Ex comandante carabinieri marchetto e le prime irregolarità rilevate sul delitto di garlasco
L’ex maresciallo Francesco Marchetto analizza le irregolarità nell’indagine sul delitto di Garlasco, evidenziando disorganizzazione e dubbi sulla testimonianza di Muschitta, sollevando interrogativi su possibili pressioni.

L’ex maresciallo Francesco Marchetto, primo a intervenire sulla scena del delitto di Garlasco, denuncia disorganizzazione e possibili pressioni sull’indagine, offrendo una critica dettagliata alla gestione dei protocolli investigativi. - Unita.tv
L’ex maresciallo dei carabinieri Francesco Marchetto, primo ufficiale ad arrivare sulla scena del delitto di Garlasco, ha rilasciato dichiarazioni significative a Mattino 5 News su Canale 5. Marchetto ha ricostruito le sue impressioni iniziali nel luogo del crimine, sottolineando anomalie nel modo in cui era gestita l’indagine e raccontando la sua posizione riguardo alcune testimonianze chiave. Le sue parole offrono un ritratto dettagliato di quella giornata e dei fatti che seguirono, aprendo nuovi spunti su una delle indagini più seguite degli ultimi anni.
Caos e disorganizzazione nella scena del crimine secondo marchetto
Marchetto è arrivato sul luogo del delitto con l’incarico di coordinare le operazioni investigative ma si è subito trovato davanti a una scena scomposta. Ha sottolineato che c’erano molte persone, troppe, presenti senza un’adeguata organizzazione. Secondo lui solo alcune figure dovevano essere autorizzate a muoversi dentro l’abitazione: il magistrato, il comandante del reparto, il comandante della compagnia, gli addetti ai reperti e i tecnici della fotografia. A suo avviso invece “c’era troppa gente” che entrava e usciva a caso, aumentando il rischio di contaminare le prove.
Carenze nelle misure di sicurezza sul posto
Un’altra questione sollevata riguarda le misure di sicurezza sul posto. Marchetto ha notato una certa trascuratezza, in particolare molte persone non indossavano guanti o calzari protettivi, necessari per evitare di alterare la scena del crimine. Ha specificato che buona parte di queste persone in effetti non li utilizzava e si chiedeva il motivo, considerando che ognuno deve rispondere del proprio operato. Questo disordine ha provocato confusione già nelle prime ore dopo l’evento.
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Secondo lui questa mancanza di ordine ha ostacolato le operazioni e ha complicato la raccolta di indizi essenziali. I reperti, compresi quelli ematici, avrebbero potuto essere compromessi. Marchetto ha fatto riferimento anche al caso del paio di scarpe chiesto in seguito per verifiche sul sangue, segno che le prime procedure non erano state eseguite con la dovuta cautela.
Dubbi sull’attendibilità della testimonianza di muschitta
Tra gli elementi controversi del caso, spicca la testimonianza di Muschitta, un testimone che affermò di aver visto la sera del delitto una ragazza uscire dalla via Pascoli, strada vicino alla casa di Chiara Poggi. Il racconto di Muschitta era dettagliato ma dopo circa un’ora di pausa nella sua deposizione, ritrattò quanto detto. Questo cambio di versione suscitò molte discussioni.
Commento di marchetto sulla testimonianza
Marchetto ha commentato la vicenda spiegando che secondo lui Muschitta aveva raccontato effettivamente il vero, almeno nella prima parte della deposizione. Il testimone descriveva non solo la ragazza con capelli a caschetto e scarpe con la stella, ma anche un’auto parcheggiata davanti alla casa in una piccola rientranza lungo via Pascoli. L’ex comandante ha precisato che Muschitta poteva non essere in grado in quel momento di collegare la ragazza e l’auto, perché non aveva nel verbale la cognizione esatta dell’auto.
L’elemento più delicato è la ragione per cui Muschitta ha cambiato versione. Marchetto ha ipotizzato che sia stato soggetto a minacce o intimidazioni da parte di qualcuno presente in procura in quel frangente. Queste affermazioni sono molto pesanti e aprono la strada a ipotesi di ingerenze o pressioni che potrebbero aver condizionato il corso dell’indagine. Tuttavia, queste accuse sono da considerare con cautela e non possono essere date per certe senza ulteriori riscontri.
Un personaggio controverso: marchetto tra condanne e riconoscimenti
Francesco Marchetto non è una figura semplice nel contesto giudiziario e investigativo italiano. Nel corso della sua carriera ha ricevuto tre condanne, che ne hanno segnato la reputazione. Eppure, al tempo stesso, viene riconosciuto come un investigatore capace e determinato. Proprio per questo la sua testimonianza ha avuto una certa eco tra chi segue il caso di Garlasco.
La sua attenzione ai dettagli e la descrizione delle irregolarità riscontrate al momento del delitto gettano una luce complessa su quella fase cruciale dell’indagine. I dubbi su un’eventuale manipolazione della scena o interferenze nelle testimonianze contribuiscono a mantenere vivo l’interesse su un caso ancora oggi discusso.
Giudizi precisi sulla gestione dei protocolli investigativi
Marchetto non si è limitato a ricostruire i fatti del giorno ma ha anche espresso giudizi precisi su come furono gestiti i protocolli investigativi, mettendo in rilievo rischi e lacune. È un racconto che accompagna la storia del delitto di Garlasco con un punto di vista ravvicinato, con i dettagli di chi ha vissuto quegli attimi con responsabilità diretta.
I fatti esposti dall’ex maresciallo continuano a far discutere negli ambienti giudiziari e tra gli addetti ai lavori, confermando la complessità di una vicenda che resta tra le più intricate dei nostri anni recenti.