Due scosse di terremoto ai campi flegrei con magnitudo 2.3 rilevate nella mattinata del 6 maggio 2025

Due scosse di terremoto di magnitudo 2.3 ai campi flegrei il 6 maggio 2025, percepite dalla popolazione, hanno riacceso l’attenzione su bradisismo e attività vulcanica nella zona di Napoli.
Il 6 maggio 2025, ai Campi Flegrei si sono verificate due scosse di magnitudo 2.3 a bassa profondità, percepite dalla popolazione. Studi recenti indicano che l’attività sismica è legata a un serbatoio geotermico sotterraneo, mentre le autorità prorogano la permanenza degli sfollati in attesa di miglioramenti. - Unita.tv

Nella mattinata del 6 maggio 2025, l’area dei campi flegrei ha registrato due scosse di terremoto molto ravvicinate. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha segnalato i movimenti sismici a una profondità di circa 4 chilometri sotto il livello del mare, con intensità di magnitudo 2.3 sulla scala Richter. Questi eventi sono stati percepiti chiaramente dalla popolazione, grazie anche alla scarsa profondità che ha amplificato la percezione. Le segnalazioni, raccolte in tempo reale su social e pagine dedicate, testimoniano la diffusione degli effetti sull’area.

Caratteristiche delle scosse e percezione sulla popolazione

Le due scosse ai campi flegrei sono state registrate lo stesso giorno, alle 5:04 e 11 secondi locali, con un’intensità uguale di magnitudo 2.3. Entrambi gli eventi si sono verificati a pochi chilometri di profondità, rendendo sensibili i movimenti su tutto il territorio circostante. Questa superficialità contribuisce a una più netta percezione del terremoto, anche se l’energia rilasciata rimane di livello moderato. Sul web, gli utenti hanno raccontato in tempo reale le proprie impressioni: a Bagnoli qualcuno ha riferito di essere stato svegliato dal terremoto, mentre in quartieri come Pianura e Rione Solfatara è stato segnalato un boato distinto. Persino zone come il Tempio di Serapide e San Gennaro hanno registrato la sensazione del sisma.

Il fenomeno del boato nei campi flegrei

Il fenomeno del boato è una caratteristica frequente delle scosse nei campi flegrei, probabilmente determinato dal rapido spostamento dei gas o da altre dinamiche sotterranee. I frequenti movimenti anche lievi ormai rappresentano un’attenzione costante per chi vive nelle vicinanze del vulcano, da sempre considerato una zona ad alto rischio perché il sottosuolo conserva un’attività geologica attiva, con episodi di bradisismo e terremoti superficiali.

Andamento degli eventi sismici e ruolo del bradisismo

L’attività recente ai campi flegrei rappresenta uno degli episodi in una serie più ampia di scosse. Attualmente, il numero di terremoti monitorati dall’INGV resta contenuto: si contano circa 57 movimenti riconducibili alla stessa area. Un dato rilevante riguarda la diminuzione del bradisismo, ovvero l’innalzamento o l’abbassamento del suolo dovuto alla pressione interna del sistema vulcanico. Oggi il tasso di sollevamento misura circa un centimetro al mese, segnale di una certa stabilità. Questa variabilità del terreno è un fenomeno noto da tempo nelle zone vulcaniche, e la sua intensità può condizionare la percezione degli abitanti.

Relazione tra scosse di terremoto e bradisismo

La relazione tra scosse di terremoto e bradisismo rimane al centro di numerosi studi. Questi movimenti superficiali sono spesso accompagnati da boati o rumori sotterranei non spiegati del tutto. La comunità scientifica continua a indagare le cause di tali eventi per comprendere la possibile evoluzione del vulcano sotto la città di Napoli e dintorni.

Studio recente e nuove ipotesi su origine delle scosse ai campi flegrei

Un lavoro pubblicato recentemente sulla rivista Science ha aperto una nuova strada per la comprensione dei terremoti legati ai campi flegrei. La ricerca, guidata dalla geofisica italiana Tiziana Vanorio dell’Università di Stanford, propone un’ipotesi diversa rispetto alle teorie tradizionali, che attribuivano le scosse principalmente al magma e ai gas che risalgono dal sottosuolo.

Secondo questo studio, il vero motore degli eventi sismici sarebbe un serbatoio geotermico situato a profondità inferiori rispetto a quelle del magma. Il sismologo e il suo team hanno osservato che la maggior parte della sismicità inizia tra 1 e 2 chilometri di profondità per poi spostarsi verso strati più profondi, contrariamente a quanto previsto dai modelli basati sul magma che dovrebbero generare terremoti a 5-8 chilometri di profondità.

L’articolo spiega che se il magma in risalita fosse il principale fattore, la sismicità dovrebbe evidenziarsi cominciando da zone più profonde verso strati superficiali. Ma nella realtà accade il contrario, un dato che suggerisce una diversa dinamica geologica nel sottosuolo dei campi flegrei.

Caratteristiche del serbatoio geotermico e i suoi effetti sul territorio

Lo studio analizza con particolari dettagli la natura del serbatoio geotermico responsabile delle scosse. Questo spazio sotterraneo, costituito da sedimenti porosi e sabbiosi, si trova a circa due chilometri sotto il livello del mare. Qui l’acqua che filtra dal terreno, dopo infiltrazioni causate da piogge o altri fluidi, si surriscalda per l’azione del calore proveniente dalla camera magmatica sottostante.

Il riscaldamento provoca una pressione crescente che si accumula all’interno di questa camera sigillata. Il meccanismo ricorda quello di una pentola a pressione o una moka per il caffè: la pressione sale finché la struttura non riesce più a contenerla. Questo processo genera le scosse di terremoto e le deformazioni del suolo tipiche del bradisismo.

Questa ipotesi collega diversi fenomeni sismici recenti con la dinamica del serbatoio geotermico, offrendo una chiave di lettura più dettagliata rispetto ai modelli finora dominanti. La ricerca riprende e aggiorna una pubblicazione precedente, sfruttando tecnologie più avanzate per sondare la struttura e il funzionamento del sottosuolo dei campi flegrei.

Impatto sulle comunità locali e proroga per gli sfollati

L’attività sismica ai campi flegrei sta ancora incidendo sulla vita delle persone che abitano nelle zone interessate. Attualmente sono circa 600 gli sfollati alloggiati presso hotel e strutture temporanee, in attesa di nuove sistemazioni adeguate. Le autorità hanno deciso di prorogare la permanenza negli hotel almeno fino al 20 maggio, trattenendo la popolazione lontana dalle case più vicine alle aree più esposte.

La gestione degli sfollati resta una priorità dopo gli eventi sismici, anche se l’attività è rimasta di intensità moderata negli ultimi giorni. Le istituzioni locali e i tecnici continuano a monitorare la situazione, con la consapevolezza che ulteriori scosse potrebbero verificarsi, ma senza segnali di pericolo imminente per la popolazione.

La risposta organizzativa coinvolge diversi enti della Protezione Civile, che mantengono sotto stretto controllo le condizioni del vulcano e il bradisismo, per prevenire rischi maggiori e assicurare la sicurezza su scala ampia a Napoli e nei comuni limitrofi.