Danimarca e germania aprono al nucleare dopo decenni di divieti e opposizioni politiche
Danimarca, Belgio e Germania rivedono le loro politiche sull’energia nucleare in risposta alla crisi energetica globale, aprendo a nuove opportunità e sfide per il futuro energetico europeo.

Negli ultimi mesi Danimarca, Belgio e Germania hanno avviato una revisione delle loro politiche sull’energia nucleare, segnando una svolta storica in risposta alla crisi energetica e alle sfide ambientali, con importanti implicazioni politiche e industriali a livello europeo. - Unita.tv
Negli ultimi mesi alcuni Paesi europei hanno cambiato radicalmente la loro posizione sull’energia nucleare. Dopo decenni di restrizioni e divieti, danimarca, belgio e germania hanno avviato processi per rivedere le loro politiche energetiche. Questa svolta arriva nel contesto di una crisi energetica globale che ha spinto le capitali a riesaminare le scelte passate su fonti a basso impatto ambientale. Al centro del dibattito ci sono i vantaggi e limiti dell’atomo, in particolare rispetto alle variabili delle rinnovabili e alla sicurezza degli approvvigionamenti.
Il ritorno al nucleare in danimarca dopo 40 anni di divieti
Nel 1985 il parlamento danese approvò una legge che bandiva completamente il nucleare dalla strategia energetica del Paese. La decisione rifletteva un clima politico e sociale molto scettico verso questa tecnologia, in linea con molte sensibilità dell’epoca. Ora, a distanza di quattro decenni, il governo danese ha aperto una nuova indagine formale per valutare il ruolo che il nucleare potrà avere nel futuro mix energetico.
Questa mossa non ha tolto esplicitamente il divieto, ma di fatto rappresenta un segnale chiaro di cambiamento. Il voto in parlamento ha diviso anche chi in origine era favorevole al nucleare, con molti consensi all’opposizione e astensioni o no contrari tra i partiti tradizionalmente contrari o incerti. Questa situazione indica che il dibattito interno è complesso e che il tema è ancora politicamente delicato, ma la volontà di aprire un confronto scientifico e tecnico è evidente.
Leggi anche:
Investimenti privati e sfide ambientali
Nel frattempo, un fondo legato al miliardario Joachim Ante ha raccolto 350 milioni di euro per sviluppare la filiera nucleare in danimarca. Questo investimento privato conferma l’interesse concreto per riattivare la produzione di energia dall’atomo, sia per motivi economici sia di sicurezza energetica. La scelta danese dovrà confrontarsi con il consenso sociale, le questioni ambientali e la definizione di un piano chiaro che superi le riserve accumulate in 40 anni di rifiuto totale.
La cancellazione del divieto nucleare in belgio tra speranze e tensioni industriali
Il parlamento belga ha recentemente abrogato la legge del 2003 che vietava la costruzione di nuovi impianti nucleari. Il voto è stato schiacciante, con 102 favorevoli e solo otto contrari, ma resta un nodo difficile: l’azienda proprietaria degli impianti, Engie, ha iniziato lo smantellamento di tre reattori su sette e ha chiarito di non voler investire più nel nucleare.
Il governo può intervenire solo in parte, spostando il phase-out con estensioni della vita degli impianti, ma non può impedire lo smantellamento definitivo. Salvare i reattori rimasti probabilmente richiederà una nazionalizzazione di Engie, una mossa dal peso politico enorme. Questo scenario mette a rischio la sicurezza energetica belga, che rischia di perdere capacità nucleare importante proprio mentre cresce la domanda di energia pulita e affidabile in Europa.
Incognite e scenari futuri
La rimozione del divieto promette un ritorno alla produzione nucleare, ma i tempi e le decisioni industriali non sono ancora chiari. Il contesto europeo, con la germania che cambia strategia e la francia che spinge per riconoscere il nucleare nelle politiche ambientaliste, disegna uno scenario di confronto tra vecchi limiti e nuove priorità energetiche. La partita belga dipenderà da scelte politiche decise e da interventi concreti per garantire la stabilità del sistema elettrico nazionale.
La svolta politica tedesca nella politica europea sull’energia nucleare
Il cambiamento più significativo arriva dalla germania. Dopo decenni di opposizione netta, il nuovo cancelliere Friedrich Merz e il presidente francese Emmanuel Macron hanno sancito una serie di accordi che modificano radicalmente la posizione tedesca. Berlino ha infatti dato via libera a Parigi per equiparare nucleare e rinnovabili nella normativa europea sull’energia.
La coalizione europea antinucleare composta da germania, austria e danimarca si è così sgretolata. Prima, la germania ha ostacolato per anni l’inserimento del nucleare nella tassonomia verde per finanziare la transizione energetica, favorendo il gas e boicottando i piani francesi sulle centrali nucleari. Le continue pressioni politiche e finanziarie hanno limitato lo sviluppo dell’atomo in Europa, rallentando i processi di decarbonizzazione senza sostituti efficaci a breve termine.
Le contraddizioni del programma nucleare tedesco
Nonostante questa svolta, la germania mantiene ancora accesi i suoi programmi di uscita dal nucleare avviati dopo l’incidente di Fukushima nel 2011. Nel 2023 l’ultimo reattore è stato spento e la perdita di elettricità nucleare ha causato aumenti nelle emissioni di CO2, importazioni di energia e costi economici elevati. Tuttavia, il cambio di posizione a livello europeo apre prospettive per una futura inversione di rotta interna. L’opinione pubblica tedesca mostra infatti un crescente favore al nucleare, una novità che potrebbe imprimere nuove dinamiche nei prossimi anni.
Ora la discussione si sposta sulla gestione coordinata delle politiche energetiche comunitarie con un approccio basato su numeri, sicurezza e neutralità tecnologica. La fine del blocco politico tedesco fa diventare più concreta la possibilità che l’energia nucleare torni ad essere una soluzione considerata strategica per ricostruire un sistema energetico stabile, meno dipendente da fonti fossili volatili e con minori emissioni dirette.
Europee e nazionali stanno rileggendo le loro scelte energetiche attraverso queste novità. Leggi e strategie bloccate per anni si preparano a essere riviste, spingendo verso un futuro energetico in cui l’atomo torna a giocare un ruolo cruciale nel fornire elettricità. Resta da vedere come si svilupperanno i conflitti industriali e politici legati a questa transizione.