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Delitto garlasco, la nuova inchiesta apre dubbi sulle piste e coinvolge nuovi sospettati

La riapertura dell’inchiesta sul delitto di Garlasco coinvolge nuovi sospettati, tra cui Andrea Sempio, mentre la criminologa Roberta Bruzzone esprime dubbi sulla solidità delle nuove piste investigative.

COMBO Andrea Sempio, Chiara Poggi e Alberto Stasi

Riapre l’inchiesta sul delitto di Garlasco con nuovi sospettati e interrogatori, ma la criminologa Roberta Bruzzone critica la mancanza di prove solide e mette in dubbio l’efficacia delle nuove piste investigative. - Unita.tv

Il caso del delitto di Garlasco torna a far parlare di sé con la riapertura dell’inchiesta e una nuova fase di interrogatori che riguardano più persone rispetto all’unico condannato finora, Alberto Stasi. La criminologa Roberta Bruzzone, intervistata da Il Giorno, ha espresso forti riserve sulle nuove piste investigative. In particolare, la riattivazione delle indagini coinvolge Andrea Sempio, già presente nel racconto dell’indagine originaria, indicato ora come principale sospettato dai magistrati. La questione si sviluppa in un contesto in cui vengono ascoltati anche lo stesso Stasi e il fratello della vittima Chiara Poggi, in vista di approfondimenti che si preannunciano intensi.

La riapertura dell’inchiesta e i nuovi interrogatori previsti a garlasco

Già dal calendario emerge che questa settimana a Garlasco sono in programma diversi interrogatori importanti. La procura ha convocato Alberto Stasi, il condannato per il delitto del 2007, ma anche Andrea Sempio e il fratello di Chiara Poggi. Questa scelta solleva interrogativi sulla direzione in cui si muove l’indagine. La presenza di più sospettati e le nuove testimonianze sembrano voler rilanciare il caso e mettere sotto esame finora poco esplorate piste investigative.

Roberta Bruzzone ha commentato che, malgrado questi sviluppi, Stasi rimane una figura centrale soprattutto perché la sua presenza sulla scena del crimine è stata accertata nei cinque gradi di giudizio effettuati fino a oggi. La criminologa ricorda che questo punto è stato consolidato con prove e testimonianze in vari momenti processuali e, tanto più, sarebbe difficile toglierlo dalla scena per far posto ad altri sospettati. La vicenda dunque si concentra su come si incastrino le nuove accuse e la posizione di Sempio, protagonista inatteso di questa fase.

La coerenza delle prove e le critiche alla moltiplicazione dei sospettati

Il caso di Garlasco si è sviluppato nel tempo con una sequenza di gradi giudiziari che hanno portato a una verità condivisa, soprattutto intorno a Stasi. Le analisi scientifiche, come la stessa Bruzzone sottolinea, indicano che l’assassino deve essere stato uno solo. Esaminare ora diversi sospettati, oltre a complicare la ricostruzione, crea contrasti con quanto emerso finora. L’idea di più protagonisti sul luogo del delitto appare difficile da sostenere senza cadere in contraddizioni rispetto alle prove raccolte.

Anche dal punto di vista pratico questa scelta suscita dubbi. Multiplicare oggi i protagonisti rischia di vanificare gli elementi di certezza accumulati in anni di indagini e processi. La criminologa parla di un “esercizio acrobatico”, evidenziando la complessità nascosta dietro una strategia investigativa che si sposta da una linea relativamente definita a un’indagine che coinvolge più figure con indizi meno solidi. Questo ha portato a una incertezza sulle motivazioni e l’effettiva solidità di questa nuova fase.

Le difficoltà tecniche e le fragilità dell’indagine sui nuovi elementi

Le nuove ipotesi presentate dalla procura si basano anche su elementi tecnici, come il possibile ritrovamento dell’arma del delitto nel canale vicino a Garlasco, ma i dubbi restano. Considerando che sono passati diversi anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la possibilità di recuperare prove di valore scientifico utile appare debole. L’arma potrebbe essere compromessa o i reperti insufficienti per indicare chiaramente un colpevole.

Un esempio poi riguarda la traccia di DNA trovata sotto le unghie della vittima, che all’epoca era stata giudicata non affidabile per scopi giudiziari. Questa impronta è stata quindi scartata come elemento decisivo nel processo. Le nuove analisi non sembrano però offrire una ricostruzione più chiara o univoca, anzi spesso risultano confuse o prive di una linea logica evidente. La mancanza di chiarezza negli spostamenti strategici lascia spazio a molte interpretazioni, ma pochi fatti solidi.

Le impressioni di robenta bruzzone sulla strategia dietro la riapertura

La figura di Roberta Bruzzone emerge con posizioni nette sulle scelte della procura. Secondo la criminologa, non basta l’ampliamento degli indagati o la ricerca di nuovi testimoni per ribaltare la verità cristallizzata in anni di giudici e prove. Ritiene che la nuova indagine si presenti come priva di una direzione chiara e coinvolga un numero eccessivo di persone, senza riuscire a mettere insieme un quadro coerente.

Bruzzone azzarda l’ipotesi che questa riapertura del caso possa rispondere più a una “strategia del terrore”, una sorta di pressione sulla comunità per valutare eventuali errori o ripensamenti da parte di testimoni o indagati. Lo scopo potrebbe essere provocare una reazione che dia un motivo per nuovi sviluppi o rivelazioni, anche se per ora niente lascia presagire cambi di paradigma. La situazione appare, insomma, complessa e ancora tutta da dipanare nei prossimi passaggi processuali.