Golden power su unicredit e banco bpm, Giorgetti minaccia dimissioni in caso di disallineamenti con Palazzo Chigi
Le tensioni politiche sul golden power tra Unicredit e Banco BPM coinvolgono il governo, con Forza Italia che chiede un approccio più flessibile, mentre Giorgetti minaccia dimissioni in caso di divergenze.

Il golden power sulla fusione Unicredit-Banco BPM provoca tensioni nella maggioranza, con il MEF che difende i poteri speciali mentre Forza Italia ne chiede l'alleggerimento, in un contesto politico ed economico delicato. - Unita.tv
La questione del golden power nell’ambito dell’operazione tra Unicredit e Banco BPM continua a far discutere all’interno della maggioranza di governo, con tensioni che coinvolgono in modo particolare il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e i rappresentanti di Forza Italia. Le recenti dichiarazioni del ministro hanno chiarito l’assetto attuale tra il ministero e Palazzo Chigi, sottolineando l’assenza di conflitti e mettendo sul tavolo la possibilità di dimissioni immediate in caso di divergenze future. Lo scontro politico ruota attorno ai poteri speciali che il Governo intende esercitare sulla fusione bancaria, che qualcuno nel centrodestra considera eccessivi o non più adeguati.
Le tensioni nella maggioranza sul golden power e il ruolo di forzaitalia
Nelle ultime settimane si sono intensificati i malumori all’interno della coalizione di governo, con Forza Italia che ha assunto un ruolo centrale nel dibattito sulla politica del golden power applicato all’operazione tra Unicredit e Banco BPM. Antonio Tajani, esponente di spicco del partito, ha espresso critiche puntuali sia all’offerta pubblica di scambio sia all’uso dei poteri speciali da parte del Governo italiano.
Queste posizioni hanno fatto aumentare la pressione interna, provocando una risposta decisa da parte di Giancarlo Giorgetti, che ha negato qualsiasi disallineamento con Palazzo Chigi. Il ministro dell’Economia, intervenuto in Senato, ha sottolineato che “l’esercizio del golden power è una scelta politica già definita e che non tollererà tentativi di minarne l’efficacia: nel caso contrario, si è detto pronto a dimettersi immediatamente da Viale XX Settembre.”
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Equilibri delicati tra lega, forza italia e fratelli d’italia
Questa ferma posizione arriva in una fase delicata, in cui gli equilibri interni tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia sono messi alla prova da diverse questioni di governo. L’intesa sulla manovra economica e gli orientamenti comuni appaiono intatti, ma queste piccole crepe sulla vicenda bancaria fanno emergere divergenze che non sono solo di merito, ma anche di strategie politiche e rappresentanza.
Il ruolo di Forza Italia non è isolato: l’opposizione interna incalzata da esponenti come Matteo Renzi che criticano l’intervento governativo tardivo contro il golden power aggiunge ulteriore pressione all’esecutivo.
Il contenzioso legale di unicredit e la gestione del golden power da parte del MEF
Unicredit ha scelto la via giudiziaria per contestare in parte l’imposizione del golden power attraverso un ricorso al Tar, con l’udienza fissata per il 4 giugno. Questo ricorso nasce soprattutto dall’impatto economico che le restrizioni governative rischiano di avere sull’operazione di fusione che coinvolge Banco BPM.
Da mesi il Governo osserva da vicino i comportamenti della banca, soprattutto rispetto alla richiesta che Unicredit abbandoni le attività in Russia entro nove mesi. La posizione del ministero dell’Economia resta ferma: “il golden power è uno strumento necessario per tutelare gli interessi strategici nazionali, specie in un contesto economico e geopolitico complesso.”
Il monitoraggio del MEF sulle mosse di Unicredit proseguirà nei prossimi giorni per trovare la decisione definitiva sul via libera all’operazione, ponendo attenzione alla tutela degli asset nazionali. Giorgetti ha ribadito che c’è un’intesa completa con Palazzo Chigi in questa vicenda e che eventuali divergenze interne porterebbero a scelte drastiche da parte sua.
Attenzione ai mercati e alle tempistiche strette
L’attenzione finanziaria sulle banche italiane è alta, specie in considerazione delle oscillazioni dello spread e del debito pubblico. Il ricorso di Unicredit rischia di complicare ulteriormente il quadro, rendendo più delicato il cammino verso la fusione, soprattutto perché le tempistiche sono già strette.
La posizione di lega, fratelli d’italia e forzaitalia sul futuro di banco bpm
Il nodo della fusione Unicredit-Banco BPM divide in modo netto i partiti del centrodestra, in particolare sulla gestione del golden power. La Lega e Fratelli d’Italia appoggiano una linea dura per difendere Banco BPM, considerato un presidio nazionale importante, e guardano con favore anche alla possibile fusione di Banco BPM con Monte dei Paschi di Siena, altra operazione gradita al Carroccio.
Fratelli d’Italia sembra quindi condividere con Giorgetti una posizione di salvaguardia, senza farsi influenzare dai tentativi di sbloccare l’operazione in favore di Unicredit tramite la riduzione dei poteri speciali.
Forza Italia, invece, cerca di spingere per un alleggerimento delle restrizioni del golden power, o quantomeno per un approccio meno rigido, così da facilitare la fusione. Le richieste di Tajani e altri esponenti dell’alleanza evidenziano una distanza significativa da Lega e FdI su questo tema.
Divisioni in un quadro politico complicato
Questa divisione si inserisce in un quadro già complicato, dove i partner di governo devono gestire questioni come la riforma delle pensioni, l’autonomia regionale e i rapporti con Bruxelles. Accuse incrociate e tensioni interne proseguono, con le spinte politiche che si riflettono sulle decisioni tecniche di governo.
L’importanza del golden power e le implicazioni economiche per l’italia
Il golden power rappresenta per il Governo un elemento chiave per mantenere il controllo su operazioni strategiche di rilevanza nazionale, soprattutto in un momento in cui l’Italia deve dimostrare solidità economica e politica internazionale.
L’imposizione di questo strumento sull’operazione di Unicredit riguarda non solo la difesa del sistema bancario ma anche la tutela degli interessi pubblici in settori sensibili. Come ha sottolineato Giorgetti, “le agenzie di rating e i dati economici confermano come la fiducia degli investitori italiani passi anche attraverso la stabilità delle scelte politiche ed economiche.”
Interrompere la linea attualmente seguita con uno strappo interno rischierebbe di indebolire la percezione della solidità governativa, con potenziali ricadute sui mercati e sul debito pubblico.
La politica economica italiana, infatti, si basa anche sul sostegno dei risparmiatori e sul buon esito delle emissioni del BTP Italia, strumenti che misurano il consenso verso l’azione di governo in campo finanziario. Anche per questo il ministro Giorgetti invita a evitare tensioni inutili e ricorda come i poteri speciali sulla fusione tra banche siano uno strumento legittimo e motivato da ragioni concrete e non arbitrari.
Il confronto continuerà nei prossimi giorni, ma la posizione ufficiale del MEF è molto netta e non aperta a compromessi improvvisi.