Delitto di Garlasco, emerge un orecchino insanguinato mai analizzato tra i reperti della scena del crimine
Riaperta l’indagine sul delitto di Garlasco, con un orecchino insanguinato e altri reperti trascurati che potrebbero fornire nuove prove per identificare il colpevole dell’omicidio di Chiara Poggi.

La Procura di Pavia riapre il caso del delitto di Garlasco, concentrandosi su reperti trascurati come un orecchino insanguinato e altri elementi chiave, per nuovi esami del DNA che potrebbero fare luce sull’omicidio di Chiara Poggi dopo 18 anni. - Unita.tv
La ricerca di nuove tracce nel delitto di Garlasco riprende una pista importante grazie a un orecchino insanguinato rinvenuto vicino al corpo di Chiara Poggi, mai sottoposto a esami approfonditi al tempo delle indagini. A 18 anni dall’omicidio avvenuto in via Pascoli, la Procura di Pavia riapre l’attenzione su reperti trascurati, con possibilità di nuovi riscontri scientifici. Il caso continua a suscitare interesse con l’attuale inchiesta su Andrea Sempio e la situazione giudiziaria di Alberto Stasi.
L’orecchino insanguinato mai preso in considerazione: un dettaglio chiave nella scena del crimine
Nel 2007, il ritrovamento di un orecchino sinistro accanto al corpo di Chiara Poggi non è mai stato valutato a fondo. L’oggetto, denominato reperto 13, mostrava tracce di sangue e mancava della chiusura, probabilmente persa durante l’aggressione. Nonostante ciò, gli investigatori iniziali non hanno effettuato il prelievo del Dna presente sull’orecchino. Le analisi attuali indagano se le tracce contaminate possano appartenere non solo alla vittima ma anche all’assassino, aprendo la possibilità di identificare altri profili genetici. La scoperta di questo particolare apre nuovi scenari sull’attenzione data ad alcuni reperti, rivelando lacune investigative che ora potrebbero essere colmate.
L’orecchino occupa così un ruolo centrale nel riavviare l’indagine, perché rappresenta uno dei pochi elementi materiali capaci di fornire riscontri concreti su chi si trovasse in quella zona al momento dell’omicidio. La mancanza della chiusura lascia intendere che l’oggetto possa essere stato strappato colpendo Chiara Poggi, confermando così la natura violenta dell’aggressione. Quanto al Dna misto, la sua eventuale presenza sui reperti firmebbe una prova che associerebbe altra gente alla scena del crimine. Il caso di Garlasco mostra come dettagli trascurati possano riemergere dopo anni e modificare la comprensione dei fatti.
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Confronti con altri reperti ignorati: i capelli nel lavandino e l’impronta palmare
Gli investigatori della prima ora non si concentrarono solo sull’orecchino. Tra gli elementi mai studiati approfonditamente ci sono quattro capelli lunghi trovati nel lavandino del bagno di casa Poggi, il luogo dove la ragazza fu uccisa il 13 agosto 2007. In quella fase, nessun prelievo genetico fu effettuato su quei capelli, lasciando aperto un interrogativo significativo sul loro proprietario e un possibile collegamento con l’assassino. Questi capelli rappresentano un pezzo ignorato nel mosaico di prove, e la loro analisi adesso può aggiungere informazioni importanti.
Un altro dettaglio emerso riguarda l’impronta palmare numero 33, rinvenuta sulle scale accanto al corpo di Chiara. All’epoca la dichiararono inutilizzabile e la attribuirono a Andrea Sempio, coinvolto nella nuova indagine. Nonostante ciò, nessun approfondimento risultava fatto su quella traccia in origine. Il riferimento al “nessun prelievo effettuato” in un verbale di repertamento delle prove, proprio sotto la voce all’orecchino sinistro sporco di sangue, sottolinea un’ulteriore lacuna investigativa. La somma di questi dettagli mette in luce quanto materiale sia stato trascurato o non valutato con la dovuta attenzione.
Lo sviluppo dell’indagine attuale e le prospettive di chiarimento
La nuova fase dell’inchiesta punta a riesaminare ogni dettaglio trascurato per tentare di risolvere un caso rimasto senza risposte certe per quasi due decenni. Il coinvolgimento di Andrea Sempio, indagato nelle nuove attività investigative, apre scenari che vedono una revisione completa dei reperti della scena del crimine. La Procura di Pavia ha incaricato esperti di scienza forense di rivedere impronte, tracce e ogni elemento reperito, con la speranza di isolare nuove prove utili a identificare il responsabile dell’omicidio di Chiara Poggi.
La congiuntura del rilascio della semilibertà per Alberto Stasi, condannato in precedenza, riporta al centro dell’attenzione pubblica e giudiziaria una vicenda che non ha mai perso interesse. Il rinnovato esame del Dna sui reperti, compreso l’orecchino, rappresenta oggi la possibilità concreta di fare luce su ciò che fino a ora è rimasto sotto silenzio. Mentre l’opinione pubblica segue con attenzione, la Procura procede nel vaglio dei dettagli che potrebbero cambiare il destino giudiziario del caso.
Riflessioni sulle scelte investigative che hanno segnato il caso garlasco
L’esperienza delle indagini originarie riflette la complessità nel trattamento delle prove materiali. La mancata analisi o il rifiuto di prelevare campioni da reperti fondamentali come l’orecchino o i capelli ha limitato il percorso per arrivare a certezze scientifiche, fondamentali per attribuire con sicurezza l’identità dell’assassino. Il verbale che certifica l’assenza di prelievi su tracce ematiche dimostra una gestione a tratti superficiale che oggi risulta sotto il focus della magistratura.
Lo scenario mostra un quadro di accertamenti improvvisati e di decisioni a senso unico che non hanno garantito un’indagine completa. Oggi, con nuove tecniche di analisi e con la disponibilità di strumenti migliori, i reperti dimenticati possono diventare la chiave per rispondere a un caso rimasto per anni aperto al dubbio. Lo sviluppo dell’inchiesta riporta quindi al centro l’incisività della scienza forense applicata minuziosamente alle prove raccolte sul luogo del delitto.
La riapertura del caso, grazie a questa attenzione, spinge la giustizia verso una possibile svolta. Le tracce reinspectate potrebbero ricostruire i momenti finali di Chiara Poggi e identificare chi, con violenza, le ha tolto la vita la notte di quell’agosto del 2007.