La storia di Evaristo Beccalossi, ex centrocampista dell’Inter, ha tenuto tutti col fiato sospeso. Ricoverato d’urgenza con un’emorragia cerebrale, il calciatore è rimasto in coma quasi due mesi. La sua famiglia, in particolare la moglie Danila, ha raccontato i momenti delicati vissuti durante la degenza. Attraverso le parole della donna, emerge un ritratto umano di questa dura battaglia che Beccalossi ha cominciato lo scorso gennaio.
Il malore improvviso e il ricovero d’emergenza
Tutto è cominciato lo scorso 9 gennaio, quando Evaristo Beccalossi si trovava a Pavia, accompagnato da un amico. Poco dopo, questo ha notato l’ex calciatore in uno stato confusionale davanti alla sua abitazione. La situazione preoccupante ha spinto l’amico a contattare subito la figlia di Beccalossi, Nagaja. Giunta sul posto, la giovane ha trovato il padre cosciente, ma incapace di esprimersi in modo coerente. Quel confuso parlare ha subito acceso campanelli d’allarme e la famiglia ha deciso di intervenire trasportandolo con urgenza all’ospedale di Brescia.
Al pronto soccorso, tramite una tac, è stata diagnosticata una grave emorragia cerebrale. Questa notizia ha sconvolto i presenti e ha rappresentato solo l’inizio di un percorso complicato. Nonostante la diagnosi, il carattere di Beccalossi non è cambiato subito. Anzi, all’inizio il calciatore si è mostrato in modo quasi scanzonato, come racconta la moglie Danila, che ricorda la battuta fatta dal marito in ospedale, quando ha risposto in modo scherzoso a un medico. Questo atteggiamento, però, è durato poco.
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Il coma e la fase più critica per la famiglia
Due giorni dopo il ricovero, la condizione di Beccalossi è peggiorata drasticamente e l’ex centrocampista è entrato in coma. È stato quindi intubato e trasferito in terapia intensiva sempre a Brescia, dove è rimasto per quasi 50 giorni. Per la moglie il periodo più difficile è stato proprio quello: settimane di angoscia e incertezza, senza certezze sul futuro. I medici, come accade in questi casi, hanno riferito alla famiglia la gravità della situazione, sottolineando che non era scontato che Evaristo sarebbe sopravvissuto.
Danila ha raccontato di aver trovato conforto in momenti difficili grazie alla condivisione con la moglie di un altro paziente affetto da un problema simile. Il racconto alla stampa è stato anche il primo modo per far sapere al pubblico di questa prova affrontata da Beccalossi. Da quanto emerge, però, la notizia del suo stato era già nota ai dirigenti dell’Inter, gli amici di una vita del calciatore.
I messaggi di vicinanza e le visite in ospedale
Durante il ricovero Evaristo ha ricevuto poche visite, attentamente dosate dall’ospedale per non affaticarlo. Tra questi, la moglie Danila ricorda quella di Luciano Canuti, ex compagno di squadra, che ha portato qualche sigaretta Marlboro: un piccolo gesto che ha acceso gli occhi di Beccalossi, noto grande fumatore. Altri messaggi importanti sono arrivati da personaggi molto noti. Gianni Infantino, presidente della FIFA e ammiratore di Beccalossi, ha inviato un messaggio vocale carico di affetto e incoraggiamento.
Tra i contatti stretti del calciatore figurano anche manager nerazzurri come Marotta, Oriali e Bordon. Quando hanno visto che Evaristo non rispondeva più ai messaggi nella chat, si sono preoccupati e hanno cercato di capire cosa stesse accadendo. Il fatto che questa situazione coinvolga tanti nomi tra calcio e spettacolo dimostra l’affetto che ancora circonda il 69enne, che difficilmente passa inosservato a chi lo ha conosciuto bene.
Il risveglio dal coma e l’avvio della riabilitazione
Il 27 febbraio Beccalossi ha cominciato a mostrare segnali di miglioramento, svegliandosi finalmente dal coma. Uno dei momenti più emozionanti è stato quello di una videochiamata con Gianni Infantino, con la quale ha potuto scambiare parole e speranze. La moglie ha definito questo evento “molto toccante” e un punto di svolta in questa lunga prova.
Il percorso di riabilitazione è adesso un appuntamento quotidiano. Beccalossi ha davanti a sé un cammino lungo e faticoso, anche perché non ha ancora riacquistato tutta la forza e la voglia di un tempo. Danila racconta che l’ex giocatore fa fatica ad allenarsi e spesso si mostra poco collaborativo durante la fisioterapia. Ciononostante, la sua determinazione resta solida, soprattutto dopo aver seguito la semifinale tra Inter e Barcellona, partita che lo ha fatto sentire carico e ottimista.
La rete di affetti e il supporto degli amici più cari
Molti amici e compagni di squadra storici sono rimasti vicini a Beccalossi e alla sua famiglia in questi mesi difficili. Personaggi come Enrico Ruggeri, Spillo Altobelli, Alberto Bollini, Nicola Savino, Max Pezzali e sua moglie, senza dimenticare Aldo Serena, hanno sempre chiesto notizie e dimostrato attenzione, mantenendo un profilo discreto.
Da tanti anni o da poco, questi legami rappresentano un sostegno concreto, un aiuto invisibile che accompagna l’ex calciatore nel ritorno alla normalità. In molti si attendono che, come sul campo, anche in questa partita difficile Beccalossi riesca a rispondere con forza e volontà.
L’uscita dall’ospedale proprio nel periodo di Pasqua ha segnato la fine di una prova lunga e dura, nella quale il corpo e la mente di Beccalossi hanno dovuto affrontare più di quanto si potesse immaginare. Le prossime settimane saranno fondamentali per capire il livello di autonomia che potrà riconquistare, in attesa che torni al centro della sua vita con la stessa energia di un tempo.