Fausto Tinelli e lorenzo iannucci, quarantasette anni senza verità su un duplice omicidio a milano
Nuove indagini sull’omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, uccisi a Milano nel 1978, riaprono il caso dopo quasi cinquant’anni, con la speranza di fare chiarezza su un mistero irrisolto.

Il 17 marzo 1978 due giovani militanti di sinistra, Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, furono assassinati a Milano; dopo quasi 50 anni il caso resta irrisolto, ma nuove indagini potrebbero finalmente fare luce sull’omicidio. - Unita.tv
Il 17 marzo 1978 fausto tinelli e lorenzo iannucci, due giovani militanti di sinistra, furono uccisi nelle vicinanze del centro sociale leoncavallo a milano. Dopo quasi mezzo secolo, il giallo del loro omicidio resta aperto. Nuove indagini promettono di portare alla luce elementi finora ignorati o trascurati. L’attesa è forte soprattutto tra chi li ha conosciuti, e chi spera in una svolta per una vicenda che ha segnato la città e l’Italia intera.
Le denunce della famiglia tinelli e i sospetti legati alla sparizione delle prove
Da settimane sono ripartite le indagini, con l’apertura di nuovi filoni investigativi e la raccolta di nuove testimonianze. La madre di fausto tinelli, intervenuta in esclusiva per lombardia nera, ha espresso un dolore che non si è mai spento in quasi cinquant’anni. Ha raccontato di una prolungata sensazione di minaccia nelle settimane che precedettero la morte del figlio, con telefonate intimidatorie e inseguimenti.
La donna ha parlato di prove cruciali sparite: il passamontagna indossato da uno degli assassini e i vestiti di fausto, che secondo lei furono nascosti o distrutti per impedire di fare chiarezza. Quando l’avvocato della famiglia chiese di prelevare il dna dai capi di abbigliamento, ricevette la risposta che erano stati bruciati. Successivamente, nuovi accertamenti andarono a vuoto a causa di un presunto allagamento nella struttura che conteneva il materiale genetico.
Questi fatti alimentano l’idea che l’omicidio fosse parte di un disegno più grande, forse legato ai drammatici eventi politici dell’epoca, come il sequestro e la morte di aldo moro. Le ombre su quei giorni sono fitte, e la mancanza di prove concrete ha allungato l’agonia delle famiglie coinvolte.
Il contesto storico e la notte del 17 marzo 1978 a milano
Quel giorno di marzo di quarantasette anni fa, fausto e lorenzo tornarono dal parco lambro, dove avevano trascorso la giornata, per ritrovarsi vicini al leoncavallo, uno spazio che allora rappresentava un punto di riferimento per i giovani di sinistra a milano. Poco dopo, furono uccisi con colpi d’arma da fuoco. Le indagini iniziali puntarono subito il dito su ambienti di estrema destra, anche sulla base di diversi indizi raccolti sul posto e nelle immediate vicinanze.
Nonostante queste tracce e alcune testimonianze, nessuno degli indagati fu arrestato o formalmente incriminato. Le motivazioni e le responsabilità rimangono perciò avvolte nel mistero, mentre molti dubbi hanno alimentato ipotesi di depistaggio o omissioni intenzionali nelle fasi che seguirono all’omicidio.
L’associazione fausto e lorenzo e la memoria viva in città
ivano vallesi, presidente dell’associazione dedicata a fausto tinelli e lorenzo iannucci, ha ricordato l’impatto che quella morte ebbe sulla città di milano e sulle persone vicine ai due giovani. I funerali, che richiamarono circa centomila persone, testimoniano l’importanza che il loro impegno aveva per molti.
Da allora, l’associazione non si è mai fermata nel mantenere viva la memoria dei ragazzi, trasformando il dolore in azione civile e in ricerca della verità. Su questi fronti, il lavoro è senz’altro difficile. Gli anni sembrano aver disperso molte piste, ma nuove indagini potrebbero rimettere in moto processi e verifiche finora trascurate.
Le rinnovate investigazioni: cosa cambia dopo quasi cinquant’anni
Le nuove indagini comportano la riapertura di vecchie carte, l’ascolto di testimoni non presi in considerazione e approfondimenti su elementi finora poco esplorati. La perquisizione recente nell’abitazione di andrea sempìo, una figura legata al caso, rientra in questi accertamenti. In particolare si cerca un attizzatoio, che sarebbe collegato a un canale nei pressi di tromello, un indizio che potrebbe riaprire piste ora congelate.
Le autorità stanno valutando elementi nuovi o rivalutando quelli già raccolti, con l’obiettivo di individuare chi ha sparato e perché. Il fatto che l’omicidio risalga a quasi cinquant’anni fa complica il reperimento di prove certe. Tuttavia, le nuove tecnologie e gli accertamenti sul dna potrebbero offrire strumenti prima non disponibili per arrivare a delle risposte.
Restano aperti diversi quesiti: l’omicidio fu un atto politico isolato? O fu parte di una strategia più ampia, legata anche agli sconvolgimenti che segnavano l’Italia in quegli anni? Queste domande si portano dietro l’upso che il tempo non ha cancellato, mentre la città attende che si possa finalmente fare luce su cosa accadde quella notte di marzo del 1978.