Il caso di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 a Garlasco, torna al centro dell’attenzione con nuovi sviluppi investigativi. I genitori della ragazza hanno accettato di raccontare a Quarto Grado la loro esperienza, i ricordi di quel tragico giorno e le loro riflessioni sul fidanzato Alberto Stasi, condannato per l’omicidio. Il contesto giudiziario si arricchisce di nuovi elementi, compresi accertamenti sul giovane Andrea Sempio, e riapre un capitolo doloroso della cronaca italiana.
Il ricordo dei genitori di chiara poggi sul giorno del delitto
Rita, mamma di Chiara, non ha mai pensato di lasciare Garlasco: “Cambiando casa non avrei cancellato il dolore, questa è la mia vita fatta con Chiara”, afferma con voce ferma. Nel ricordo di quel mattino, il padre parla di un arrivederci come tanti, mentre caricava le valigie in macchina per una vacanza in Trentino Alto Adige: “Ricordo che ho detto a Chiara, se cambi idea perdiamo tempo, poi le ho raccomandato di non aprire a nessuno”. La routine quotidiana di Chiara comprendeva disattivare l’allarme e abbassare le persiane al mattino, azioni ordinarie ma oggi drammatiche nel ricordo dei genitori.
Quando i genitori ricevettero la notizia, l’impatto fu devastante: “I carabinieri ci hanno chiamato per avvertirci di andare subito in caserma, dicono che era morta”, racconta la madre. Il padre aggiunge: “Ho sperato che fosse caduta dalle scale, invece ci dissero che l’avevano ammazzata”. Quel momento segnò l’inizio di un lungo percorso doloroso, tra indagini e processi.
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Il rapporto con alberto stasi e le tensioni dopo l’arresto
Il padre di Chiara ha spiegato come non avesse mai avuto sospetti su Alberto Stasi prima del suo arresto. “Da quel momento i rapporti si sono interrotti”, dice chiaramente. La mamma conferma l’impatto dello shock provocato dalla notizia e la determinazione della famiglia di proseguire nella ricerca della verità, anche dopo la prima assoluzione.
L’unico incontro tra Stasi e la famiglia Poggi risale a quando il padre era in casa. Di quel momento resta un ricordo fugace, quasi casuale. Rimane però forte il senso di tradimento e incomprensione, sia per il modo in cui si svilupparono le indagini sia per il diverso racconto sulla scena del crimine che Stasi ha fornito.
I dubbi dei genitori sulle dinamiche della morte
Uno degli aspetti che i genitori hanno sottolineato riguarda le scarpe di Stasi, un elemento centrale nel processo. Secondo il padre, il fidanzato non si è sporcato le scarpe durante l’omicidio, e il suo errore è stato proprio non entrare in casa e farselo valere sin da subito davanti ai carabinieri. “Non ci sono sue impronte, lui aveva scarpe ampia 42 di marca Frau”, spiega. La scena della caduta dalle scale appare poco convincente: “Perché buttare giù la ragazza così?”, si chiedono.
La madre aggiunge che Stasi avrebbe detto di aver percorso solo uno o due gradini, evitando di calpestare la macchia di sangue. Un dettaglio confermato dai periti secondo la famiglia. Questi particolari alimentano l’idea di una morte più complessa rispetto alla ricostruzione iniziale. Lo stesso padre descrive le reazioni di Stasi, mai un saluto negli incontri in tribunale, un ulteriore segnale di silenzio e distacco che ha turbato la famiglia.
Le nuove indagini su andrea sempion e altre piste emergenti
Negli ultimi mesi sono emerse indagini su Andrea Sempio che hanno riaperto il caso, anche se la famiglia Poggi resta ferma nel riconoscere Stasi come unico condannato. “Ci sono delle indagini, ma fino a oggi lui è il condannato, non deve esprimere opinioni”, dice la madre. Il padre commenta le telefonate di Sempio e la compatibilità del dna trovato sulle unghie di Chiara, che a loro parere non è una prova inequivocabile. Spiega che Sempio e Chiara si conoscevano solo di vista, senza alcun rapporto approfondito.
I genitori accolgono positivamente ogni accertamento: “Se fanno queste indagini, si chiuderà prima questa storia”. A proposito del dna, viene ricordato che nella città di Garlasco potrebbero esserci centinaia di persone compatibili. Un elemento che smentisce, secondo loro, un nesso diretto con Sempio.
Il ruolo delle forze dell’ordine e delle nuove prove raccolte
I genitori raccontano delle difficoltà nel collaborare alle indagini più recenti: la richiesta dei carabinieri di analizzare la spazzatura del 2023 ha generato perplessità. “Che cosa possono trovare a distanza di 17 anni?”, commentano. Pur mantenendo un atteggiamento collaborativo, mostrano un certo scetticismo verso la tempistica e le modalità di lavoro.
La madre ricorda che la famiglia ha sempre dato la massima disponibilità. Il padre accenna a un’atmosfera di riserbo legata alla segretezza degli atti, che però rende tutto più complicato da capire. Il clima resta quindi sospeso, con uno sguardo rivolto al futuro delle indagini e all’esito delle prove accumulate.
Il dibattito sul risarcimento e le tensioni ancora vive
Un nodo importante rimane quello del risarcimento disposto ad Alberto Stasi, che versa attualmente 700 euro al mese, un importo aumentato rispetto ai 300 iniziali. I genitori raccontano di aver chiesto all’inizio un milione di euro, ma di aver abbassato la cifra per consentire una vita dignitosa alla madre della vittima.
Il padre si mostra pragmatico: “Se devono restituirci qualcosa, non abbiamo problemi a farlo. Ho settant’anni e non credo che questa vicenda si concluderà presto”. Lo scambio di denaro resta quindi una questione da risolvere in tempi lunghi con fare misurato. La famiglia preferisce però tenere il focus sulla verità più che sugli aspetti economici.
Riflessioni sui possibili scenari e nuovi testimoni
La famiglia Poggi non si sente pronta a incontrare Alberto Stasi, e preferisce che quel momento non arrivi mai. L’avvocato di Stasi ha suggerito che l’omicidio potrebbe coinvolgere anche “ignoti”, insieme al condannato, ma per i genitori resta chiaro il ruolo del fidanzato.
Carmelo Abbate, giornalista che segue il caso, ha sottolineato l’importanza di una nuova testimonianza da parte di un ex vigile del fuoco, che potrebbe rimettere in discussione gli alibi presentati. Ha criticato inoltre la riluttanza di Sempio a fornire il dna e di altri soggetti a collaborare negli interrogatori. Le mancanze nelle indagini del 2008 sono state definite “gravissime”, un segnale che la giustizia si è trovata davanti a ostacoli non trascurabili.
La vicenda continua a evolvere, con aggiornamenti che tengono ancora sveglia l’Italia su uno dei casi criminali più noti del nuovo millennio.