Il prossimo 8 e 9 giugno, gli italiani saranno chiamati a esprimersi su diversi quesiti referendari che riguardano temi cruciali del lavoro e della cittadinanza. Daniela Fumarola, segretaria generale della Cisl, ha scelto un approccio netto: consiglia di non recarsi alle urne, suscitando un acceso dibattito. Le sue parole mettono in luce un dissenso rispetto all’uso dello strumento referendario per questioni complesse del mercato del lavoro e della società, sollevando riflessioni sul ruolo dei sindacati e sulle future riforme.
Il no alla partecipazione alle urne come posizione politica della cisl
Fumarola, in qualità di leader di uno dei sindacati più rappresentativi del paese, ha dichiarato pubblicamente che l’astensione alle votazioni del referendum può essere una scelta opportuna. Questo, a suo avviso, nasce dal fatto che il voto popolare su questi temi rischia di rivelarsi un’arma a doppio taglio, incapace di fornire risposte adeguate ai bisogni attuali di lavoratori e cittadini. Nel suo intervento, ha sottolineato che la democrazia diretta, pur importante, non dovrebbe sostituirsi al dialogo costruttivo tra istituzioni e parti sociali.
Critiche e dibattito tra sindacati e politica
Le critiche alla pratica referendaria si incrociano con quelle recentemente espresse dal presidente del Senato Ignazio La Russa, dando origine a un dibattito politico acceso. L’opinione di Fumarola ha acceso le polemiche soprattutto perché sembra sminuire il valore di uno strumento democratico tradizionalmente visto come essenziale. La posizione, pur controversa, è stata espressa con l’obiettivo di sottolineare la necessità di approcci diversi per affrontare le questioni lavorative più delicate.
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Critica ai referendum sul lavoro: un salto indietro per i diritti dei lavoratori
Fumarola ha definito i referendum sul lavoro una “battaglia di retroguardia”, spiegando che oggi la realtà sociale e lavorativa richiede strumenti aggiornati e tutele adeguate, non un ritorno a norme superate. Ha affermato che la cancellazione della disciplina sui licenziamenti, oggetto di uno dei quesiti, rappresenterebbe un passo indietro per i lavoratori. Il riferimento è diretto all’abrogazione di alcune parti della riforma Fornero, che prevederebbe l’adozione di un sistema di indennizzi inferiore e una modifica dei meccanismi di reintegro.
Recupero dell’articolo 18
Il recupero dell’articolo 18, da anni al centro del confronto mentale e normativo, non viene visto come opportuno da Fumarola. Piuttosto, indica che servirà costruire un quadro di tutele che tenga conto delle trasformazioni del lavoro e delle nuove forme di impiego. Le sue osservazioni partono dalla convinzione che il mondo del lavoro sia cambiato profondamente e che tornare a norme vecchie metterebbe a rischio la stabilità e la produttività.
Proposte della cisl: riforma organica e formazione continua
Fumarola non si limita alla critica ma avanza anche proposte concrete per migliorare la condizioni dei lavoratori. La Cisl invita a creare una riforma integrata che vada oltre i referendum e includa strumenti come la formazione continua e la creazione di un nuovo statuto della persona. Invece di puntare sul salario minimo per legge, si auspica un sostegno mirato all’individuo, attraverso orientamento professionale e acquisizione di competenze.
Tutela e adattamento
Il concetto di tutela, secondo la segretaria, deve spostarsi verso misure che accompagnino la persona durante tutta la carriera, favorendo l’adattamento alle nuove esigenze del lavoro. La formazione emerge come una priorità, capace di salvaguardare l’occupazione e aiutare i lavoratori a rispondere ai mutamenti del mercato. La proposta tocca anche il tema dell’inclusione e del rafforzamento dei diritti attraverso strumenti normativi aggiornati, in un’ottica di protezione personalizzata.
Opposizione anche al referendum sulla cittadinanza: no all’abbassamento del requisito a 10 anni
Oltre ai quesiti sul lavoro, Fumarola esprime un giudizio negativo anche sul referendum che propone di ridurre a 10 anni il requisito per ottenere la cittadinanza italiana. Pur appoggiando la riforma in sé, respinge il ricorso allo strumento referendario, giudicato una via inadeguata per affrontare questioni di tale portata. Le ragioni affondano nell’idea che certi temi di carattere sociale richiedano dibattiti più articolati e soluzioni legislative precise, non passaggi popolari sintetici.
La sindacalista si mostra convinta che il percorso verso l’adozione di norme sulla cittadinanza debba passare attraverso procedure istituzionali che garantiscano stabilità e coerenza. L’abbassamento del requisito a 10 anni, a suo avviso, può essere discusso ma solo in un quadro legislativo meditato, non via referendum che rischia di polarizzare opinioni e creare conflitti senza risolvere i problemi.
Il confronto con il governo sui nuovi appalti e la responsabilità solidale
Nel corso dell’intervista al Corriere della Sera, Fumarola ha affrontato anche il tema degli appalti. Non si definisce contraria alle modifiche relative alla responsabilità solidale, anzi riconosce che il governo sta lavorando alla questione con attenzione e metodo. Ha rimarcato che la Cisl ha accolto con favore la disponibilità del governo a discutere sul tema, valorizzando il dialogo con la premier Giorgia Meloni.
L’incontro di giovedì scorso è stato giudicato positivo perché molte richieste sindacali sono state recepite nel dibattito sulle regole di appalti e subappalti. Questo confronto rappresenta un esempio di come il governo e le parti sociali possano collaborare su temi concreti, evitando tensioni inutili. Fumarola si è mostrata stupita dalla differenza di visione con altri sindacati che invece appoggiano i referendum, mentre ella preferisce evitare scelte divisive.
Contrattazione collettiva e nuovo patto sociale per lavoro e crescita
La proposta finale di Fumarola si concentra sulla necessità di rafforzare la contrattazione collettiva e costruire un nuovo patto sociale. In questa visione, al centro devono stare la persona e la produttività, in modo da garantire condizioni di lavoro eque senza sacrificare la competitività. La sindacalista ribadisce che la tutela dei diritti passa attraverso relazioni industriali solide e rinnovate.
L’obiettivo è creare un modello in cui lavoratori e imprese collaborino per raggiungere risultati condivisi. Non si tratta solo di applicare norme ma di riformare l’intero assetto delle relazioni lavorative in chiave moderna. Questo richiede un impegno comune che metta il lavoratore sempre al centro dei processi decisionali, bilanciando le esigenze di crescita economica con quelle della giustizia sociale.