostenere i redditi dei lavoratori che si trovano in condizioni di particolare difficoltà, garantendo un supporto economico senza gravare sulle strutture previdenziali ordinarie.

Per accedere all’indennità è necessario rispettare precisi requisiti reddituali. L’importo erogato viene calcolato sulla base del 25% della media dei redditi da lavoro autonomo dichiarati nei due anni precedenti a quello che precede l’anno di presentazione della domanda. Il contributo ha un limite massimo di 800 euro mensili, e non può comunque scendere sotto i 250 euro al mese. Il beneficio non è cumulabile con altri trattamenti previdenziali diretti e non può essere richiesto nei due anni successivi a una precedente fruizione. La domanda, da inviare tramite i canali telematici dell’INPS, attiva automaticamente il conteggio per la decorrenza del beneficio.
Quando si perde il diritto all’indennità: i casi di decadenza
Il diritto a percepire l’indennità può venire meno in diverse situazioni specifiche, già delineate nel testo normativo. Uno dei casi più comuni è la chiusura della partita IVA durante il periodo in cui si percepisce l’indennità: tale evento interrompe automaticamente l’erogazione. Un’altra causa è la titolarità di un trattamento pensionistico diretto, che rende incompatibile il beneficio con altri strumenti previdenziali.
Anche l’iscrizione ad altri regimi obbligatori di previdenza comporta la perdita del diritto, così come l’accesso all’Assegno di Inclusione, misura che ha sostituito il Reddito di Cittadinanza. In tutti questi casi, l’INPS procederà alla revoca del beneficio con comunicazione formale e, nei casi più gravi, potrà anche richiedere la restituzione delle somme percepite. Gli interessati sono quindi chiamati a monitorare attentamente la propria situazione contributiva e a verificare la compatibilità della misura con eventuali altri sostegni o cambiamenti lavorativi in corso.
L’obiettivo di questa nuova disciplina, sottolineano fonti istituzionali, è quello di garantire maggiore equità e flessibilità nel trattamento dei lavoratori autonomi, storicamente tra i meno protetti dai sistemi previdenziali. Con l’entrata in vigore della legge, si apre quindi una nuova fase per il welfare italiano, che mira a colmare un vuoto normativo a lungo trascurato.