Governo Meloni al lavoro per ridurre il prezzo dell’elettricità e contrastare il caro energia in Italia
Il governo Meloni affronta il caro energia, proponendo di disaccoppiare i prezzi dell’elettricità dal gas. Esperti avvertono che la transizione energetica richiede investimenti e strategie a lungo termine.

L'articolo analizza il problema del caro energia in Italia, le proposte per ridurre il costo dell'elettricità, il ruolo delle fonti rinnovabili, la dipendenza dal gas e le sfide energetiche nazionali ed europee. - Unita.tv
La questione del caro energia continua a pesare su famiglie e imprese italiane. Il governo Meloni ha indicato come priorità la riduzione strutturale del costo dell’elettricità, un tema cruciale per il tessuto economico italiano. Nel dibattito pubblico emergono molte proposte e riflessioni su come intervenire efficacemente su questo problema complesso, che non riguarda solo il nostro Paese ma tutto il contesto europeo e globale.
L’impatto del prezzo dell’elettricità sulle imprese italiane e le proposte di confindustria
Durante l’ultimo premier time alla Camera, Giorgia Meloni ha messo nel mirino il caro energia come uno degli ostacoli principali per la competitività delle aziende italiane. Ha sottolineato che il prezzo dell’elettricità in Italia è più alto rispetto ai principali paesi europei perché è strettamente legato al costo del gas, una materia prima che alimenta l’ultima centrale necessaria per far fronte alla domanda elettrica. Questo meccanismo contribuisce a far lievitare il prezzo finale dell’energia elettrica in modo diretto.
Confindustria ha accolto con favore le parole della premier e ha rilanciato con una proposta precisa: disaccoppiare il prezzo dell’elettricità da quello del gas. Attualmente, infatti, il prezzo dell’energia elettrica segue l’andamento del gas naturale, che è soggetto a forti oscillazioni di mercato. La richiesta è quella di stabilire canali e tariffe differenti in base alla fonte di produzione energetica, per evitare che le fluttuazioni del gas influenzino troppo il costo finale dell’energia elettrica utilizzata dalle imprese.
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Le difficoltà di disaccoppiare i prezzi dell’elettricità dal gas naturale
Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, mette in guardia su questa possibilità. Secondo lui il sistema elettrico è unico e non può essere frammentato in comparti con prezzi separati. Non basta dividere i costi in base alla fonte produttiva: l’elettricità si muove su una rete integrata che impone una tariffa uniforme.
L’esperto evidenzia come sia possibile mettere in atto misure temporanee contro il caro energia, ma non si potranno ottenere risultati strutturali importanti nel breve periodo. Il prezzo è infatti legato a fattori di mercato e alla capacità produttiva nazionale ed europea. Per rendere più abbordabile il prezzo è necessario incidere sui costi produttivi, con fonti più economiche e meno soggette a variazioni estreme.
L’aumento delle fonti di energia a basso costo come soluzione per ridurre il prezzo dell’elettricità
Tabarelli indica nella crescita delle fonti di produzione a basso costo l’unica strada percorribile per abbattere i prezzi in modo stabile. Ricorda casi esteri, come Cina e Stati Uniti, dove le rinnovabili e altre energie a basso costo hanno permesso una riduzione significativa dei costi dell’energia.
La spinta verso le energie rinnovabili va quindi seguita, ma con attenzione alle caratteristiche del territorio. Il modello spagnolo, basato sull’eolico e sul solare, non è replicabile facilmente in Italia a causa del clima, della morfologia e della presenza di centrali nucleari e termoelettriche tradizionali. Ciò rende la transizione energetica un processo complesso, che richiede investimenti e una visione di lungo termine.
La sfida delle importazioni di gas russo e le alternative europee per l’approvvigionamento
Sul fronte delle importazioni di gas, la Commissione europea ha presentato un piano per azzerare le forniture provenienti dalla Russia, vista la guerra in Ucraina. Questa decisione ha un impatto diretto sui prezzi e sulla sicurezza energetica europea.
Da parte sua, Davide Tabarelli concorda con la scelta europea di bloccare il gas russo, anche se anticipa che ne deriveranno problemi difficili da gestire. “Lo stop va accompagnato da misure di contrappeso immediato per superare eventuali carenze, pena ulteriori rincari e disagi.”
I grandi fondi americani sembrano interessati a investire nelle società che controllano i gasdotti che trasportano gas russo verso l’Europa. Tabarelli si limita a sottolineare che “gli operatori faranno le scelte che ritengono opportune, mentre la priorità resta la sicurezza dell’approvvigionamento europeo.”
Sfruttare il gas nazionale e africano per diminuire la dipendenza e i costi energetici in Italia
Tabarelli invita l’Italia a guardare più da vicino alle risorse vicine. Prima di puntare su Gnl proveniente da Usa o Qatar, suggerisce di valorizzare il gas proveniente dal Nord Africa. La Libia, ad esempio, fornisce meno di un quarto della capacità del gasdotto Green Stream, un dato che evidenzia margini di recupero.
L’opzione più importante sarebbe incrementare la produzione nazionale di gas. L’Italia ha giacimenti sotto i propri fondali ma la crescita in questo ambito è frenata dalle competenze condivise tra Stato e regioni. Nonostante il consenso politico trasversale non esista, proprio i veti locali bloccano le iniziative in questo senso. La situazione rallenta l’aumento della produzione interna, necessaria per ridurre i costi e garantire maggiore autonomia.
Lo scenario europeo e nazionale per l’inverno e le centrali a carbone ancora attive
Il mercato europeo dei prezzi energetici mostra segnali di difficoltà. Il Ttf di Amsterdam, indicatore di riferimento, ha registrato una risalita dopo i minimi della scorsa primavera. Questo trend anticipa possibili tensioni per il prossimo inverno, con un sistema energetico che rischia di restare rigido e sottoposto a stress.
Di fronte a questi dati, in Italia si è aperto il dibattito sulla necessità di mantenere attive le centrali a carbone ancora funzionanti. Questa scelta dovrebbe valere anche per la Germania. L’idea è di evitare blocchi o carenze in un periodo in cui lo stoccaggio di gas e le riserve energetiche sono fondamentali per prevenire crisi improvvise.
Il mantenimento di queste fonti più inquinanti è visto come un male necessario durante la fase di transizione. La speranza è che, con un sistema europeo che regga, non si creino situazioni di carenza o tensioni sui costi energetici nei mesi più freddi.
La sfida dell’energia rimane al centro degli obiettivi di governo, imprese e istituzioni europee. Le scelte che verranno adottate nei prossimi mesi avranno un impatto diretto sulle tasche di cittadini e aziende, ma anche sulla stabilità del sistema elettrico e sul cammino verso un futuro energetico più sostenibile e sicuro per l’Italia.