Emmanuel macron tra politica estera e crisi interna: i nuovi equilibri in francia e gli scenari europei
Macron gioca un ruolo chiave nella politica internazionale, affrontando il conflitto in Ucraina e le tensioni in Medio Oriente, mentre la Francia naviga una crisi interna con il governo di Bayrou.

Emmanuel Macron rafforza il ruolo internazionale della Francia tra crisi in Ucraina e Medio Oriente, mentre la politica interna affronta tensioni e un possibile rinnovamento in vista del 2027. - Unita.tv
Emmanuel Macron continua a giocare un ruolo centrale sulla scena internazionale, intervenendo attivamente su questioni cruciali come il conflitto in Ucraina e le tensioni in Medio Oriente. Intanto, la politica francese affronta una fase critica, con il governo guidato da Bayrou che fatica a mantenere la stabilità. Tra nuovi protagonisti e mosse strategiche, il quadro politico mostra segnali di trasformazione profonda.
I nuovi assetti della strategia nucleare francese
Negli ultimi mesi Macron ha alzato il profilo della Francia nel dossier della sicurezza europea, con un’attenzione particolare al possibile utilizzo delle armi nucleari francesi al di fuori dei confini nazionali. Il presidente propone di spostare alcune testate in paesi partner dell’UE, mettendo la Francia al centro del processo di riarmo comunitario. Questa ipotesi però prevede che la Francia non sia la fonte principale dei finanziamenti e che il comando decisionale resti esclusivamente nelle mani di Parigi.
Il progetto raccoglie diverse sfide. Macron punta a ridurre la dipendenza dagli arsenali made in USA, mirando a incrementare gli acquisti nella produzione militare europea, dando così una spinta all’industria francese. In questo contesto emergono i cosiddetti “volenterosi”, una coalizione di paesi pronti a sostenere l’Ucraina non solo politicamente ma anche con azioni di presidio e produzione militare in loco. L’idea è evitare che il conflitto trascini l’UE in uno scontro diretto con la Russia ma offrire supporto logistico e materiale all’esercito ucraino.
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Ruolo italiano nella mediazione transatlantica
L’Italia, con la premier Meloni, si è proposta come mediatore fra gli USA e l’UE, ruolo che appare centrale nell’attuale tensione tra le due sponde dell’atlantico. A differenza della coalizione rafforzata da Macron con la Gran Bretagna, che ha preso una linea più marcatamente militare, Roma lavora a un’intesa che possa garantire stabilità diplomatica e commerciale.
Il nodo cruciale riguarda il cessate il fuoco in Ucraina e le regole di ingaggio dei volenterosi in caso di violazioni russe. Macron ha definito questo momento come transitorio e delicato, parlando di truppe di “rassicurazione”. Gli Stati Uniti dovrebbero supervisionare con sistemi satellitari la tregua e attribuire responsabilità in caso di rotture. La posizione francese esclude per ora un impegno diretto in prima linea, ma resta aperto il discorso su un intervento autorizzato dall’ONU nel futuro.
Un elemento rilevante è l’arrivo imminente di imprese francesi in Ucraina per avviare una produzione locale di armamenti. Questo fatto segna un passaggio importante, visto che già aziende tedesche operano in zona. Mosca considera queste strutture legittimi obiettivi in una possibile escalation, aumentando il rischio di nuovi scontri diretti.
Medio oriente e pressioni sulle decisioni politiche di macron
Sullo sfondo del Medio Oriente, Macron cerca di esercitare un ruolo autonomo rispetto all’UE, ponendo la Francia in una posizione di interlocutore diretto in diversi fronti di crisi. La regione resta instabile e le mosse francesi, pur ambiziose, si scontrano con contraddizioni interne e difficoltà pratiche.
Le posizioni espresse da Macron sulla crisi israelo-palestinese hanno attirato critiche anche in patria. A ottobre, nel momento in cui Israele subiva attacchi da Hezbollah e Iran, Parigi aveva imposto uno stop alle forniture di armi a Tel Aviv, suscitando tensioni con la comunità ebraica locale. Il direttore del settimanale Le Point ha messo in luce i limiti dell’approccio Macron, definito “fuori sincrono” rispetto alla complessità del momento.
Questo iperattivismo prende corpo anche nelle dinamiche interne francesi: la franchezza delle prese di posizione rischia di isolare il presidente in alcune cerchie influenti, complicando ulteriormente la sua gestione politica e diplomatica.
Governo bayrou e crisi politica
Il governo guidato da Jean Castex e poi da Bayrou attraversa una fase complicata. L’esecutivo si trova a dover fronteggiare scandali che risalgono a decenni fa, minando la sua credibilità e aprendo la strada a possibili mozioni di sfiducia. L’opposizione ha più volte tentato di capitalizzare questa situazione mettendo sotto pressione l’esecutivo.
Anche la prospettiva di nuove elezioni agita il clima politico. Secondo la legge francese, è in scadenza il termine entro cui non si possono indire consultazioni anticipate. I partiti valutano la possibilità di un voto anticipato, ma la scelta del sistema elettorale potrebbe pesare in modo decisivo. L’opzione proporzionale interessa sia Bayrou che Marine Le Pen, mentre il movimento macroniano appare più esitante, poiché vi vedrebbe un rischio di indebolimento.
Le alleanze future si stanno definendo, con nuovi nomi in primo piano e strategie diverse per conservare o conquistare consenso.
Protagonisti emergenti in vista del 2027
Se Gabriel Attal è oggi il volto della macronie, appare poco probabile che possa emergere come leader capace di riequilibrare la scena. Il vero candidato forte sembra essere Edouard Philippe, ex premier e attuale sindaco di Le Havre, che continua a coltivare consensi moderati e una base neogollista vicina agli ambienti centristi e macroniani.
Nella destra neogollista si contrappongono la figura più tradizionale di Laurent Wauquiez e quella più dura del ministro dell’interno Retailleau. Le loro posizioni potrebbero attrarre una fetta di elettorato oggi diviso tra il Rassemblément National e la destra conservatrice.
Il Rassemblément National si è compattato attorno a Marine Le Pen dopo la sentenza giudiziaria che la riguarda. Pur con qualche sondaggio favorevole a Jordan Bardella, presidente del partito, la leadership rimane della Le Pen. I sondaggi indicano una possibile vittoria per la destra moderata con Philippe nei confronti della leader del RN, anche se la competizione è aperta e potrebbe riservare sorprese.
Il quadro politico francese continua a evolvere tra tensioni interne, nuovi volti e scenari europei complessi, mentre Macron sfida i confini tradizionali della politica estera con scelte che potrebbero modellare il futuro del continente.