Giuseppe conte smentisce il motto uno vale uno: una nuova fase per il movimento 5 stelle

Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, definisce il motto “uno vale uno” un errore e propone un nuovo approccio politico basato su competenze e responsabilità per affrontare le sfide attuali.
Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha definito il motto "uno vale uno" un errore del passato, sottolineando la necessità di competenze ed esperienza nella gestione degli incarichi pubblici, segnando un cambio di rotta verso un approccio più pragmatico e responsabile. - Unita.tv

Il leader del movimento 5 stelle, giuseppe conte, si è espresso nuovamente sul celebre slogan “uno vale uno”, che aveva contraddistinto le origini del gruppo. In una recente intervista televisiva, l’ex presidente del consiglio ha definito quell’affermazione un errore, marcando una distanza netta dal passato “puro” del movimento. Le sue parole arrivano in un momento in cui i pentastellati cercano un’identità diversa, più pragmatica e orientata al governo. Questo cambiamento si colloca nel contesto di un nuovo percorso politico, dove competenze e responsabilità pubbliche assumono un peso maggiore.

Un nuovo corso per il movimento 5 stelle sotto la guida di conte

giuseppe conte ha preso le redini del movimento 5 stelle ormai da qualche tempo, e in questa nuova fase ha voluto imprimere un cambiamento significativo rispetto agli ideali inaugurali. conte ha più volte affermato che il gruppo non è più lo stesso nato con beppe grillo e gianroberto casaleggio. L’identità si è modificata, anche se l’ex presidente del consiglio non ha rinnegato del tutto i principi che hanno mosso la prima stagione del movimento.

Davanti al conduttore david parenzo, durante il programma di la7 l’aria che tira, conte ha sottolineato che il movimento ora deve confrontarsi con la realtà concreta di incarichi pubblici complessi. Il cambiamento riguarda soprattutto il ruolo dei suoi rappresentanti, chiamati a dimostrare competenze, senso etico e capacità. Un messaggio chiaro e diretto: non basta più un’idea astratta di uguaglianza nel potere, ma serve preparazione e attenzione al ruolo istituzionale.

Il riferimento al passato, quindi, non serve per un ritorno nostalgico, ma per rimarcare la crescita del movimento che si confronta con le sfide di oggi, sia interne che esterne, tra politica italiana ed europea.

Perché conte considera un errore il motto uno vale uno quando si tratta di incarichi pubblici

Nel corso dell’intervista, conte ha specificato il motivo per cui ritiene sbagliato il principio dell’“uno vale uno” in relazione agli incarichi pubblici. Ha detto che il ruolo di amministratore o rappresentante politico richiede non soltanto un voto uguale sul piano formale, ma anche qualità distintive: competenze, responsabilità etica, esperienza.

Il motto originario nasceva dall’idea di un gruppo dove tutti contavano allo stesso modo, senza gerarchie, ma conte ha spiegato che quella formula non può funzionare nell’azione di governo. Quando serve guidare un’istituzione, perché affidarsi a chi non ha la preparazione necessaria può essere rischioso. L’ex premier ha definito questa idea “un grande errore del passato”, in cui il movimento aveva sottovalutato l’importanza delle capacità tecniche e dell’etica professionale.

Questa posizione non è nuova per il leader pentastellato: già in precedenti occasioni pubbliche, come in un incontro di marzo 2025 a milano, conte aveva commentato la stessa frase parlando di un messaggio sbagliato, da superare in favore di un approccio più realistico e responsabile nei confronti della rappresentanza politica.

Non è il solo a pensarla così. Anche luigi di maio aveva in passato smontato l’idea che «uno vale l’altro», evidenziando come la gestione di ruoli pubblici complessi richieda qualcosa di più di una semplice uguaglianza formale.

L’origine e l’evoluzione del motto uno vale uno nel movimento 5 stelle

Il motto “uno vale uno” è nato il 4 ottobre 2009, durante un evento organizzato al teatro smeraldo di milano. In quella occasione beppe grillo, cofondatore del movimento insieme a gianroberto casaleggio, pronunciò per la prima volta quella frase che sarebbe diventata un simbolo della politica grillina.

La frase voleva esprimere l’idea che nessuno era più importante di un altro e che tutti potevano avere lo stesso peso nelle decisioni. Fu un messaggio forte, il segno di una volontà di rottura rispetto ai partiti tradizionali, che spesso davano il potere a pochi eletti.

Nel tempo, però, questa affermazione ha mostrato i suoi limiti. Già nel 2011, tramite un post sul blog di grillo, si precisava che “uno vale uno” poteva funzionare solo se tutti avessero avuto uguale accesso all’informazione. Era un appello affinché la conoscenza fosse libera e diffusa, premessa per un voto realmente paritario ed informato.

Nel 2015, con il cambiamento dell’inno del movimento, il motto scomparve definitivamente dal repertorio ufficiale, segno che quella visione risultava ormai superata. Non a caso, oggi le parole di conte confermano la fine di quell’epoca, definendo quel principio come un’utopia non più applicabile nella realtà politica attuale.

La canzone “ognuno vale uno” di supa & dj nais rimane un ricordo di quell’epoca, ma ormai la politica grillina guarda oltre, puntando su figure con esperienza e capacità, in un contesto dove la semplicità dello slogan non basta più.