Donald trump prepara riconoscimento stato palestinese senza hamas, vertice a riyad e accordi miliardari con il golfo

Donald Trump si prepara a riconoscere uno stato palestinese al vertice di Riyad, escludendo Hamas, mentre si discutono accordi economici e cooperazione nucleare con Arabia Saudita ed Emirati.
Donald Trump si prepara a un vertice a Riyad per proporre il riconoscimento di uno stato palestinese senza Hamas, accompagnato da accordi economici e piani di cooperazione nucleare con Arabia Saudita ed Emirati, in un tentativo di rilanciare la pace e la stabilità in Medio Oriente. - Unita.tv

donald trump si prepara a una mossa diplomatica che potrebbe aprire un nuovo capitolo nel conflitto israelo-palestinese. Atteso a riyad a metà maggio per un importante vertice con le monarchie arabe, l’ex presidente americano potrebbe riconoscere ufficialmente uno stato palestinese senza includere hamas. Nel frattempo, nelle trattative si inseriscono anche accordi economici di enorme valore e ambiziosi piani per la cooperazione nucleare civile con l’arabia saudita.

Vertice di riyad e proposta di riconoscimento dello stato palestinese

donald trump arriverà in saudia nel mese di maggio per incontrare i leader delle monarchie del golfo e altri paesi arabi. Secondo fonti diplomatiche raccolte da the media line, durante questo vertice è previsto l’annuncio del riconoscimento ufficiale di uno stato palestinese ma senza coinvolgere hamas, l’organizzazione riconosciuta come gruppo terrorista da molti stati occidentali.

Questa iniziativa, definita “trasformativa degli equilibri regionali” da alcune fonti del golfo, tenta di rilanciare e ampliare gli accordi di abraham, una serie di intese di normalizzazione dei rapporti tra israele ed alcuni paesi arabi. L’obiettivo è spingere altre nazioni del golfo, in particolare arabia saudita ed emirates arabi uniti, ad accettare la convivenza diplomatica con israele.

Non mancano però le riserve. L’ex diplomatico saudita ahmed al-ibrahim sottolinea come senza il coinvolgimento di attori chiave come egitto e giordania, la proposta rischia di restare un gesto simbolico senza peso reale sul terreno politico o sulla pace nel Medio Oriente.

Accordi economici per mille miliardi tra usa, arabia saudita ed emirates

Durante un incontro con l’ex premier canadese justin trudeau, trump ha definito il vertice a riyad “molto importante”. Ha accennato a intese non solo diplomatiche ma anche economiche per un valore complessivo di oltre mille miliardi di dollari. Questi accordi includerebbero esenzioni daziarie per i paesi del consiglio di cooperazione del golfo, con l’intento di aumentare gli investimenti americani nell’area.

La partnership commerciale si propone di rafforzare i legami tra washington e le monarchie arabe, favorendo un’integrazione economica più stretta. Se finalizzati, questi piani cambierebbero i flussi commerciali e renderebbero più interdipendenti gli attori di questa regione così cruciale per la geopolitica. Si tratta di contratti che spaziano dall’energia alle infrastrutture, potenzialmente capaci di modificare equilibri vecchi di decenni.

Intese nucleari strategiche tra stati uniti e arabia saudita entro il 2030

Un altro punto cruciale del vertice riguarda la cooperazione energetica. Fonti vicine alla corte saudita riferiscono che si sta definendo un accordo bilaterale per la costruzione di un reattore nucleare civile in arabia saudita entro il 2030. Questo progetto segue l’esempio degli emirates arabi uniti, che hanno già attivato la centrale di barakah nel 2020 dotata di quattro reattori.

Questa intesa rientra nel piano “vision 2030” promosso dal principe ereditario mohammed bin salman, che mira a diversificare l’economia saudita allontanando il regno dalla dipendenza dal petrolio. Per gli stati uniti, questo accordo riconfermerebbe la loro leadership nel settore nucleare civile e ricorda i mega contratti siglati con l’arabia saudita nel 2017, per circa 400 miliardi di dollari.

L’energia nucleare rappresenta un pezzo importante della strategia saudita e americana per coinvolgere l’area del golfo in una nuova fase economica e diplomatica, una mossa che potrebbe avere ripercussioni anche sugli equilibri energetici globali.

Dubbi e tensioni sulla questione palestinese e rischi di unilateralità

Il nodo più delicato resta il riconoscimento di uno stato palestinese senza il consenso di hamas. Questa scelta non segue la tradizione della politica americana degli ultimi decenni nel conflitto israelo-palestinese. Alcuni osservatori segnalano il rischio che l’assenza di re salman, oggi ufficialmente assente per motivi di salute, e la mancata inclusione di hamas possano fare di questa decisione un atto unilaterale.

Una larga parte della popolazione palestinese potrebbe non riconoscere questo status, ostacolando una soluzione condivisa e stabile. Questo scenario minaccia nuove tensioni piuttosto che una riduzione del conflitto. Altri invece vedono in questo gesto una chance per ripristinare una via diplomatica più pragmatica, liberata dal peso di gruppi armati nella striscia di gaza.

In effetti, il nodo resta il bilanciamento tra le forze politiche e militari sul terreno palestinese, l’assenza di interlocutori chiave e il coinvolgimento di tutti i paesi limitrofi, senza i quali il dialogo rischia di essere fragile. Le prossime settimane saranno decisive per vedere come questa proposta verrà recepita nella regione e come influenzerà i rapporti fra stati arabie e israele.