George simion punta a un’alleanza stile meloni ma con richieste per la minoranza romena in ucraina

George Simion, leader dell’estrema destra romena, punta a un modello politico ispirato all’Italia di Giorgia Meloni, affrontando temi come la difesa europea e le riforme interne per rilanciare l’economia.
George Simion, leader dell’estrema destra romena ispirato al modello di Giorgia Meloni, si prepara al ballottaggio presidenziale con un programma nazionalista che bilancia alleanze atlantiste, riforme interne e rilancio economico, ma suscita dubbi per le sue posizioni su Ucraina, difesa europea e rapporti con l’Unione europea. - Unita.tv

La scena politica romena si accende in vista del ballottaggio presidenziale del 18 maggio. George Simion, il leader dell’estrema destra che ha conquistato il 40% dei voti al primo turno, sta delineando un progetto politico in cui si riflette una forte ispirazione all’italia di Giorgia Meloni, pur mantenendo un tono nazionalista molto marcato. La sua strategia spazia dalla politica estera alla riforma interna, passando per il rilancio economico di Bucarest. Non manca poi una chiara posizione sulle relazioni con Mosca e l’Unione europea, con un profilo che suscita attenzione anche oltreoceano.

Il legame con l’italia di meloni e la posizione sulla guerra in ucraina

George Simion ha più volte sottolineato di voler seguire il modello italiano gestito da Giorgia Meloni, soprattutto in politica estera. Il leader romeno ha espresso un netto sostegno alla Nato e una condanna senza mezzi termini nei confronti delle azioni russe in Ucraina, definite crimini. Non a caso ha ribadito che l’aiuto militare ed economico a Kiev sarà però vincolato al rispetto dei diritti delle minoranze, in particolare quella romena residente in territorio ucraino. Questo elemento ha sollevato qualche dubbio sull’allineamento atlantista di Simion, perché pone condizioni molto precise che potrebbero complicare la coesione nelle relazioni internazionali.

Una posizione chiara e controversa

Questa posizione segna comunque una linea chiara: l’opposizione all’aggressione russa è ferma, ma non si può dimenticare la centralità degli interessi nazionali, specie in una regione contesa. L’Italia rimane un riferimento concreto, a partire da contatti diretti con Meloni, che ha inviato messaggi di sostegno privati al leader romeno. Anche Matteo Salvini ha manifestato pubblicamente apprezzamento, dimostrando come il centrodestra europeo guardi con interesse a questo “modello” in costruzione.

Dubbi sul riarmo e la difesa europea, tra europa e nato

Tra i punti cardine della sua visione politica Simion ha messo la difesa europea: mostra forti riserve sui piani di riarmo portati avanti da Bruxelles. Per lui la Nato è l’unica realtà in grado di garantire la sicurezza del continente, e sarebbe inutile investire in armamenti militari europei separatamente. Questo punto di vista si scontra con le spinte, spesso sostenute da Donald Trump e altri leader, per un impegno militare europeo più consistente.

Una alleanza equilibrata

L’idea che Simion promuove è quella di una alleanza internazionale più equilibrata, dove ogni nazione contribuisce in maniera pari. Questo progetto non sembra accogliere l’ipotesi di una difesa europea autonoma, forse per evitare di perdere l’accesso strategico alla protezione e al supporto della Nato. Resta comunque evidente un certo scetticismo verso l’integrazione militare all’interno delle istituzioni Ue, vista da Simion quasi come una distrazione o un intervento superfluo rispetto a ciò che la Nato garantisce.

Piano di riforme interne: meno municipi e sfruttamento delle risorse

Sul fronte interno, Simion guarda con occhi critici alla gestione delle amministrazioni locali. Ha annunciato un progetto per ridurre drasticamente il numero dei municipi, da 1.300 a circa 400, con l’obiettivo di snellire la burocrazia e migliorare la gestione delle risorse. Questa riforma punta a creare enti più grandi, capaci di avere una forza maggiore nella distribuzione del budget e nella programmazione territoriale.

Rilancio economico e risorse naturali

Oltre a questo, Simion intende far leva sulle risorse naturali romene per ridare fiato all’economia ormai in netta difficoltà. Ci sono importanti giacimenti di petrolio nel Mar Nero e varie terre rare, elementi fondamentali per diverse produzioni tecnologiche. Con un’inflazione che supera il 7% e conti pubblici sotto pressione, la mossa su questi settori viene vista come un tentativo di rilancio industriale, almeno secondo le premesse del leader di destra. Il piano però incontra scetticismo tra esperti economici che considerano il bilancio sofferto e la situazione internazionale troppo delicata per puntare solo sulle risorse naturali.

Rapporti con l’establishment europeo e il richiamo all’olocausto

Il blocco occidentale non è esente da critiche, ma Simion si è affrettato a distanziarsi dalle accuse di ambiguità verso componenti néga-olocausto nel proprio elettorato. Pur essendo un nazionalista, definisce l’olocausto una tragedia incontestabile e bollare il revisionismo storico come una follia. Il leader insta a mantenere toni rigorosi, soprattutto nei confronti della Russia, che continua a essere considerata una minaccia diretta.

Tensioni con l’Unione europea

I rapporti con l’Ue restano tesi: Simion esprime una chiara ostilità nei confronti della burocrazia comunitaria e dell’establishment, senza però voler rompere completamente l’alleanza occidentale. La sua strategia sembra voler bilanciare un nazionalismo intransigente con la necessità di restare dentro il sistema che tutela la sicurezza e la sovranità della Romania. Il legame con la Nato, e dunque con i Paesi transatlantici, viene spiegato come una condizione indispensabile per contenere il Cremlino.

Un consenso in crescita ma la sfida è trasformarlo in governi efficaci

George Simion deve ora affrontare la sfida più difficile: convertire il forte consenso populista raccolto alle urne in un governo stabile e capace di interventi concreti. Al momento, molte delle sue proposte sollevano perplessità soprattutto sul piano economico e diplomatico. Si muove in un equilibrio delicato tra nazionalismo economico e necessità di apertura all’esterno, con il rischio di isolare Bucarest se si spingesse troppo su un’agenda sovranista radicale.

Alleanze interne e monitoraggio esterno

Il monitoraggio da parte degli Stati Uniti è attento, dato che Simion si presenta come atlantista ma incarna un’ondata sovranista che suscita allarmi. La sua capacità di costruire alleanze interne, come quelle con l’ex premier Victor Ponta e l’euroscettico Calin Georgescu, è un segnale che cerca di ampliare la coalizione senza rinunciare alle posizioni dure. I prossimi mesi saranno decisivi per capire se questo mix di nazionalismo e pragmatismo potrà cambiare davvero la Romania o resterà uno strumento di polemica politica.