Delitto di garlasco: nuove piste legate al santuario della bozzola e indagini su presunti abusi e ricatti
Il delitto di Garlasco riemerge con nuove testimonianze sul santuario della Bozzola, rivelando presunti abusi e collegamenti con figure religiose, mentre si indaga sull’omicidio di Chiara Poggi.

Il delitto di Garlasco riemerge con nuove ipotesi legate al santuario della Bozzola, dove sarebbero avvenuti abusi e attività illecite, mentre restano aperti dubbi sul collegamento con l’omicidio di Chiara Poggi. - Unita.tv
Il delitto di Garlasco torna sotto i riflettori con ipotesi che riguardano ambienti legati al santuario della Bozzola, dove sarebbero emerse presunte attività delittuose tra cui abusi e prostituzione, coinvolgendo figure religiose e vittime di ricatti. Le novità sono arrivate da testimonianze raccolte e da riflessioni di legali e inquirenti, alimentando un dibattito che intreccia storie di crimine e misteri ancora irrisolti.
Il racconto del nipote del latitante savu e le accuse sul santuario della bozzola
Le ultime settimane hanno visto emergere testimonianze inedite raccolte dal nipote di Savu, uno dei due romeni arrestati anni fa per estorsione in un’indagine che coinvolgeva personaggi vicini alla chiesa. Savu, attualmente latitante, ha espresso nei confronti del nipote racconti inquietanti sulla vita nel santuario della Bozzola. Secondo quanto dichiarato, al santuario avvenivano attività legate a casi di prostituzione, con ragazzi pagati migliaia di euro per avere rapporti con sacerdoti.
Dettagli sulle testimonianze inquietanti
Il nipote di Savu ha riferito che lo zio avrebbe conosciuto una giovane donna abusata più volte nell’ambito di questo giro e avrebbe assistito personalmente a riti con sfumature sataniche, durante i quali si svolgevano orge e altre attività sessuali. I racconti descrivono anche la presenza di un secondo sacerdote, coinvolto e a conoscenza di quanto accadeva, e il clima di paura con cui Savu viveva, temendo per la propria vita.
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Questi episodi sarebbero emersi all’interno di un ambiente religioso, che avrebbe ospitato condotte criminali gravi, anche se il legame con l’omicidio di Chiara Poggi resta sotto analisi. In passato proprio alcuni uomini di chiesa avevano denunciato estorsioni da parte dei due romeni, che portarono a operazioni dei carabinieri travestiti da preti e all’arresto degli imputati al momento dello scambio di denaro.
Le posizioni degli avvocati e le reazioni degli inquirenti sulle nuove ipotesi
Gli avvocati coinvolti nella vicenda hanno espresso pareri divergenti sulle nuove piste riguardanti la Bozzola. Roberto Grittini, che difende Savu, ha confermato il racconto di episodi inquietanti, descrivendo uno stato di forte disagio fisico e psicologico vissuto da Savu durante le cerimonie a cui partecipava. L’avvocato Busi, invece, che assiste Don Gregorio – una delle vittime della presunta estorsione – ha respinto il collegamento tra questi eventi e l’omicidio di Chiara Poggi, sottolineando che molti partecipanti alle messe siano persone comuni e che non ci siano riscontri sulle accuse di messe nere.
Contributi dalle forze dell’ordine
Tra coloro che hanno partecipato alle indagini originali sul caso di Garlasco c’è l’ex maresciallo Francesco Marchetto. Ha ricordato che Don Gregorio si era rivolto ai carabinieri per riferire la pressione subita da Savu e che, all’epoca, le forze dell’ordine avevano messo in piedi un’operazione che aveva portato all’arresto dei due estorsori. Marchetto ha espresso dubbi sulla connessione tra l’estorsione e l’omicidio, definendo le due vicende come strade differenti, pur non escludendo che qualcuno possa tentare di unirle.
Ipotesi sull’innocenza di alberto stasi e nuove richieste di approfondimento
L’avvocato Massimo Lovati, che tutela Andrea Sempio, ha rilanciato la tesi dell’innocenza di Alberto Stasi, imputato per l’omicidio di Chiara Poggi. Lovati sostiene che Stasi non sarebbe mai entrato in casa al momento del delitto e che avrebbe ricevuto minacce che ne avrebbero condizionato le dichiarazioni. Secondo l’avvocato, dietro la vicenda ci sarebbero figure nascoste che avrebbero interesse a mantenere certa versione dei fatti.
La voce della difesa
Un’altra voce è quella dell’avvocato De Rensis, uno dei legali di Stasi, che ha chiesto nuove verifiche scientifiche sulle tracce biologiche trovate sulla scena del crimine. In particolare si tratta di un reperto – il numero 33 – dove sono stati rilevati quattro capelli lunghi circa venti centimetri nel lavandino. La difesa ha sottolineato la necessità di riesaminare tracce e impronte di tutte le persone potenzialmente coinvolte, per escludere ogni dubbio sulla responsabilità e ricostruire la dinamica dei fatti sciogliendo nodi ancora aperti.
Giornalisti, inquirenti e dubbi: il dibattito sul collegamento tra santuario e omicidio
I giornalisti che hanno seguito la nuova ondata di rivelazioni, assieme ad alcuni investigatori, invitano a mantenere un approccio cauto. La pista legata al santuario della Bozzola coinvolge temi delicati, come presunti abusi sessuali e rituali occulti, ma per ora mancano prove certe del collegamento con l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007. Alcuni indagatori ritengono che amministrare i diversi filoni investigativi senza confonderli sia fondamentale, per evitare di disperdere energie e mentire sulla verità.
I nodi aperti della vicenda
Il caso resta aperto e il coinvolgimento di diverse figure – testimoni, legali, vecchi e nuovi investigatori – alimenta un clima di incertezza. Persistono interrogativi su ruoli e motivazioni dei protagonisti, sulla continuità temporale tra eventi e sul perché certe accuse siano emerse solo ora. La complessità di questa vicenda continua a spingere verso un approfondimento attento e rigoroso che possa chiarire ogni punto oscuro.