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Donald trump nel golfo persico tra affari, geopolitica e alleanze strategiche nel 2025

Donald Trump intraprende un viaggio nel Golfo Persico, toccando Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, per rafforzare legami energetici e politici cruciali per gli Stati Uniti.

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Donald Trump intraprende un viaggio nel Golfo Persico per rafforzare le alleanze energetiche, politiche e militari degli Stati Uniti in Medio Oriente, contrastando l'influenza cinese e affrontando le complesse tensioni regionali, mentre Europa e Italia restano marginali. - Unita.tv

Donald trump ha iniziato un viaggio che lo porterà dall’Arabia Saudita al Qatar e infine negli Emirati Arabi Uniti, un itinerario che intreccia questioni economiche e politiche nel cuore del Medio Oriente. Questo giro nel golfo persico conferma l’importanza di quei Paesi per la politica estera degli Stati Uniti, un legame che si regge su energia, investimenti e alleanze militari.

Il ruolo del golfo persico nella politica energetica degli stati uniti

Il viaggio di trump conferma che gli Stati Uniti non possono rinunciare alle risorse energetiche del Medio Oriente. Anche se nei primi anni del millennio l’estrazione di shale oil e shale gas ha ridotto la dipendenza dal petrolio straniero, il paese resta legato all’export di energia del golfo persico. Arabia Saudita e altri paesi della regione continuano a fornire quote significative di petrolio e gas che alimentano l’economia americana.

Per trump il legame con l’Arabia Saudita rappresenta non solo un’ancora energetica, ma anche un punto di partenza per consolidare l’influenza politica e commerciale. Gli accordi di pace noti come Accordi di Abramo, firmati nella fase finale del suo primo mandato, hanno già coinvolto paesi come Israele, Bahrain e Emirati Arabi Uniti, cercando di stabilire nuove gerarchie e alleanze nella regione. Questi accordi restano un punto di riferimento anche in questa missione, nonostante le tensioni e le crisi che frenano un’espansione significativa.

Le sfide militari e le tensioni politiche nel medio oriente

Non si può guardare al golfo persico senza considerare la complessità degli equilibri militari che lo attraversano. Gli Stati Uniti mantengono un’alleanza forte con Israele e l’Arabia Saudita, quest’ultima impegnata a proteggere, con il supporto di Washington, le dinastie che governano i paesi del golfo.

Sullo sfondo resta la minaccia iraniana. Dopo la rivoluzione khomeinista, l’Iran ha espresso più volte la volontà di dotarsi di armi nucleari, inseguendo un ruolo da grande potenza regionale e globale. Quella tensione influenza ogni trattativa, con interferenze anche nei paesi vicini come il Sudan, martoriato da una guerra civile e in avvicinamento all’Iran. Il controllo del Nilo, fiume vitale per l’Egitto, rende questa situazione ancora più complicata.

Gli Houthi in Sudan complicano ancora di più gli equilibri. Essendo alleati all’Iran e presenti in un paese chiave per la politica africana, influenzano indirettamente anche il corso degli Accordi di Abramo. Questi intrecci spingono trump a mantenere alta l’attenzione su queste nazioni e sul loro contesto politico.

I nuovi equilibri economici: dal golfo alla cina e i brics

L’Arabia Saudita ha avviato interessanti rapporti con la Cina e ha mostrato interesse a entrare nei BRICS, il gruppo di paesi emergenti che include Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Questi movimenti indicano un possibile allontanamento dal tradizionale legame con l’Occidente e gli Stati Uniti.

In questo scenario trump cerca di contrastare la crescente influenza cinese nella regione, un elemento considerato destabilizzante per le strategie americane. La Via del cotone, che si può leggere come analogia al corridoio Imec, punta a rafforzare legami economici anti-cinesi e mantenere India e altri paesi vicini al blocco occidentale. Nel febbraio 2025, durante l’incontro con il primo ministro indiano Narendra Modi, trump ha ribadito interesse per questo progetto, a dimostrazione di una strategia che vuole tenere il controllo su rotte e investimenti fondamentali.

L’aggressione di Hamas dello scorso 7 ottobre, inoltre, ha un legame diretto con questo sfondo geopolitico. L’attacco ha frenato un progetto che la Cina e altri paesi del golfo osteggiano.

Trump tra investimenti e la costruzione di neom, la città-simbolo saudita

Oltre agli aspetti politici e militari, la missione di trump punta a garantire ingenti investimenti sauditi negli Usa, valutati in centinaia di miliardi di dollari. L’obiettivo è indirizzare quei capitali verso la reindustrializzazione americana, sottraendoli ai tradizionali centri finanziari come Wall Street e la City di Londra.

Il progetto Neom, una megalopoli progettata per estendersi per 170 km nel deserto saudita, gioca un ruolo fondamentale. Serve una rete complessa di tecnologie, materiali e macchinari, soprattutto americani e israeliani, per realizzare questa città futuristica. Questa iniziativa coinvolge anche la Turchia che punta a inserirsi a livello commerciale e politico in nord Africa e Medio Oriente.

Le tensioni tra le potenze regionali, il commercio e le costruzioni strategiche si mescolano in questo intreccio che riguarda sviluppo urbano, economia e diplomazia.

Europa e italia marginali in medio oriente: sfide e mancanze

Il quadro tracciato da questo viaggio di trump riporta la marginalità europea in Medio Oriente, che emerge con chiarezza per la scarsa proiezione militare e politica nel contesto. La marina militare italiana ha capacità riconosciute nel Mediterraneo, ma l’assenza di una strategia geo-politica, coerente e decisa, riduce il peso italiano in questa area.

L’Italia ha ripreso l’attenzione sull’Africa, ma nel Medio Oriente manca un progetto di lungo termine che superi i semplici rapporti economici. Un dialogo interreligioso rilanciato potrebbe però aprire nuovi spazi, oggi assenti. La carenza di una politica estera solida pregiudica qualsiasi presenza significativa dell’Europa, che resta spettatrice degli eventi soprattutto in mezzo a potenze globali che legano affari e diplomazia con rapidità.

Lo sappiamo, in questo 2025 il Medio Oriente riverbera ancora le tensioni mondiali e le aspirazioni locali, dove ogni alleanza pesa e si muove in un equilibrio delicato. Trump punta qui a difendere gli interessi Usa, tra soldi, sicurezza e rivalità internazionali, senza lasciar spazio a distrazioni.