Enorme buco coronale sul Sole potrebbe colpire la Terra tra 20 e 22 maggio 2025 con possibili blackout e disturbi
Un ampio buco coronale sul Sole si dirige verso la Terra, previsto tra il 20 e il 22 maggio 2025, con potenziali rischi per comunicazioni e reti elettriche a causa del vento solare.

Un grande buco coronale sul Sole, previsto tra il 20 e 22 maggio 2025, potrebbe causare tempeste geomagnetiche con possibili disturbi a comunicazioni satellitari e reti elettriche terrestri. - Unita.tv
Un vasto buco coronale presente sulla superficie del Sole si amplia e si dirige verso la Terra. Secondo le osservazioni della NASA, questo fenomeno, atteso tra il 20 e il 22 maggio 2025, potrebbe influenzare le comunicazioni e l’infrastruttura energetica del nostro pianeta. Si tratta di un evento che, seppur naturale e già documentato da tempo, non aveva mai raggiunto dimensioni simili. Le previsioni indicano rischi variabili ma concreti per tecnologia e reti elettriche.
Cos’è il buco coronale e come si forma sul sole
Un buco coronale è un’area estesa sulla superficie del Sole caratterizzata da una temperatura del plasma più bassa rispetto alle altre zone. Questo provoca una densità minore di materia luminosa, facendo apparire la regione come una macchia scura se osservata con strumenti di alta energia. In realtà, da quella regione si sprigiona il cosiddetto vento solare, un flusso di particelle cariche e campi magnetici che può estendersi fino alla Terra.
Il fenomeno si verifica regolarmente nel ciclo solare ma non raggiunge sempre queste dimensioni eccezionali. Il buco individuato in questi giorni supera il milione di chilometri di estensione, ben più grande rispetto a quelli visti nei mesi scorsi. Nonostante questo, la natura fisica del fenomeno rimane la stessa, con implicazioni legate all’interazione tra il vento solare e il campo magnetico terrestre.
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Caratteristiche e storia del buco coronale attuale
Il buco osservato ora si trova nell’emisfero meridionale del Sole, la stessa area dove già tra marzo e aprile si era manifestato un buco simile. In quel periodo il fenomeno apparve poi scomparire perché il Sole, che ruota in circa 25-35 giorni, ha spostato quella zona fino al lato non visibile dalla Terra.
Negli ultimi giorni abbiamo visto un’espansione significativa, invece della dissoluzione. Questo allargamento ha reso il buco coronale più vasto e potenzialmente più influente per gli effetti sul nostro pianeta. Il Sole, con la sua rotazione “differenziata” e lenta, favorisce questo tipo di evoluzione che cambia la disposizione delle macchie e delle zone di bassa attività.
Rischi per le comunicazioni e le reti elettriche terrestri
Quando il vento solare proveniente dal buco coronale raggiunge la Terra, interagisce coi campi magnetici terrestri in modo da generare tempeste geomagnetiche. Queste possono danneggiare i satelliti che forniscono servizi di navigazione e comunicazione. In alcuni casi, il flusso di particelle ionizzate può determinare blackout radio e interruzioni varie in segnali di telefonia e Internet.
Le reti elettriche sono vulnerabili soprattutto se le tempeste solari raggiungono intensità elevate. Un livello di rischio classificato come 1 o 2 su 5, come al momento previsto, può già creare difficoltà momentanee o danni ai trasformatori. Nei casi peggiori, gli impianti potrebbero subire guasti che richiederanno tempi lunghi di riparazione e conseguenti disagi diffusi.
Monitoraggio e previsioni tra il 20 e 22 maggio 2025
L’arrivo del vento solare carico di particelle ionizzate previsto per queste date è sotto costante osservazione da parte delle agenzie spaziali internazionali, in particolare la NASA. I dati raccolti nei giorni precedenti indicano un’intensità moderata ma sufficiente a provocare disturbi.
Alcune fonti ipotizzano che gli effetti potrebbero prolungarsi fino al 23 maggio, mentre altri ritengono che la fase più critica terminerà il giorno 21. Questo margine di incertezza dipende dalla velocità e dalla composizione del flusso proveniente dal buco coronale e dalla sua interazione con la magnetosfera terrestre.
L’esperienza del passato insegna a mantenere alta la guardia, soprattutto sulle infrastrutture tecnologiche più sensibili, come i satelliti e le reti di trasmissione elettrica. Resta fondamentale il monitoraggio continuo e la preparazione al possibile impatto di questo fenomeno solare sulle funzioni quotidiane della nostra società.