Elezioni amministrative 2025: la commissione antimafia segnala 23 candidati impresentabili in diverse città italiane
La Commissione Antimafia ha segnalato 23 candidati impresentabili per le elezioni amministrative del 2025 in Italia, evidenziando problematiche di trasparenza e legalità, soprattutto a Taranto.

La Commissione Antimafia ha individuato 23 candidati "impresentabili" alle elezioni amministrative 2025 in Italia, soprattutto a Taranto, per garantire trasparenza e contrastare infiltrazioni mafiose nelle amministrazioni locali. - Unita.tv
Le votazioni amministrative del 2025 in Italia si avvicinano e la Commissione Antimafia ha svolto approfondite verifiche sui candidati in lizza, scoprendo 23 persone definite “impresentabili“. Queste segnalazioni mirano a tutelare la trasparenza e la legalità delle competizioni elettorali, in particolare in comuni di rilievo come capoluoghi di provincia, centri con più di 50.000 abitanti e città sciolte in passato per infiltrazioni mafiose. La presidente Chiara Colosimo ha reso noto l’esito dell’indagine, mettendo in evidenza situazioni specifiche soprattutto a Taranto, mentre altre realtà come Genova risultano immuni da sospetti.
Le elezioni amministrative 2025 e l’impegno della commissione antimafia
Le elezioni amministrative previste per il 25 e 26 maggio 2025 coinvolgono numerosi comuni italiani, chiamati a rinnovare le proprie amministrazioni locali. Queste consultazioni valgono molto nella governabilità quotidiana e nel controllo del territorio. Per questa ragione, la Commissione Antimafia ha potenziato i controlli sui candidati, puntando a cancellare dai collegi elettorali chi presenta profili a rischio per legami con la criminalità organizzata o per precedenti penali gravi. La verifica si è concentrata su categorie di comuni particolari, quelli cioè che per dimensioni o storia recente risultano più esposti a tali rischi.
Attenzione ai comuni a rischio
Il controllo istituito ha permesso di esaminare attentamente le candidature, focalizzando l’attenzione sui soggetti che intendono candidarsi nei comuni capoluogo di provincia e nei centri cittadini di media grandezza. Hanno avuto seguito soprattutto i casi di comuni precedentemente sciolti per infiltrazioni mafiose, territorio dove il ruolo della criminalità può incidere sulla scelta dei rappresentanti pubblici. L’intervento dell’antimafia cerca così di evitare che personaggi con precedenti poco chiari possano ricoprire cariche di rilievo e influenzare le decisioni politiche locali.
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Come funziona il codice di autoregolamentazione della commissione antimafia
Nel tentativo di garantire liste pulite e candidature affidabili, la Commissione Antimafia ha adottato un codice di autoregolamentazione per selezionare chi può presentarsi alle elezioni. Questo codice contiene criteri precisi per escludere soggetti con condanne penali rilevanti, coinvolgimenti accertati in attività illegali o che abbiano ricoperto incarichi in comuni sospesi per infiltrazioni mafiose. Si tratta di un meccanismo pensato per promuovere trasparenza e responsabilità nelle scelte elettorali, con il fine di tutelare la legalità istituzionale.
Il codice si rivolge dunque a tutelare il processo democratico, imponendo standard rigidi per evitare infiltrazioni di figure con legami criminali. Questo strumento è stato messo in campo per impedire che liste elettorali vengano presentate con candidati la cui presenza comprometterebbe la credibilità delle istituzioni. La verifica viene svolta confrontando le documentazioni giudiziarie e amministrative con la situazione dei singoli candidati, offrendo così un sistema di filtri in grado di assicurare trasparenza e rispetto delle norme.
Criteri chiave e finalità
Il meccanismo intende garantire che non si possano candidare persone con precedenti o situazioni che danneggiano l’immagine delle istituzioni, prevenendo infiltrazioni mafiose nelle amministrazioni locali.
I candidati indicati come impresentabili: dove e chi sono
La Commissione Antimafia ha segnalato 23 candidati definiti “impresentabili” in diverse località italiane. Tra questi, cinque provengono da Taranto, città dove le accuse di incompatibilità con il codice di autoregolamentazione hanno attirato una particolare attenzione. I nomi citati sono Rossella Basile del movimento civico “Movimento Sportivo“, Mimma Albano della lista “Noi Taranto“, Antonio Damiano Milella della “Democrazia Cristiana“, Rosario Ungaro e Cataldo Renna entrambi di “Forza Italia“. Questi nomi si distinguono perché legati da precedenti o da situazioni giudiziarie che ne compromettono la candidatura.
Al contrario, in città come Genova la Commissione non ha trovato candidati da segnalare come impresentabili. Questo dato rispecchia una situazione politica locale più attenta ai criteri di pulizia rispetto ad altri territori. L’assenza di nomi sospetti nelle liste dei big liguri certifica un rispetto formale delle regole e suggerisce una selezione più rigorosa da parte delle forze politiche del posto. La differenza fra i territori riflette infatti la varietà di situazioni che caratterizza il paese nel suo complesso.
Il caso taranto: dettagli sulle candidature sospette
A Taranto, il gruppo di candidati impresentabili ha attirato l’attenzione per la qualità e la natura delle segnalazioni. Questi cinque nomi sono stati esaminati in base al codice che prende in considerazione sia precedenti giudiziari che rapporti con ambienti criminali. La commissione ha valutato in modo rigoroso ogni posizione, riscontrando situazioni che rendono queste candidature incompatibili con il ruolo pubblico a causa di condanne o comportamenti giudicati gravi. La scelta di segnalarli mira a preservare l’integrità delle future amministrazioni e a evitare che individui con profili poco chiari possano esercitare poteri decisionali sulla comunità.
Queste segnalazioni confermano la continua attenzione posta sulle realtà territoriali esposte a infiltrazioni, dove la presenza di soggetti a rischio è più frequente. Lo scenario tarantino è emblematico di problematiche diffuse, dove la politica locale può essere influenzata da dinamiche opinabili. Per questo la Commissione ha adottato misure preventive e ha scelto di intervenire con trasparenza, affinché la cittadinanza sia informata e possa esercitare una scelta consapevole durante il voto.
Genova senza segnalazioni: un dato rilevante per la politica locale
Il fatto che Genova non abbia registrato alcun candidato impresentabile è dato che sottolinea una gestione più prudente delle candidature nelle liste locali. Le verifiche condotte sulla composizione delle liste cittadine non hanno individuato persone con situazioni analoghe a quelle segnalate altrove. Questo risultato viene interpretato come prova dell’adozione da parte delle forze politiche genovesi di criteri selettivi coerenti con le regole stabilite dalla Commissione Antimafia.
In un contesto segnato da frequenti segnalazioni in altre zone del paese, Genova rappresenta un caso positivo che può offrire spunti per le strategie di controllo e selezione dei candidati in futuro. Il rigore e l’attenzione dimostrati potrebbero favorire la credibilità dei partiti locali agli occhi degli elettori, contribuendo a un clima di fiducia e partecipazione civica più solido.
Le parole di chiara colosimo e il ruolo della commissione antimafia
La presidente Chiara Colosimo ha illustrato i risultati delle verifiche con particolare enfasi sul numero di candidature segnalate in violazione del codice. Sono undici le candidature escluse per motivi legati a condanne penali o comportamenti incompatibili, mentre altre dodici coinvolgono persone che avevano incarichi in comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. Colosimo ha ribadito che la commissione ha mantenuto gli stessi criteri di controllo usati l’anno precedente, estendendo però il raggio d’azione a più territori.
Colosimo ha ricordato come il monitoraggio riguardi tutti i comuni capoluogo, quelli con popolazione superiore a 50.000 abitanti e i comuni sciolti in passato per mafia, ciò per assicurare liste con candidati senza macchia. Secondo la presidente, questo sforzo aiuta a evitare che la criminalità possa condizionare le istituzioni pubbliche locali, anche se il problema resta complesso e richiede attenzione costante, in particolare nelle aree più colpite da infiltrazioni.
Le reazioni e le discussioni scaturite dalle segnalazioni
La decisione di segnalare 23 candidati impresentabili ha diviso opinioni. Alcuni considerano questa iniziativa come un intervento necessario per difendere la limpidezza delle elezioni e la fiducia nelle istituzioni. Altri invece criticano il metodo adottato, sostenendo che i controlli rischiano di risultare troppo severi o politicizzati, cioè usati come strumento di pressione su avversari. Questi dubbi riguardano soprattutto la trasparenza delle procedure adottate e l’equità delle esclusioni.
Un altro punto di discussione verte sulla gestione dei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. La Commissione Antimafia vuole assicurarsi che tali territori restino lontani da futuri condizionamenti da parte della criminalità, ma il dibattito resta acceso su quanto le misure di controllo bastino per affrontare questioni sociali e politiche radicate da anni. Si parla quindi anche del delicato equilibrio necessario fra prevenzione e rispetto dei diritti democratici.
Riflessi politici e sociali delle verifiche sui candidati
L’emersione dei candidati impresentabili getta luce su problemi profondi legati alla politica locale italiana. La pulizia delle liste elettorali rappresenta un passo per rafforzare la legittimità e la credibilità delle amministrazioni, invitando forze politiche e cittadini a una selezione più attenta. Queste segnalazioni pongono in evidenza la necessità di non abbassare la guardia rispetto a soggetti con trascorsi problematici, affinché la gestione delle risorse pubbliche e delle decisioni rimanga trasparente e responsabile.
Il clima politico e sociale si presenta così sfidato da una tensione fra il desiderio di una rappresentanza onesta e gli ostacoli concreti derivanti da precedenti compromissioni legate alla criminalità. La presenza di candidati messi in discussione può indebolire la fiducia dei cittadini verso la politica, mentre una selezione più scrupolosa potrebbe contribuire a recuperare consenso e a migliorare la qualità del governo locale, a livello sia amministrativo che civile.