Giorgio locatelli racconta le difficoltà agli inizi della carriera e le critiche al mondo della cucina attuale

Giorgio Locatelli racconta la sua difficile gavetta in Francia, evidenziando le umiliazioni e le pressioni del settore, criticando l’attenzione eccessiva all’immagine sui social nella ristorazione moderna.
Lo chef Giorgio Locatelli racconta nel podcast "One More Time" la sua difficile gavetta in Francia, criticando l'umiliazione in cucina e l'eccessiva importanza data all'apparenza sui social nella ristorazione moderna. - Unita.tv

Lo chef Giorgio Locatelli, noto giudice di Masterchef e imprenditore della ristorazione, ha condiviso dettagli della sua dura gavetta in Francia, parlando con Luca Casadei nel podcast One More Time. Difficoltà fisiche e umiliazioni hanno segnato i primi anni della sua carriera, dando uno sguardo crudo alla realtà nascosta dietro le luci delle cucine stellate. Nel racconto emergono anche le critiche allo stato attuale della ristorazione, soprattutto alla deriva verso l’apparenza sui social.

La gavetta in francia e le condizioni estreme dietro la fama di giorgio locatelli

Nel podcast Giorgio Locatelli ha parlato di un periodo molto difficile vissuto durante la sua formazione in Francia. Descrive una realtà fatta di ritmi massacranti e scarse pause, tanto da dover mangiare in fretta e, spesso, sui bidoni dell’immondizia. Il ricordo più vivo è quello di un Natale passato con una sola salsiccia, non due come precisa lui stesso, a sottolineare il rigore e la penuria di quei giorni.

La pressione del lavoro e una dieta insufficiente lo hanno portato ad un “collasso totale” quasi a sfiorare la malnutrizione. Ricorda di aver raggiunto un peso di soli 60 chilogrammi, un dato preoccupante per uno chef con il suo fisico e le energie necessarie da spendere in cucina. Paradossale il contrasto con il mondo raffinato che lo circondava: nel ristorante dove lavorava si spendevano migliaia di franchi per pasti e vini costosi, ma lui si doveva accontentare di ciò che poteva, spesso praticamente nulla.

Umiliazioni in cucina e riflessioni sul rispetto nel lavoro e tra colleghi

Giorgio Locatelli ha sottolineato come il rispetto in cucina debba basarsi sulla severità professionale, e mai sull’umiliazione delle persone. Nel suo percorso ha incontrato atteggiamenti sbagliati e duri, tanto da farne un punto chiave della sua esperienza. Non si riconosce in quel metodo e oggi promuove un ambiente lavorativo meno crudele.

Ha anche criticato la trasformazione del modo di andare al ristorante. Un tempo era un’occasione speciale: una festa, un momento da vivere, ora sembra molto più legato alla presenza sui social, con un’attenzione maggiore all’immagine che al momento in sé. Per Locatelli, diventare protagonisti su Instagram ha spostato l’attenzione da ciò che si vive a tavola a ciò che si mostra fuori dal ristorante.

La nuova cucina tra social, lusso e perdita di identità territoriale

Il giudice di Masterchef ha proseguito con alcune considerazioni riguardanti i suoi colleghi e i giovani talenti. Secondo lui, l’aspetto visivo del piatto ha preso il sopravvento rispetto al valore vero e proprio, ovvero il gusto e il legame con le materie prime del territorio. Il lusso è ormai visto quasi esclusivamente come una presentazione impeccabile sui social, non come qualità del cibo.

Locatelli nota una diffusa imitazione degli stili delle grandi capitali come Londra nelle cucine europee, soprattutto nel nord. Questo fenomeno porta a un appiattimento dell’offerta, dove si perde la vera anima dei luoghi e la cultura culinaria locale. Per lui ogni piatto deve raccontare la storia di chi lo prepara, la sua tecnica e la sua cultura. Solo così può essere autentico.

Il valore reale delle stelle michelin e la passione oltre il riconoscimento

Impossibile non parlare di stelle Michelin con Giorgio Locatelli, che ha avuto per anni una stella nel suo ristorante londinese, ora chiuso. Lo chef sottolinea che l’ambito riconoscimento non dovrebbe mai diventare il solo obiettivo nel lavoro. Se fosse così, si perderebbe di vista la vera essenza del mestiere.

Per Locatelli, come per un attore che recita per il personaggio e non solo per il pubblico, l’impegno in cucina va oltre la ricerca degli applausi o delle luci della ribalta. La passione e la storia personale devono restare al centro, altrimenti il mestiere rischia di apparire solo come una corsa ai premi o alle tendenze futili, senza radici.