Home Francesca rizzi e jointly: la sfida italiana del buon lavoro e il welfare che cambia il modo di lavorare

Francesca rizzi e jointly: la sfida italiana del buon lavoro e il welfare che cambia il modo di lavorare

Francesca Rizzi, fondatrice di Jointly, rivoluziona il welfare aziendale in Italia integrando benessere dei dipendenti e produttività attraverso un modello di economia condivisa e soluzioni digitali innovative.

Francesca_rizzi_e_jointly%3A_la_

Francesca Rizzi, ex consulente McKinsey, ha rivoluzionato il welfare aziendale in Italia con Jointly, una startup che applica l’economia condivisa per migliorare il benessere dei lavoratori, aumentando produttività e soddisfazione attraverso soluzioni digitali e personalizzate. - Unita.tv

Il concetto di “buon lavoro” sta diventando centrale nel mondo aziendale e nel dibattito sociale. Francesca Rizzi, ex consulente McKinsey e fondatrice di Jointly, ha introdotto in Italia un modello rivoluzionario che lega il benessere dei dipendenti al successo dell’impresa. Attraverso soluzioni di welfare innovativo, Jointly mira a costruire ambienti lavorativi più sostenibili, rispondendo alle esigenze del mercato del lavoro che continua a mutare, specie dopo le trasformazioni generate dalla pandemia.

Chi è francesca rizzi e come ha cambiato l’approccio al welfare aziendale

Francesca Rizzi ha accumulato oltre quindici anni di esperienza come consulente in McKinsey, dove ha collaborato con diverse realtà aziendali italiane e internazionali. Nel 2014 ha deciso di fondare Jointly, puntando su un’idea nuova: usare i principi dell’economia condivisa per migliorare il welfare all’interno delle organizzazioni. Questo cambiamento è nato da una riflessione pragmatica: integrare il profitto con la cura del lavoratore non è solo possibile, ma necessario per affrontare le sfide produttive e sociali contemporanee.

Prima di Jointly, il welfare aziendale in Italia era spesso visto come un costo o una formalità burocratica. Rizzi invece lo ha ripensato come una risorsa strategica, capace di supportare gli individui nell’equilibrio fra vita privata e lavoro. Il suo percorso racconta di una donna che non ha semplicemente fondato una startup, ma ha contribuito a ridefinire cosa significhi lavorare bene oggi.

Jointly, la startup che applica l’economia condivisa al mondo del lavoro

Jointly ha preso vita dall’incontro tra Francesca Rizzi, Anna Zattoni e Fabio, con lo scopo di applicare un modello di economia condivisa per cambiare la gestione del benessere aziendale. L’idea chiave è che il welfare possa essere più inclusivo, flessibile e personalizzato, adattandosi alle diverse esigenze dei dipendenti.

Grazie a Jointly le aziende possono mettere a disposizione strumenti concreti per i propri lavoratori, come orari flessibili, servizi di assistenza alla famiglia o percorsi di formazione, tutto accessibile attraverso piattaforme digitali pensate per semplificare la vita quotidiana. In questo modo, la qualità del lavoro migliora, la motivazione cresce e le assenze diminuiscono. Il modello ha dimostrato sul campo che lavoratori più soddisfatti contribuiscono a risultati migliori per l’azienda.

Jointly si distingue anche per il suo approccio tecnico, che utilizza software intuitivi per la gestione dei benefit. Questi sistemi consentono non solo di erogare servizi, ma anche di monitorare l’efficacia delle politiche di welfare, permettendo agli imprenditori di adattarle alle richieste reali dei dipendenti.

“se sei felice produci di più”, la filosofia dietro il successo di jointly

La frase di Francesca Rizzi, “Se sei felice produci di più”, mette a fuoco il cuore della sua visione. Per lei, migliorare la qualità della vita lavorativa non è un gesto di bontà, ma un investimento che si ripaga in produttività. Jointly punta su quel legame diretto tra benessere e performance, traducendo questo principio in azioni concrete.

Il modello prevede misure come flessibilità negli orari, possibilità di adattare il lavoro ai ritmi personali e l’accesso a servizi che supportino la salute mentale e fisica dei lavoratori. Queste iniziative facilitano la conciliazione tra lavoro e famiglia, riducono lo stress e l’assenteismo. Secondo i dati raccolti dalle imprese che collaborano con Jointly, il turnover si riduce sensibilemente, un segnale concreto di soddisfazione e stabilità nella forza lavoro.

Questa filosofia ribalta l’idea che la produttività derivi solamente da regole rigide o incentivi economici. Al contrario, Jointly dimostra che una relazione di fiducia e supporto tra azienda e dipendenti genera risultati più duraturi e meno costosi.

Strumenti digitali e servizi personalizzati per migliorare la vita dei lavoratori

Le strategie adottate da Jointly passano attraverso piattaforme tecnologiche che permettono di offrire servizi di welfare in modo semplice e diretto. Questo abbassa le barriere per l’accesso ai benefit, coinvolge maggiormente i dipendenti e consente un maggiore controllo sull’uso delle risorse da parte delle imprese.

Questi strumenti digitali sono progettati per facilitare la prenotazione di servizi come assistenza domiciliare, baby-sitting, supporto psicologico o corsi di formazione, spesso sconosciuti o difficili da raggiungere. La tecnologia aiuta anche le aziende a personalizzare le offerte in base ai profili dei lavoratori, tenendo conto di età, esigenze familiari, condizioni di salute o impegni personali.

Il riscontro dall’utilizzo di queste piattaforme è stato positivo: la partecipazione cresce, così come la soddisfazione percepita. Le aziende osservano un minor numero di assenze per motivi di salute e un clima lavorativo più sereno e collaborativo. Il welfare digitale entra in questo modo nelle abitudini quotidiane dei dipendenti, senza complicazioni o lunghe procedure burocratiche.

Il contesto sociale e il valore aggiunto di jointly nel mercato italiano

Il mercato del lavoro italiano è sotto pressione da molti anni, con tassi di disoccupazione giovanile alti e condizioni di lavoro che spesso non rispondono alle nuove esigenze. La pandemia ha messo in evidenza la fragilità di molte realtà, ha accelerato il ricorso allo smart working e ha portato alla luce questioni legate alla salute mentale e alla gestione del tempo.

Jointly si inserisce in questo scenario come un punto di riferimento che prova a dare risposte concrete e moderne. La sua presenza ha contribuito a creare un punto di incontro tra le imprese che vogliono innovare e la domanda crescente di soluzioni per migliorare la quotidianità lavorativa.

L’impatto sociale è chiaramente visibile: migliaia di lavoratori beneficiano delle politiche messe in campo, e le aziende riscontrano un miglioramento misurabile in diversi indicatori. L’attenzione al benessere passa attraverso la costruzione di un ambiente più inclusivo, dove chiunque possa trovare spazio e supporto, indipendentemente dal settore o dal ruolo ricoperto.

Riconoscimenti e le parole di francesca rizzi sulla crescita di jointly

Francesca Rizzi ha più volte sottolineato come il successo di Jointly derivi dalla capacità di ascoltare realmente i bisogni dei lavoratori, adattando le offerte e migliorando continuamente gli strumenti a disposizione. Non si tratta solo di lanciare servizi, ma di costruire un rapporto di fiducia tra impresa e dipendenti.

Negli anni Jointly ha ricevuto premi e attestati per il suo contributo all’innovazione sociale e al welfare aziendale. Queste onorificenze raccontano un percorso riconosciuto anche dalle istituzioni e dall’ecosistema imprenditoriale italiano. I risultati positivi incoraggiano il team a continuare a proporre soluzioni pratiche, dando voce a chi ha bisogno di sentirsi sostenuto nel proprio lavoro.

Rizzi ribadisce con chiarezza che la trasparenza e l’autenticità restano i pilastri del modello, per evitare che il welfare diventi un mero strumento di marketing.

Le critiche al modello jointly e le sfide per il futuro del lavoro

Come spesso accade, anche l’approccio di Jointly ha incontrato critiche. Alcuni osservatori hanno evidenziato che l’economia condivisa applicata al welfare potrebbe non coprire le esigenze di tutti, in particolare in settori dove le condizioni lavorative sono più pesanti o instabili. C’è chi teme che le politiche di welfare si riducano a un modo per le imprese di migliorare l’immagine senza un reale cambiamento.

Il team di Jointly ha sempre risposto chiaramente a queste accuse, evidenziando la volontà di creare un modello autentico, fondato su dati concreti e sulla partecipazione diretta dei lavoratori. La sfida più grande resta quella di estendere queste pratiche anche a realtà con condizioni meno favorevoli.

Guardando avanti, il confronto con le nuove forme di lavoro e il mutamento delle abitudini sarà decisivo per ampliare e affinare le soluzioni di welfare.